Ore 8, riapre Pedrocchi, caffè simbolo della città di Padova

Lunedì 1 Febbraio 2021
Ore 8, riapre Pedrocchi, caffè simbolo della città di Padova

PADOVA Il paradosso, per quello che è sempre stato il caffé senza porte, è averle chiuse del tutto per tre settimane. Niente asporto, niente consegna a domicilio. Nulla di nulla. Il Pedrocchi, simbolo di un'intera città, nei giorni arancioni ha spento completamente le luci e ha aspettato di poter ripartire nel modo migliore: accogliendo i clienti nelle sue prestigiose salette.

Senza porte, appunto. 


Dopo 23 giorni quel momento è finalmente arrivato: alle 8 il locale tornerà in piena attività e il direttore Manolo Rigoni non vede l'ora. «Abbiamo 29 dipendenti e rientreranno tutti, anche se lavoreranno a metà servizio. Chi era abituato a fare 40 ore settimanali, per esempio, ne farà 20. Utilizzeremo gli ammortizzatori sociali ma almeno ripartiremo». 


Gia, la ripartenza. Come sarà? «Siamo speranzosi, il vero problema sarà rimanere aperti senza ulteriori passi indietro - sottolinea Rigoni - Il 2020 è stato davvero un annus orribilis con un calo del 70% del fatturato. Adesso non vogliamo fare polemiche su aperture e chiusure, solo ricominciare. Padova ha sempre avuto una grande vitalità, i caffè aperti potranno tornare a darle questa caratteristica».


LE SPERANZE

In centro storico riparte anche Toni Ymeraj del Gancino di Piazza Duomo. «Già da tempo avevamo deciso di non fare più consegne a domicilio - racconta - perché portare il pesce o altri nostri piatti a casa non è semplice. Si perde di qualità e non vogliamo fare brutte figure. Ora non vediamo l'ora di poter accogliere di nuovo i clienti: sappiamo che i turisti non ci sono, speriamo arrivino i padovani. Abbiamo dieci dipendenti in cassa integrazione: intanto ripartiremo in tre e poi vedremo come andrà». Lo stesso spirito che accomuna Riccardo Maniscalco, al timone del bar B-Gall in Galleria Borromeo: «Dal 23 dicembre a oggi lavorare è stato difficilissimo se non impossibile - allarga le braccia - Avevo tre dipendenti, ora sono rimasti in due. Mi auguro davvero che non ci siano problemi nella gestione degli assembramenti. Vorrei potermi permettere un vigilante fisso davanti al locale, ma costa troppo. Spero nel buon senso dei clienti: rispettare le regole è l'unico modo per permetterci di continuare a lavorare». 


L'ASSOCIAZIONE

Ieri si è fatta sentire anche l'Ascom con una netta presa di posizione del presidente Patrizio Bertin: «Rientriamo in zona gialla ma questa volta dobbiamo farlo per rimanerci, semmai con la prospettiva di diventare al più presto zona bianca, ovvero la quasi assoluta normalità. Il nostro settore ha sofferto moltissimo - ragiona Bertin - non solo per le chiusure ma anche per questi stop & go che sono l'antitesi di qualsiasi attività imprenditoriale. Noi abbiamo bisogno di certezze e di serenità e per raggiungerle dobbiamo tutti, nessuno escluso, assumere atteggiamenti responsabili». 


«Soprattutto in queste settimane caratterizzate dalla zona arancione - conclude il presidente dell'associazione di categoria - gli esercizi hanno visto vanificati tutti i loro sforzi e tutti i loro investimenti fatti con fiducia per essere all'altezza della situazione: sanificazioni, distanziamenti, generale rispetto delle regole. Tutto inutile a fronte di restrizioni sempre più vessatorie. Per cui facciamo in modo che tutto non sia stato vano e che il percorso, anche grazie ai vaccini, possa finalmente affrontare la discesa. Magari lenta, ma pur sempre discesa». Quello di oggi è il primo piccolo passo. 
G.Pip.

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