Peculato e truffa, il ginecologo Litta rifiuta l'interrogatorio via Skype

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Luca Ingegneri
Il professor Pietro Litta. Comparirà davanti al giudice il 30 ottobre

PADOVA - Ha scelto di non affrontare il processo da remoto. Sarebbe stato costretto a rendere l'interrogatorio davanti al pubblico ministero Silvia Golin in Skype. Ed invece il faccia a faccia tra la rappresentante della pubblica accusa e il professor Pietro Litta, ginecologo di fama internazionale, accusato di peculato e truffa aggravata, avverrà nell'aula delle udienze preliminari, con le garanzie del diritto di difesa. Se ne riparlerà il prossimo 30 ottobre quando il medico 67enne, con residenza a Venezia e casa all'Arcella, comparirà davanti al giudice Elena Lazzarin
 



Il suo difensore, il professor Alberto Berardi, ha già preannunciato di voler proporre una questione preliminare per il riconoscimento dell'insussistenza del reato di peculato. Secondo la difesa di Litta quell'episodio dovrebbe avere una diversa configurazione giuridica. Qualora il nodo non dovesse essere sciolto in udienza preliminare, il professor Berardi lo riproporrebbe davanti al tribunale. Scontata quindi la decisione di non ricorrere a riti alternativi e di scegliere l'istruttoria dibattimentale. Da definire il ruolo dell'Università di Padova che ha deciso di costituirsi parte civile, con il professor Riccardo Borsari, contro il ginecologo. L'obiettivo della difesa è quello di raggiungere un accordo risarcitorio prima dell'eventuale processo.

La Procura contesta al medico 17 casi in cui avrebbe raggirato ateneo e azienda ospedaliera per trarne un indebito profitto. L'indagine era partita da un filmato trasmesso dalla trasmissione Petrolio di Rai Uno. Nel video ci sarebbe la prova del reato di peculato. La giornalista, spacciandosi per una paziente, si era fatta visitare dal medico nella clinica Città Giardino. Per la prestazione, in regime di intra moenia, aveva allungato alla segretaria del medico 250 euro in nero. L'episodio è accaduto il 13 novembre del 2017. Gli inquirenti hanno passato al setaccio i computer della clinica e del professore, ma non hanno trovato altre tracce di pagamenti in nero. L'episodio più grave sarebbe però accaduto il 15 dicembre 2016, in Azienda ospedaliera. Qui il medico avrebbe falsificato un verbale, dichiarando di avere effettuato una visita specialistica quando invece la donna era stata sottoposta a una isteroscopia diagnostica.
In sostanza all'Azienda ospedaliera sono stati corrisposti 230,19 euro anziché 500,19 euro come previsto dal tariffario.

Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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