PADOVA - Accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio. Sono le pesanti accuse contestate a F.G., 47 anni, assistente capo della polizia di stato, all’epoca dei fatti in servizio alla Digos, ed attualmente spostato ad altro incarico. Il poliziotto, difeso dall’avvocato Andrea Sanguin, è a giudizio davanti al tribunale collegiale. Nelle vesti di accusatore c’è il pubblico ministero lagunare Cristian Del Turco: la competenza sui reati informatici spetta infatti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia.
L'accusa
Secondo l’accusa il quarantasettenne si sarebbe messo nei guai a causa di un paio di relazioni sentimentali. Avrebbe in altre parole abusato dei propri poteri accedendo ripetutamente, per finalità estranee al proprio incarico, alla banca dati Sdi, acronimo di sistema d’indagine, cioè lo scrigno riservato che contiene tutte le informazioni utili di rilevanza penale come le notizie di reato, le segnalazioni e i provvedimenti giudiziari. F.G. avrebbe controllato sistematicamente lo Sdi per verificare l’esistenza di episodi penalmente rilevanti a carico delle due donne. Non solo. L’assistente capo avrebbe rivelato ad una delle due donne, una professionista mestrina, di essere finita sotto inchiesta nell’ambito di un’indagine condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Torino. E le avrebbe fornito pure il nome di un altro soggetto indagato nello stesso procedimento. Altre informazioni coperte dal segreto istruttorio sarebbero state utilizzate dal quarantasettenne anche dopo la brusca conclusione della relazione con la donna. Stando all’ipotesi accusatoria F.G. se ne sarebbe servito per intimorire l’ex compagna e prospettarle gravi ripercussioni nella sua carriera professionale. L’inchiesta per accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio si inquadra nell’ambito di una serie di denunce e controdenunce per stalking, con protagonisti lo stesso poliziotto e la professionista.
L'interrogatorio
Assistito dall’avvocato Sanguin, F.G. ha respinto tutte le accuse nel corso di un lungo interrogatorio in contraddittorio davanti ai giudici. Ha affermato che la donna era già a conoscenza del procedimento penale a suo carico e che non vi sarebbe stato alcun utilizzo indebito dello Sdi. L’assistente capo vi avrebbe avuto ripetutamente accesso per verificare la fondatezza di alcuni spunti investigativi su cui stava lavorando. Il processo è stato aggiornato al 23 ottobre prossimo per l’audizione di un testimone citato dalla difesa. Poi discussione e sentenza.
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