Accusato di perseguitare l'assessora Sarasin, concittadino mandato a processo

Mercoledì 30 Novembre 2022 di Serena De Salvador
L'assessora Roberta Sarasin

MESTRINO - Un anno e mezzo di incubo. Fatto di lunghi appostamenti davanti al posto di lavoro, fotografie rubate, addirittura un viaggio per seguirla fino a Roma. È il calvario vissuto da Roberta Sarasin, assessore al Commercio e alla Cultura di Mestrino, perseguitata dal maggio 2021 da un concittadino.
L'uomo, Angelo Manolli, ieri è comparso in tribunale davanti al giudice per le indagini preliminari ed è stato rinviato a giudizio con l'accusa di stalking.

La prossima udienza sarà a gennaio 2024 ma la vittima ora teme che la paura non sia finita.

LA TESTIMONIANZA
«La mia libertà è stata violata in ogni aspetto, nella vita privata e nel lavoro. E non so nemmeno quale sia il motivo di un tale accanimento - spiega Sarasin, difesa dall'avvocato Carlo Bermone -. Posso solo immaginare che ci sia qualche fattore politico alla base, non trovo altra possibile spiegazione». I due sono concittadini, lei è esponente della Lega e lui in passato era stato un sostenitore dello stesso partito. Oltre a questo però non avrebbero altro in comune né altri legami, men che meno di natura sentimentale.
«Mi sono resa conto della situazione nel 2021, quando ho visto che mi fotografava mentre allestivo un gazebo in piazza - spiega la donna -. Lì per lì non ho dato peso alla cosa. Invece poi la situazione è degenerata. Ad agosto dell'anno scorso ho presentato la prima denuncia, ma non è servito. Praticamente ogni giorno mi trovavo questa persona davanti alle vetrine dell'agenzia dove lavoro. Centinaia di passaggi avanti e indietro fingendo di telefonare, fotografandomi». Il momento peggiore è stato una ventina di giorni fa. «Per cercare un po' di pace ho aperto un negozio a Roma - aggiunge Sarasin -. Una scelta sofferta, che mi ha fatto mettere in discussione tutta la mia vita, ma avevo bisogno di togliermi almeno in parte da questo incubo. Ebbene, me lo sono trovato dall'altro lato della strada. Il negozio non è in centro, ha preso apposta la metropolitana e ha aspettato che aprissi. Mi è crollato il mondo addosso: l'ho fotografato e come sempre ha fatto finta di nulla. Poi mi sono rifugiata al bar. Ho sbagliato a non chiamare i carabinieri, ma l'udienza di oggi (ieri, ndr) era già fissata e pensavo che sarebbe bastato a farlo desistere. Soprattutto mai avrei pensato di ritrovarmelo davanti a 500 chilometri da casa».

IN AULA
Ieri Manolli è comparso in aula facendosi interrogare dal gip, cosa che invece non aveva voluto fare quando era stato portato in caserma dai carabinieri.
Oltre infatti ad aver sporto denuncia più di una volta, Sarasin ha anche chiamato il 112 in due occasioni quando l'ha trovato davanti al negozio. L'uomo (difeso dagli avvocati Jacopo Mulato e Gianluca Gemelli) ha risposto alle domande, asserendo però di essere lui il perseguitato per una serie di esposti da lui stesso presentati. Rigettando le accuse, in merito all'episodio di Roma ha spiegato che era nella capitale con la moglie per accompagnare la figlia a un colloquio e di aver approfittato dell'occasione perché la compagna conosceva una parente della Sarasin e aveva piacere di vedere la sua nuova attività. I ripetuti passaggi davanti all'agenzia di Mestrino li ha invece ricondotti al fatto di vivere in paese e di spostarsi per le incombenze quotidiane.
Dopo la conclusione delle indagini preliminari, ieri è stato rinviato a giudizio. La prossima udienza si svolgerà il 9 gennaio 2024 e a Manolli non sono state applicate misure cautelari.
«Non mi ha mai fatto del male fisicamente, ma la violenza psicologica non è meno importante di quella fisica - ha spiegato l'assessore -. Forse si è accanito su di me solo perché sono donna, ma è inaccettabile. Nessuno può permettersi di privare della libertà una donna, ricordiamoci che proprio pochi giorni fa si è celebrata la Giornata contro la violenza di genere. Ho attraversato un periodo terribile. Purtroppo però temo non sia finita qui. Speravo in qualche provvedimento restrittivo, invece per più di un anno sarà libero di tornare a importunarmi».

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