PADOVA - La leucemia si è portata via Michele Lattanzi, agente delle volanti, a soli 36 anni. È morto ieri in un ospedale di Roma dopo che la malattia si è aggravata al punto da non lasciargli scampo.
«Per lui era più di un lavoro, era una missione – continua il fratello, molto scosso – Ci teneva molto, si spendeva tanto per fare sempre del suo meglio e credo si vedesse in questura. Aveva un grande rispetto per la divisa che portava, ne era orgoglioso. Aveva due amori: la famiglia e il lavoro. Siamo davvero sconvolti, non ci sono parole per esprimere il dolore che stiamo provando».
Amante delle camminate in montagna, una passione che condivideva con la moglie con la quale faceva lunghe escursioni prima dello scoppio della pandemia, è sempre stato uno sportivo. Da ragazzino, ad Alatri, giocava a calcio nella squadra locale e una volta trasferitosi a Padova non ha mai abbandonato lo sport, andando regolarmente in palestra.
Ma non trascurava nemmeno la mente: lettore accanito, gli mancavano pochissimi esami per ottenere l’agognata laurea in Giurisprudenza. Era il poliziotto più sorridente della questura di Padova, così lo ricordano i colleghi, affranti per la seconda importante perdita dopo quella del dirigente medico Massimo Puglisi, avvenuta solo pochi giorni prima. E la morte di Lattanzi è avvenuta proprio il giorno del funerale del dirigente di polizia. Viene ricordato dai suoi colleghi come una persona gioviale, straordinaria e che non diceva mai una parola fuori posto. E il profilo social lo conferma: il sorriso, l’orgoglio per la divisa, l’amore per la famiglia. E un ottimismo, una voglia di vivere che nulla sembrava riuscire a scalfire, nemmeno i gravi lutti familiari che nell’ultimo periodo lo avevano colpito, come la perdita della mamma.
Condivideva spesso sui social network post e immagini che riportavano frasi di scrittori e intellettuali, a testimoniare la passione per la lettura, ma anche notizie d’attualità che riguardavano l’ordine pubblico e la polizia, oppure articoli di informazione.