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Prostituta a 16 anni, due veneti a processo. L'accusa: la sfruttavano dopo averle creato
documenti falsi da diciottenne

Nordest > Padova
Giovedì 5 Novembre 2020 di Marco Aldighieri
  • 20

PADOVA - L’accusa è gravissima: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile. A processo, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, sono finiti Massimo La Bua 57 anni di Teolo e Roberto Ciurlanti 51 anni di Vigonza. Due volti noti alle forze di polizia, in particolare per la violenta rapina del 12 dicembre del 2014 ai danni di un fruttivendolo di Mestrino. E poi Ciurlanti altro non è che il fratello di Gianluca Ciurlanti, legato alla mala del Brenta e deceduto in un incidente stradale il 30 agosto del 2002, ma soprattutto ex marito di Debora Sorgato dietro alle sbarre per l’omicidio di Isabella Noventa con una condanna a trent’anni confermata in secondo grado. I due sono anche accusati del reato di falso materiale, per avere procurato alla ragazzina di appena sedici anni una falsa carta d’identità così da attestarne la maggiore età e la provenienza dalla Romania anzichè dalla Moldavia, sua terra di origine.

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I FALSI DOCUMENTI
La minore secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, all’epoca aveva sedici anni, all’inizio del 2015 aveva espresso il desiderio di prostituirsi in Italia ignara di quanto le sarebbe accaduto. Una volontà arrivata alle orecchie, secondo l’accusa, di La Bua e Ciurlanti. I due avrebbero così spedito 130 euro in Moldavia alla madre della ragazzina per il rilascio del passaporto, così da poterla fare viaggiare ed entrare in Italia. Una volta arrivata a Padova, la giovanissima è stata ospitata per tre settimane nell’appartamento di Ciurlanti. Il tempo necessario, ancora secondo l’accusa, per fare arrivare i falsi documenti di identità con l’obiettivo di renderla una diciottenne romena. L’operazione sarebbe costata 350 euro, denaro defalcato alla sedicenne dalla sua attività di “lucciola”. 

SULLA STRADA
A questo punto, ancora secondo l’accusa, Ciurlanti a partire dal 20 febbraio del 2015 e fino all’8 aprile dello stesso anno, ogni sera accompagnava la ragazzina in corso Brasile (zona industriale) ad adescare i clienti. La minore doveva restare in “servizio” fino alle 2 di notte. Quando Ciurlanti non poteva portare la giovane al “lavoro”, sempre per l’accusa, ci pensava La Bua in cambio di 20 euro. Alla sedicenne veniva trattenuto il 60 per cento dei suoi incassi e le avevano promesso una paga settimanale di 400 euro. E poi, con l’intento di farla stare buona, le dicevano di prostituirsi per un anno soltanto perchè dopo sarebbe stata libera. Per controllarla, ancora per l’accusa, le avevano consegnato un telefono cellulare con una scheda Sim all’esclusivo scopo di essere contattata da Ciurlanti.

IL PRECEDENTE
Il 12 dicembre del 2014 Massimo La Bua e Roberto Ciurlanti hanno affiancato a bordo di un’auto un fruttivendolo che stava posteggiando il suo furgone carico di frutta e verdura a Mestrino in località Lissaro. Con la forza lo hanno costretto a scendere dal mezzo e lo hanno scaraventato a terra. Poi, per immobilizzarlo, lo hanno colpito con una serie di calci e di pugni. Infine lo hanno derubato di 2.800 euro, l’incasso di una giornata. 
 

Ultimo aggiornamento: 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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