PADOVA - Il Covid ha portato con sé un aumento della richiesta di sostegno psicologico da parte delle persone provate a vari livelli dalla malattia, dall'isolamento e dalla mancanza di relazioni. Ha prodotto però anche un aumento degli abusi della professione di psicologo, situazione che mette a rischio la salute pubblica.
La situazione
«In Veneto gli iscritti all'Ordine sono 11mila, la Commissione tutela negli ultimi tre anni, fino al 31 luglio scorso - afferma Michele Orlando, coordinatore della Commissione - ha istruito 250 pratiche, circa 100 l'anno più le richieste di chiarimento, ovvero i quesiti. Venti gli esposti relativi a sospetti casi di abuso della professione: 16 le diffide per presunta usurpazione di titolo e per dichiarazione di attività potenzialmente sovrapponibili o che potrebbero generare confusione. Altre 20 le pratiche che sono state inoltrate ad altri Ordini per competenza territoriale, circa 280 i quesiti di altro genere. Prima di andare da uno psicologo ci si può rivolgere all'Ordine per ottenere tutte le informazioni necessarie per non incappare in un finto professionista che crea danni alla persona e alla collettività». Quando una persona avanza una segnalazione «spesso - sottolinea Arturo Sullo, avvocato dell'Ordine - non è consapevole che l'ente ha l'obbligo di verificare e quindi delle conseguenze che la stessa determina. E ancor più spesso chi segnala presunti abusi vorrebbe rimanere estraneo al processo di tutela senza comprendere che tale tutela interessa tutti e che non è più tempo di rimanere inerti o insensibili di fronte a tali situazioni».
Le cautele
«I cittadini che incontrano i falsi psicologi vengono attirati da professioni mai sentite prima, frutto di neologismi e sedicenze - spiega Mauro Grimoldi, psicologo esperto di tutela - esponendosi a pratiche tra le più variegate e alla possibilità, purtroppo frequente, di trovarsi esposti anche a reati gravi, tra i quali anche abusi sessuali, truffe e addirittura l'aggregazione in pericolose sette pseudoreligiose». Luca Pezzullo, presidente dell'Ordine, puntualizza come sia complesso riconoscere un abuso di professione in ambito psicologico. «Sono forme di abuso strutturate. Qual è il limite tra il colloquio psicologico e la chiacchierata come a volte viene definito furbamente da persone non qualificate che offrono prestazione borderline? In Italia c'è un mercato dell'abusivismo psicologico ampio e articolato, di difficile identificazione, che approfittando della difficoltà di definizione chiara e univoca ha costruito un sottobosco».
«Abbiamo fondato la Commissione tutela perché la salute pubblica è importante e per riuscire a mettere un filtro a queste situazioni di abuso - chiude il presidente - perché la salute pubblica è importante e per riuscire a mettere un filtro a queste situazioni di abuso. Il livello di creatività in questi abusi è alto: impressionate la capacità di girare intorno all'argomento e di negare l'evidenza. Per questo è necessario sviluppare simmetricamente tecniche, approcci, reti istituzionali per il riconoscimento di questi reati».