Lega, elezioni per la segreteria provinciale. Il super favorito è Nicola Pettenuzzo (sindaco di San Giorgio in Bosco)

Domenica 18 Dicembre 2022 di Alberto Rodighiero
CONFRONTO Nicola Pettenuzzo tra Pierobon e Stefani

PADOVA - «I militanti tesserati all’ultimo momento? Non è così, ci metterei sul fuoco mani e piedi». Nicola Pettenuzzo ha 52 anni, nella vita fa l’agente di commercio, è il sindaco di San Giorgio in Bosco e consigliere provinciale con deleghe alla Sicurezza, allo Sport e alle Politiche energetiche. Tutti i pronostici dicono che, questa sera, dalle urne allestite in una sala dello Sherathon sarà il suo nome a prevalere sul quello di Michele Giraldo e che, quindi, sarà lui a guidare il provinciale del Carroccio per i prossimi anni. Nonostante questo, la sua candidatura deve fare i conti con un peccato originale che gli viene contestato un giorno sì e l’altro pure dai suoi avversari. Ovvero quello di essere stato cooptato dai vertici del partito, in primis dal commissario regionale Alberto Stefani e dal sottosegretario Massimo Bitonci. Negli ultimi mesi erano state valutate anche altre ipotesi in vista del rinnovo della segreteria, come quella del sindaco di Cittadella Luca Pierobon e del collega di Cadoneghe Marco Schiesaro, ma alla fine la scelta è caduta su Pettenuzzo, un amministratore meno in vista dal punto di vista mediatico, ma sicuramente molto stimato dai vertici del Carroccio padovano. Non solo. Pettenuzzo, già impegnato professionalmente nel settore automobilistico e già assessore al Sociale sempre a San Giorgio in Bosco, è considerato soprattutto vicino a Stefani.
Come sta vivendo lo stigma secondo cui sarebbe il candidato diretta emanazione dei vertici del partito? Una definizione che, di fatto, sottintende una certa lontananza dalla base?
«Sinceramente non condivido questa definizione. Io vengo da anni di militanza, ho fatto banchetti con il sole e con la pioggia, con il gelo e a Ferragosto. La mia candidatura nasce dalla stima di tante sezioni con cui, appunto, da anni condivido le battaglie della Lega. Molto semplicemente, mi hanno manifestato la loro vicinanza e ribadito la loro fiducia. A quel punto, come è nella natura delle cose, i vertici del partito hanno dovuto fare una sintesi e hanno indicato il mio nome. Di conseguenza, questa polemica sui vertici non la capisco proprio».
In che senso?
«Nel senso che è del tutto evidente che chi è chiamato a guidare un partito, alla fine deve fare delle scelte. Delle scelte che, naturalmente, nascono da una mediazione di tutte le sensibilità presenti all’interno di un movimento. I vertici servono proprio a questo, a prendere la decisione finale».
Restando nel capo delle polemiche, i sostenitori di Giraldo dicono che, nelle ultime settimane, sarebbero stati tesserati senza particolari meriti 50 nuovi militanti che avranno diritto di voto nell’elezione del nuovo segretario.
«La cosa non mi risulta. Dirò di più. Escludo che nella mia sezione siano stati fatti nuovi militanti nell’ultimo periodo. Ci metterei la mano sul fuoco, anzi le mani ce le metto tutte e due e ci metto anche tutti e due i piedi. E questo per me vale anche per le altre sezioni. Anche in questo caso, siamo alle solite…».
Ovvero?
«Si tratta di polemiche che non fanno bene alla Lega, di contestazioni discutibili che rischiano di distogliere l’attenzione dai nostri veri obiettivi. Polemiche che non fanno onore al nostro movimento».
Nel caso, molto probabile, in cui dovesse vincere il congresso, quali saranno le sue priorità?
«Come prima cosa saranno assegnati gli incarichi ai vari componenti del direttivo che, in questo modo, potranno mettersi subito al lavoro. In seconda istanza, farò un giro per tutte le sezioni per cercare di capire quali sono le priorità di sostenitori e militanti. Fatto questo, metteremo in campo una serie di iniziative per valorizzare i giovani. Allo stesso tempo, però, voglio dare spazio ai vecchi militanti. La loro esperienza, infatti, sarà preziosa per affrontare le sfide che ci attendono». 
E a Giraldo che cosa si sente di dire?
«Per prima cosa gli auguro buona fortuna e, se dovesse vincere il congresso, gli augurerò buon lavoro.

A dire il vero, non lo conosco molto. Le poche volte in cui l’ho incontrato, però, mi ha fatto una buona impressione. Anche se con sensibilità diverse, alla fine siamo entrambi leghisti. Lui è un po’ più critico rispetto alla situazione attuale, io meno. Detto questo, però, la militanza e gli ideali alla fine credo siano gli stessi».

Ultimo aggiornamento: 09:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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