«In Pediatria a Padova bimbi e genitori ammassati in stanze minuscole»

Lunedì 31 Maggio 2021 di Federica Cappellato
Una stanzetta del reparto di pediatria dell'ospedale di Padova
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PADOVA - «Ospedale di Padova, reparto pediatrico al terzo piano: 24 posti letto per i bimbi, e altri 24 per i genitori in assistenza. A disposizione ci sono solo 2 bagni per i bimbi e 2 bagni per i genitori. Le stanze sono più piccole di una cella carceraria in Uganda. É assurdo pensare di ammassare così tante persone in così poco spazio, e nelle condizioni igieniche che ne derivano. La cosa è ancora più amplificata per le mamme che hanno appena partorito, con gli ormoni in tempesta: il ricovero dovrebbe avvenire in un ambiente confortevole per se stesse e chi come me, mia moglie e mio figlio devono affrontare degenze lunghe mesi. Padova è un polo medico tra i migliori in Italia però questa è una situazione indegna per i pazienti, per i genitori e per chi ci lavora: medici, infermieri e operatori socio-sanitari». É lo sfogo pronunciato tutto d’un fiato da Stefano (nome di fantasia), papà di un bambino di 7 mesi di vita, nato con gravi problemi di salute. Da quando è venuto al mondo nel settembre scorso il piccolo è rimasto ricoverato complessivamente nell’Azienda ospedaliera di Padova per centoventi giorni.
 

L’ANDIRIVIENI
Un continuo andirivieni tra la sua casa in provincia di Venezia e la nostra Azienda ospedaliera universitaria: «Niente da dire degli altri reparti, tutto perfetto, mentre il reparto pediatrico è un vero disastro.

Le stanze saranno sì e no di dieci metri quadrati, e in questo spazio risicato ci devono stare i due lettini per bambini, i due letti per i genitori, le attrezzature, gli armadi, un lavandino. Non solo viverci, ma anche muovercisi dentro senza sbattere contro qualcosa o qualcuno, diventa impossibile - dice affranto il papà che ha girato, insieme alla moglie un video dal quale trapela tutto il disagio per una sistemazione così inadeguata e inopportuna - non voglia mai il Cielo che succeda un incendio, un terremoto, un incidente che renda necessario scappare, succederebbe il disastro». Oppure, senza pensare al peggio, semplicemente in epoca pandemica il ritrovarsi costretti gomito a gomito risulta quanto mai fuori luogo.

«Ovunque si fa così tanta attenzione per il distanziamento sociale... e qui, invece, in un ospedale ci si imbatte proprio malgrado in questa grandissima pecca».
Stefano e il suo piccolo nel reparto pediatrico sono stati ricoverati per tre volte: quindici giorni quando è nato, altrettanti sotto Natale, e ancora adesso. In tutto oltre un mese: «Le stanze sono tutte uguali, piccolissime, con pochissimi servizi igienici, quattro per quarantotto persone: pensate voi anche una cosa semplice come fare pipì cosa può diventare». E i ricoverati sono bambini malati, immunodepressi, con problemi multifattoriali. «Insomma, la situazione non è certamente all’altezza di un ospedale rinomato come quello di Padova, le persone non dovrebbero subire trattamenti del genere. Purtroppo con mio figlio - continua il papà - ho visitato tanti reparti di questo centro d’eccellenza e ne ho visti anche di vuoti o semivuoti, penso ad alcuni spazi del Monoblocco con stanze grandi, bagni in camera. Padova a livello di cure rese all’infanzia è una élite in Italia, ma gli spazi, dico io, sfruttiamoli meglio: e non parlo solo per i bambini e le loro famiglie, anche per gli stessi operatori sanitari, bravissimi ma che nulla possono di fronte a queste carenze strutturali. Dopo tanto tempo che frequento questi luoghi riesco a vedere il problema da più punti di vista, e il risultato è sempre tragico». Il progetto di costruzione della nuova Pediatria, papà Stefano lo ha inserito abitualmente tra le sue preghiere più accorate. «I vincoli per tutti sono di distanziamento sociale, e la sanità che fa? Ci fa stare in spazi simili? Mio figlio e i bambini fragili come lui sono i primi a pagare questa situazione. La nuova Pediatria doveva essere fatta ieri, oggi è già tardi».
 

Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 17:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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