PADOVA - «Uno sciopero non avremmo certo potuto farlo: siamo in piena ondata influenzale, il Covid continua a farsi sentire e in ogni caso i nostri pazienti hanno bisogno di noi. Ma un modo per farci sentire dovevamo trovarlo: il caro energia incide pesantemente e andare avanti così è dura». Domenico Crisarà, rappresentante del sindacato dei medici di famiglia Fimmg, spegne la luce e accende la protesta. «Giovedì prossimo faremo le visite a lume di candela - annuncia -. Sarà il nostro modo per chiedere attenzione alla politica». Aderiranno all'iniziativa i 665 ambulatori di medicina generale della provincia di Padova, pronti ad accogliere i pazienti in penombra con un'azione simbolica ma sicuramente inedita e significativa.
LO SFOGO
«Ancora una volta la medicina di famiglia viene ignorata nei provvedimenti in discussione a sostegno delle imprese e degli studi professionali per sopperire ai costi del caro energia e dell'inflazione» è la premessa del dottor Crisarà, segretario provinciale e vice segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia, la componente sindacale più rappresentativa della categoria. «Oltre ad essere stata dimenticata nei decreti dedicati al ristoro dei dipendenti pubblici, la medicina di famiglia ancora una volta è stata esclusa anche dai provvedimenti del decreto legge Aiuti quater a favore delle imprese.
I COSTI
Gli ambulatori stanno facendo fronte, come aziende e famiglie, a costi più che raddoppiati e talvolta triplicati. Ci sono medicine di gruppo che nell'intero 2021 avevano speso 3.900 euro di elettricità mentre quest'anno ad ottobre sono già arrivate ad una spesa complessiva di 10.500, giusto per rendere l'idea. Siamo sulla stessa linea per quanto riguarda il riscaldamento e poi ovviamente c'è un altro lunghissimo elenco di costi a carico dei medici: l'affitto degli immobili (si parte mediamente da una base di 800 euro al mese), la retribuzione del personale di segreteria e poi tutta la dotazione possibile e immaginabile sia informatica che sanitaria. Dai computer ai toner per le stampanti, dalle garze ai cerotti fino ovviamente alla strumentazione medica ben più costosa e sofisticata.
LA RICHIESTA
«Non capiamo per quale motivo queste imprese siano escluse dai provvedimenti che prevedono agevolazioni - continua Crisarà, titolare di un ambulatorio in via Lippi all'Arcella -. Al contrario di altri professionisti che operano con partite Iva e con costi di gestione a proprio carico, il medico di medicina generale non può adeguare le tariffe delle proprie prestazioni ai costi sostenuti essendo un servizio pubblico regolamentato da una convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Per queste ragioni la Fimmg Padova desidera dare un segnale a tutte le forze politiche, locali e nazionali, che in questo momento stanno discutendo la prossima legge di bilancio».
L'AZIONE
L'iniziativa di protesta è estesa a tutta Italia. Da Roma stanno arrivando i ceri acquistati dalla Fimmg nazionale per aderire a questa azione comune di sensibilizzazione. «Siamo al lumicino - chiude Crisarà allargando le braccia -. Desideriamo intervenire quindi prima che la medicina generale si spenga e con lei il sistema sanitario nazionale. Questa desidera essere una azione simbolica dell'inizio di un percorso di protesta per le mancate risposte alla nostra categoria sempre più in difficoltà dal punto di vista dei carichi di lavoro, dell'impegno burocratico e dalla mancanza di ristori economici. È semplicemente un primo segnale dato che, visto il senso di responsabilità verso i cittadini che contraddistingue la Fimmg, si vogliono lasciare aperti dei canali di confronto con le regioni ed il governo che al momento appaiono percorribili. Ma è un segnale unitario e comune».
Intanto, proprio per razionalizzare le spese e fare fronte compatto, sempre più dottori guardano alle medicine di gruppo. Una strada già imboccata negli ultimi anni, una strada oggi quanto mai necessaria.