L'assessore Piva: «Facciamo una scuola
all'ex caserma Prandina»

Lunedì 15 Febbraio 2021 di Mauro Giacon
L'assessore Piva: «Facciamo una scuola all'ex caserma Prandina»

PADOVA «C’è una scuola, la media Petrarca, che sta a poche decine di metri dal terreno della ex caserma Prandina. Ha molte problematiche che rendono difficile lo studio. Basti pensare che nelle aule le porte devono rimanere aperte perché non si possono mettere quelle a spinta antisisimiche. Sarebbe ottimo fare una nuova scuola in quel terreno. Ci sono degli edifici che possono essere ristrutturati».
L’idea dell’assessora alla Scuola, Cristina Piva, entra come una detonazione nel dibattito sul destino di quei 35 mila metri che presto torneranno dal Demanio al Comune. Il ritorno si deve allo scambio con il terreno comunale dell’ex Bronx di via Anelli che dal Comune passerà allo Stato per farci la nuova questura.
IL DIBATTITO
Per la Prandina, compresa fra via Orsini e corso Milano, finora si era sempre pensato che la discussione fosse fra chi la vuole trasformare in un manto d’asfalto a servizio dei negozi del centro e chi invece la preferiva destinata alle associazioni o comunque a un uso ambientalista e culturale. Invece c’è un’urgenza precisa a cui rispondere. E quel terreno, anche in un uso promiscuo con altre funzioni, potrebbe rispondervi perfettamente. Infatti anche se le scuderie della ex caserma napoleonica, pur in disfacimento, sono vincolate dalla Soprintendenza, è probabile che il ministero non si tirerebbe indietro per metterle a disposizione.
I PROBLEMI
«La Petrarca è un nodo irrisolto - continua l’assessore - È un palazzo gentilizio che non è adatto a una scuola. Utilizzava il piano nobile più il piano superiore. Ma quest’ultimo, con le vicende legate alle certificazioni antincendio, non può più essere utilizzato perché non ha la scala esterna la quale non può essere costruita per ovvi motivi di Sovrintendenza». Già nel 2010 il ministero bocciò l’installazione. «Quindi è interdetto all’uso, anche se è grandissimo. Inoltre l’istituto ha una segreteria angusta, i genitori ci stanno uno alla volta dentro e ci lavorano tre persone. L’ufficio della preside è enorme, si potrebbe fare il cambio ma la professoressa Ferrara è solo reggente e non si può».
LE DEFICIENZE
«Poi ci sono aule bellissime, con il soffitto dipinto. Ma le classi devono stare con la porta aperta per tutta la lezione perché non c’è la possibilità di mettere la porta a spinta. E quindi se in caso di terremoto si bloccasse la porta non potrebbero più uscire. Non solo, i corridoi sono stretti e non c’è la palestra. La scuola si serve della palestra del Duomo che dà sul retro del cortile dove c’è una porticina che comunica. In verità ce n’è una dentro che abbiamo ristrutturato ma è abbastanza piccola e non è molto illuminata, ha due finestre una che dà su via Concariola e un’altra su un angolo buio. I ragazzi poi vanno a fare la merenda nel cortile del patronato della cattedrale perché non hanno spazio vitale. Dentro poi troviamo scalette, servizi di servoscala per arrivare all’ammezzato e dei bagni, quelli della ex casa del custode, che sono indecenti».
IL PIANO
Quello della Petrarca è un problema che si trascina da almeno dieci anni. Il Comune ha tentato di chiuderla ma i genitori si sono opposti. Nello stesso tempo ha speso migliaia di euro per mettere a norma un edificio inadatto. «A me piacerebbe utilizzare gli spazi della ex caserma Prandina. Pensavo che se si potesse lavorare con uno scambio vendendo il nostro palazzo, magari a una ditta che ci faccia la scuola in cambio, oppure solo per avere dei fondi per ristrutturare i vecchi edifici della ex caserma. O costruirne uno di nuovo. Lì sarebbe in zona e avremmo la possibilità di creare un ambiente adatto. Mi ricordo quando lo Scalcerle ha festeggiato il suo centenario alla Prandina, abbiamo delle foto che dimostrano che lì c’era la sua prima sede, dunque non è nuova quella destinazione».
«Io credo che questa soluzione darebbe vitalità a quella zona. Sarebbe un posto arioso e luminoso rispetto alle aule a piano terra che danno su via Concariola, buie e con le inferriate. Anche il luogo in cui si studia è determinante per lo sviluppo cognitivo secondo me. E i ragazzi potrebbero arrivare in bicicletta». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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