Il Nordest al governo, i ritratti dei politici di Veneto e Friuli Venezia Giulia nella squadra di Mario Draghi Foto

Sabato 13 Febbraio 2021
Il Nordest al governo, i ritratti dei quattro politici nella squadra di Mario Draghi
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Il Nordest al Governo, ecco i ritratti dei quattro politici nella squadra di Mario Draghi.

 

Renato Brunetta

L'azzurro veneziano che odia i fannulloni

Gli ci sono voluti dieci anni, ma alla fine ci è riuscito. Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione dal 2008 al 2011, rientra al Governo nello stesso ruolo ricoperto quando varò la riforma che porta il suo cognome e che gli è costata non poche antipatie fra i colletti bianchi, a cui ha sempre ribattuto scandendone con orgoglio gli obiettivi: «Premiare i lavoratori meritevoli e punire i fannulloni». Ma questo è il momento dell'unità nazionale, perché «circostanze eccezionali richiedono risposte eccezionali», come l'azzurro ripete ogni due per tre. «Ringrazio il Presidente Mattarella e il Presidente Draghi afferma per la fiducia accordatami. Ringrazio il Presidente Berlusconi, cui mi legano stima, riconoscenza e affetto. Da domani si torna al lavoro a Palazzo Vidoni, al servizio del mio Paese». Veneziano della città storica, di cui avrebbe voluto diventare sindaco, 70 anni, economista e accademico, sposato, un'intensa attività sui social e una sfrenata passione per la politica.

Prima nel Partito Socialista e poi in Forza Italia, di cui è stato europarlamentare ed è deputato. (a.pe.)

Erika Stefani

La leghista vicentina che ha sfidato la morte


Dopo un anno e mezzo da senatrice semplice, Erika Stefani rientra al Governo da ministra. Certo, non è più il bicolore giallo-verde e pure il dicastero è cambiato, dagli Affari regionali (che per una veneta com'è lei coincidevano con la terra promessa dell'autonomia) alla Disabilità (che per una leghista qual è lei corrisponde all'eredità lasciata dall'ex segretario Lorenzo Fontana), per inciso entrambi senza portafoglio. Ma tant'è, quando il leader Matteo Salvini chiama, la soldatessa Stefani risponde. Vicentina di Trissino, di cui è stata anche vicesindaca, un compagno, una laurea in Giurisprudenza culminata nella professione di avvocato civilista, la componente del direttorio della Liga Veneta si appresta a festeggiare i suoi primi 50 anni di nuovo in sella, com'è abituata a fare da appassionata motociclista. Il piglio è da dura, ma il cuore è sensibile, come dimostrò raccontando l'esperienza dell'aneurisma cerebrale che nel 2012 l'aveva mandata in coma: «Quando si sfida la morte, e si vince la partita, se per certi versi ci si sente più forti, per altri si è più consci dei propri limiti». (a.pe.)

Stefano Patuanelli

Il 5 stelle della prima ora per l'agricoltura "green"

Dal ministero dello Sviluppo all'Agricoltura il passo potrebbe essere un po' indietro. Ma Stefano Patuanelli, 47 anni e tre figli, triestino, una laurea in ingegneria a pieni voti, soprattutto è un 5 stelle della prima ora (ha fondato il Gruppo Beppe Grillo nella città giuliana addirittura nel 2005) e un fedelissimo di Luigi Di Maio. Patuanelli ha partecipato infatti in prima persona al varo del governo Conte 2 con il Pd e in queste settimane di crisi è sempre stato schierato sul fronte governista. E scippa l'agricoltura alla fedelissima di Matteo Renzi, Teresa Bellanova. Una piccola vendetta. Eletto consigliere e tesoriere dell'Ordine degli Ingegneri nel 2009, nel 2011 si è dimesso, pur senza formale incompatibilità delle cariche, perché eletto in Consiglio comunale a Trieste, dove è stato per 5 anni prima del grande salto in Parlamento. «È stata una esperienza che mi ha fatto capire quanto poco basterebbe per migliorare la qualità della vita dei cittadini», scrive sul suo profilo sul sito del Mise. Alle elezioni politiche del 2018 viene eletto senatore nella circoscrizione Friuli Venezia Giulia e poi scelto come capogruppo al Senato. Sportivo, ama in particolare la pallacanestro e l'atletica. È un appassionato di musica (suona da autodidatta il pianoforte), di pittura e di architettura. Gli toccherà lanciare nel green un comparto cruciale per l'economia italiana.
M.Cr.

Federico D'Incà

Il bellunese che ha cercato i «costruttori»


Da ministro ai Rapporti con il Parlamento, aveva cercato fino all'ultimo di contribuire a pilotare la crisi del governo Conte Bis dentro la Camera e il Senato, andando personalmente in cerca di costruttori. E dopo il conferimento dell'incarico a Mario Draghi, si era battuto nel Movimento 5 Stelle per sostenere un'ampia maggioranza attorno all'esecutivo, supportando il sì nel voto su Rousseau: «Abbiamo una grande responsabilità e non possiamo perdere altro tempo prezioso». Percorrendo questo doppio binario, istituzionale e politico, Federico D'Incà è arrivato alla riconferma. Bellunese di Trichiana, 45 anni appena compiuti, una laurea in Economia e commercio, una moglie e una figlia, era già a Roma quando ha saputo di essere convocato per il giuramento di oggi. «Esserci in questo momento confida rappresenta ancora una volta un grande onore e una grande responsabilità nei confronti del Paese. Servirò ancora una volta con disciplina e onore le istituzioni, mettendo sempre al centro del mio lavoro i principi sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana». (a.pe.)

Daniele Franco

Il banchiere economista che ama la montagna


Grande appassionato di montagna, bellunese di Trichiana come il neo collega D'Incà, Daniele Franco si può dire che in questo nuovo governo è il braccio destro del premier Mario Draghi, anche lui di origini venete (il padre era padovano, come la moglie). Franco, nato il 7 giugno 1953, ha vissuto a Belluno a due passi dal centro. Il papà era geometra all'Ufficio del Catasto. I suoi amici d'infanzia lo descrivono come una persona di poche parole - «Lui non parla, ascolta e fa sintesi» - che veniva a scuola col Sole 24 ore sotto il braccio. E sobrio, cortese e riservato lo è tutt'ora. Diploma al liceo scientifico Galilei di Belluno, laurea nel 1977 in scienze politiche a Padova. Poi master anche in Gran Bretagna. Nel 1979 l'entrata in Banca d'Italia a Roma. Nel 1994 è in Commissione Europea poi di nuovo a Palazzo Koch. Nel 2013 la nomina a Ragioniere generale dello Stato - il controllore dei conti pubblici - ruolo che lascerà il 19 maggio 2019 (in pieno governo Conte 1) per ritornare in via Nazionale. A Trichiana lo ricordano come «un vero signore». Il nuovo signore dei conti italiani.
Maurizio Crema

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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