Lungo il Piovego un cammino d'acqua e d'arte firmato dal designer Pesce

Mercoledì 24 Novembre 2021 di Nicoletta Cozza
Piero Brombin e Gaetano Pesce con i progetti donati

PADOVA - L’itinerario lungo il fiume va dalla Torre di ponte Molino alla cappella degli Scrovegni. Un percorso sull’argine caratterizzato da una serie di punti interrogativi lunghi 3 metri e mezzo e distanziati di circa 20 centimetri, in cemento colorato, incastonati l’uno nell’altro, fino a formare una lunga maxi catena su cui camminare.
Il progetto ha una firma prestigiosa a livello internazionale, in quanto l’architetto-artista-designer che l’ha elaborato ne ha all’attivo di rilevanti, tra cui, per esempio, quello dell’Organic Building di Osaka (1993) e la ristrutturazione dell’agenzia pubblicitaria Chiat Day di New York (1994).

Senza contare che alcuni suoi pezzi, come la celeberrima poltrona “Up 5” diventata un’icona, sono esposti nelle collezioni permanenti di grandi centri espositivi, quali il Museum of Modern Art e il Metropolitan Museum di New York, il Centre national d’art et de culture Georges Pompidou e il Musée des arts décoratifs di Parigi, il Museo d’arte moderna di Torino, il Centre canadien d’architecture e il Musée des arts décoratifs di Montrèal.


L’IDEA
Gaetano Pesce, 82 anni, spezzino di nascita ma che a Padova ha trascorso gli anni della giovinezza, e dove era stato tra i fondatori del Gruppo N, anche se da 41 anni risiede a New York, non ha dimenticato la città dov’è cresciuto e dove ha studiato e quindi ha deciso di donarle il plastico che riproduce la traduzione di questa sua idea per collegare lungo il Naviglio due zone centrali del capoluogo che quattro mesi fa ha ottenuto il secondo sigillo Unesco.
In questi giorni sta trascorrendo una vacanza all’ombra del Santo e ha voluto passeggiare in centro e rivedere il portone del liceo scientifico Nievo che aveva frequentato. Non sente gli anni, anzi, e le sue preoccupazioni sono rivolte al futuro della cultura. «In Italia –ha osservato– ci occupiamo troppo di Pompei, cioè del passato, e poco di far vivere l’oggi in modo contemporaneo, per far sì che il Paese non invecchi». 
Una riflessione che condivide con l’amico e collega Piero Brombin, un paio d’anni più di lui, il quale a sua volta ha in animo di regalare a Padova due progetti, uno per gli Eremitani e l’altro per la Prandina. Nel primo caso elementi caratterizzanti sono due grandi profili umani da lui disegnati, che raffigurano Mantegna e Giotto mentre dialogano, da collocare all’ingresso dei Musei Civici. Nel secondo l’architetto definito “visionario” ha una proposta originale ed ecologica, che si basa sul riutilizzo dei materiali presenti come infissi, mattoni o piastrelle, da compattare e trasformare in monumenti verticali da collocare nel parco interno, per mantenere memoria dell’utilizzo nel tempo dell’ex caserma, dove ha previsto pure un teatro all’aperto a ridosso delle mura. 
Il plastico di Pesce verrà collocato in una sala dedicata all’interno del Castello Carrarese, dove l’assessore Andrea Colasio si accinge ad allestire un museo dedicato appunto al design e all’arte contemporanea, e nel quale si potranno ammirare pure alcune realizzazioni di Brombin.


LE MOTIVAZIONI 
«Gli amministratori di oggi –ammonisce Pesce– non possono un domani venire ricordati per quello che non hanno fatto. Il plastico, che quattro anni fa era stato esposto in Salone, è frutto di una riflessione che avevo fatto passando sotto il ponte di porta Molino: guardandomi intorno avevo avuto la conferma che non c’è nulla che ricordi Galileo che da lì faceva le prime osservazioni del cielo, e che a Padova aveva passato “I 18 anni più belli della sua vita”. Perché, mi ero chiesto, non fare qualcosa che riporti a lui e a Giotto? Da qui l’idea del camminamento sui punti interrogativi, da creare con stampi in cemento modificabili durante la posa perché siano diversi l’uno dall’altro, e rappresentino un simbolo della curiosità lungo il percorso accanto al fiume che passa sotto al ponte del Popolo e arriva agli Scrovegni. Per realizzare la mia proposta ci vogliono 3 milioni di euro, parte dei quali servono per la bonifica delle acque per attivare un servizio di barchette da affittare, come a Parigi». 
«Padova –ha aggiunto Brombin, legato da amicizia a Pesce dai tempi della scuola– come tante altre città non è mai riuscita ad avere qualcosa di importante dell’architettura contemporanea, perché non c’è spazio per la memoria. Anzi, è famosa per aver eliminato straordinarie opere del moderno, per esempio l’albergo Storione, il palazzo razionalista Morassutti abbattuto in via Venezia e il cinema Altino di Quirino de Giorgio, primo modello di multisala assieme al Mignon, che si trova in stato di abbandono in via Altinate. L’arte non è cosmesi, ma rispetto della realtà, che nella fattispecie non c’è stato». 
«Padova –ha concluso Pesce– ha la grande occasione per potersi collocare al primo posto per l’arte contemporanea, realizzando opere che nessuno fa. Una scintilla per far lavorare come ai tempi del Gruppo N le menti locali e far sì che la città torni sulle labbra di tutti come una capitale del mondo, non come un semplice capoluogo del Veneto».
 

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