PADOVA - «Ho incontrato i cittadini la settimana scorsa con gli assessori Bonavina e Bressa. Siamo una città universitaria che sta aumentando in maniera esponenziale le presenze: 61mila iscritti, con 24 mila matricole di cui 2mila 400 stranieri. Ovviamente vivono anche dopo aver studiato. Capisco pertanto le sollecitazioni dei residenti. E dopo tutto quello che abbiamo già fatto posso annunciare che dal 20 aprile nei luoghi dove ci sono maggiori concentrazioni di studenti alla sera ci saranno anche circa 60 “street tutor”, ovvero altri giovani che cercheranno di indicare comportamenti consoni e di mantenere il decoro». Così il sindaco Sergio Giordani ieri dopo che l’esasperazione dei residenti di piazze e Portello hanno portato alle diffide.
I TUTOR
«I tutor non faranno controlli ma daranno consigli per comportarsi bene, tipo buttare le cose nei cestini, avere rispetto per gli altri, segnalare i locali che dopo le 24 non spengono la musica. Dove saranno? Nelle piazze, al Portello, via Palestro, i navigli, i parchi, i bar. Nei luoghi di aggregazione insomma. Però se ci sono 2-3 mila ragazzi che chiacchierano facciamo fatica a gestirli. Capisco i cittadini ma oltre a fare educazione e dire di stare attenti a non fare rumore è difficile fare. Però se sparissero e arrivassero gli spacciatori? Non dico di certo che uno vale l’altro ma noi faremo il possibile per fermare ogni iniziativa sbagliata compreso chi suona i bonghi. Ma siamo una città universitaria e per fortuna. Nel senso che è una città viva e non spettrale».
Anche il traffico va in tilt. Risponde Bonavina: «Per le auto ci sono gli assistenti alla clientela dei bar che sono lì apposta per agevolare deflusso delle macchine dei residenti che devono passare. Per il resto abbiamo messo in moto tutto quello che era possibile ma nessuno può impedire di parlare in strada. La questura nel corso dell’ultimo Cosp ha dato indicazioni di continuare il servizio come si è sempre fatto, chiedendo dopo le 2 ai ragazzi di allontanarsi».
E chiudere prima? «Ci sono dei diritti costituzionalmente garantiti, come il lavoro. In quel modo andremmo a limitare attività commerciali che stanno facendo tornare a vivere la città. In bilancia ci sono i residenti e una città che deve vivere».
L’ALTRA PROTESTA
Una seconda diffida è stata inoltrata al Comune da altri 50 cittadini che si sono rivolti a un avvocato.