Pietro, morto in auto a 17 anni, il "socio" rapper: «Quei due con lui non erano veri amici, dovevano fermarlo» Video

Martedì 8 Febbraio 2022 di Marina Lucchin
Pietro Benfatto, il 17enne morto sabato notte in incidente stradale
7

PADOVA - “E pensiamo solo ai soldi, amici dentro, amici morti, te lo ripeto e non mi ascolti, non so più che fare, me ne voglio andare” è la dedica finale su Instagram di “16 grams”, mentore e socio artistico di Pietro Benfatto, o meglio Prince baby come tutti nel “ghetto”, lo chiamavano e che è morto domenica all'alba in un incidente stradale. “16 grams” che in realtà si chiama Ovidium Bran e ha 22 anni, anche lui nato e cresciuto a Mortise, dice addio al suo amico nel modo che più gli vien bene: mettendolo in rima e rappandolo, 
E nella sua canzone c’è un dettaglio chiave: “Te lo ripeto e non mi ascolti, non so più che fare”.

Sì, perchè anche a Ovidium e agli altri giovani della sua compagnia non piacevano troppo quei due ragazzi con cui Pietro usciva ultimamente e che erano con lui nella sua ultima serata di festa, prima che morisse carambolando contro una casa in via Romea a Legnaro. «Li conosciamo tutti, ma sono dei falsi amici. Chi lascia mettere al volante un ragazzo in quelle condizioni?» si domanda, fragile sotto la sua corazza, forgiata nel quartiere dove si cresce con la voglia di evadere e di sfondare. 

Video



IL DOLORE
«Sono distrutto - ammette pensando alle devastanti ultime 48 ore, che gli hanno strappato via Pietro, quell’amico un po’ più giovane che però l’aveva preso un po’ a mo’ di mentore: «Purtroppo ultimamente sto lavorando tanto, ed era qualche tempo che non vedevo Pietro. Riuscivamo a incontrarci un paio di volte al mese e parlavamo del nostro progetto. Anzi, dei tanti progetti che avevamo» spiega.
Quel che è successo tra sabato e domenica è una tragedia troppo difficile da digerire da soli, così Ovidium spiega che nelle ultime ore tutti gli amici di Pietro si sono confrontati per cercare di dare un senso a questa cosa, anche se alla fine morire a 17 anni un senso non ce l’ha. 
«Lui si frequentava con questi due ragazzi che per me sono dei finti amici. Mi hanno detto che erano più sere che Pietro prendeva la macchina, i suoi sapevano che la guidava un altro. E lo stesso è successo domenica notte. Quando è stata ora di tornare a casa, nessuno voleva montare con lui perchè era ubriaco. Dei veri amici, come noi della sua compagnia, non gli avremmo mai permesso di fare ‘ste robe». 
«Lo sapevamo com’era fatto Prince, era un po’ vivace, gli piaceva vivere la vita un po’ all’estremo. Siamo cresciuti in questa specie di ghetto dove i nostri genitori sono brave persone, ma un po’ di povertà dietro c’è sempre e così si vive un po’ al limite, si aspira a qualcosa di meglio, ma da qui a lasciar fare delle cazzate del genere ce ne vuole»

FUTURO INTERROTTO
E la musica, il rap, il trap, erano un trampolino di lancio che Pietro-Prince voleva utilizzare per trasformare davvero la sua vita in quella raccontata nel suo primo e unico video “In strada”, tra elicotteri, belle ragazze, soldi e Ferrari. «Il suo desiderio era quello di cantare - racconta “16 grams” - L’ha fatto fin da piccolo, ma non lo sapeva nessuno, era introverso. Poi nell’estate 2020 abbiamo fatto quella canzone, abbiamo comprato un sacco di basi, avevamo tanti progetti. Tanti contatti con tanti studi, aspettavamo che qualcuno ci chiamasse ed eravamo pronti. Lui era bravo, aveva i numeri per sfondare». 
E poi un rimorso: «E pensare che non gli ho nemmeno risposto all’ultimo suo messaggio sabato pomeriggio. Non pensavo che non l’avrei mai più sentito».
 

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci