Il professor Andrea Crisanti: «Test su 4.000 polmoniti Anomale? Non era Coronavirus»

Giovedì 2 Luglio 2020 di Angela Pederiva
Il professor Andrea Crisanti: «Test su 4.000 polmoniti Anomale? Non era Coronavirus»

L'inizio di luglio porta in Veneto 9 nuovi casi di contagio e altre 12 persone in isolamento domiciliare fiduciario. Il virus continua a circolare, l'ultimo bollettino è eloquente: le infezioni di ieri non sono state registrate nelle case di riposo, ma all'interno di cluster familiari, coinvolgendo adulti residenti nelle province di Padova, Vicenza, Belluno e Verona.

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Sebbene gli ospedali si stiano gradualmente svuotando (-18 ricoverati in area non critica, -2 in Terapia Intensiva), il calo della cautela è tangibile, come ha sottolineato il professor Andrea Crisanti, in una giornata in cui pure a livello nazionale è stato rilevato un incremento di 187 positivi: «L'Italia non è in bolla protetta: è comunque a rischio, un rischio che aumenterà con la stagione autunnale e invernale», ha detto lo scienziato a Sky Tg24, facendo il punto anche sulle polmoniti anomale di Alzano Lombardo, che potrebbero non avere relazione con il Coronavirus.


I TAMPONI
La vicenda bergamasca riguarda 110 episodi di infiammazione dei polmoni «non classificabili», diagnosticati tra novembre e gennaio all'ospedale Pesenti Fenaroli, poi finito al centro dell'inchiesta della Procura, di cui Crisanti è consulente.



«Io non so cosa sia avvenuto ad Alzano ha premesso il direttore di Microbiologia e Virologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova ma il nostro laboratorio è il centro di riferimento per l'influenza per il Veneto e riceviamo polmoniti di tutti i tipi in inverno, che di solito archiviamo. Avevamo campioni archiviati da ottobre a gennaio, li abbiamo ritestati tutti per vedere se rilevavamo Coronavirus. In nessun caso abbiamo trovato Coronavirus». 

 

Alzano e le polmoniti anomale "Già a dicembre oltre 100 casi"

L'INCHIESTAMILANO Tra novembre e gennaio, quando il Covid-19 era una minaccia esotica confinata in Hubei, all'ospedale di Alzano Lombardo sono stati ricoverati 110 pazienti colpiti da polmonite con "agente non specificato".

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Gli accertamenti padovani sono consistiti prima in un tampone generico per stabilire la diagnosi, poi in un test finalizzato a individuare specificamente la presenza dell'agente patogeno. «In questo caso non si tratta di un centinaio di polmoniti ha puntualizzato Crisanti ma di circa 4.000, quindi sulla base dei dati veneti il virus è entrato nella regione l'ultima settimana di gennaio. Non so quanto possa essere utile per capire cosa sia successo ad Alzano Lombardo, ma spesso le polmoniti sono senza spiegazione». Peraltro la stessa Azienda territoriale sanitaria di Bergamo ha escluso «con discreta ragionevolezza» la presenza precoce del virus, in risposta al clamore suscitato dall'interrogazione del consigliere regionale lombardo Niccolò Carretta.

FOCOLAI E ZONE ROSSE
Quello ormai è il passato remoto. Ma almeno del passato prossimo secondo Crisanti bisogna fare tesoro, per non ricadere nella trappola del virus, com'è successo nei mesi scorsi. «La situazione ha concesso è migliorata rispetto a due mesi fa, abbiamo un numero ridotto di infezioni che non danno malattia grave. C'è una diffusa euforia fra le persone che hanno fame di ritorno alla normalità, confortate dal numero esiguo di casi. Non si possono biasimare queste persone, ma la situazione della pandemia non è migliore di quella italiana di tre mesi fa». 

Qui tornano ad accendersi diversi piccoli focolai, a cui occorrerà rispondere con le micro zone rosse, ha evidenziato il docente, richiamando anche i risultati della ricerca veneta appena pubblicata su Nature: «Gli abitanti di Vo' Euganeo, dopo aver identificato i positivi ed i contatti stretti,  erano liberi di muoversi durante il periodo di lockdown e potevano incontrarsi. Questa azione aggressiva di tracciamento permette da una parte di isolare le persone positive e dall'altra di consentire a tutte le altre persone un certo grado di libertà. Quindi, quando si parla di zona rossa, bisogna distinguere quella con tutti gli abitanti chiusi in casa e  la zona rossa in cui tracciamo e identifichiamo il prima possibile tutti  i positivi e li mettiamo a casa, mentre gli altri sono in grado di continuare una vita più o meno normale in attesa che tutti i casi si siano risolti come è accaduto a Vo'»

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