Oltre 15 mila pazienti padovani senza medico di base

Giovedì 2 Giugno 2022 di Gabriele Pipia
Medici di base a Padova (foto d'archivio)

PADOVA - «La situazione è preoccupante e sarà sempre peggio: arrestare questo calo è come provare a fermare uno Tsunami. O cambiamo totalmente organizzazione oppure saremo tutti travolti». 
Il dottor Domenico Crisarà va dritto al punto e torna a porre l’accento su un problema sempre più sentito: quello dei medici di famiglia che vanno in pensione senza riuscire ad essere sostituiti.

Gli ultimi numeri dell’Ulss Euganea fotografano un quadro allarmante: se il 30 maggio 2021 i pazienti senza medico di base in tutta la provincia erano 6.571, il 30 maggio 2022 sono diventati 15.473. Il dato è triplicato in un anno e la proiezione per il prossimo triennio è addirittura peggiore. 

I MOTIVI
Ci troviamo davanti a tre categorie di situazioni. La prima, quella presente ben oltre il 70% dei casi, riguarda i pazienti rimasti senza dottore dopo che il loro medico è andato in pensione. La seconda: cittadini arrivati da fuori Padova o addirittura da fuori Italia che non si sono mai presentati agli sportelli dell’Ulss per scegliere un nuovo medico. La terza: ragazzini che hanno superato l’età pediatrica ma non si sono ancora registrati in nessun ambulatorio per adulti. 

I NUMERI 
In tutta la provincia di Padova si contano 936 mila residenti che hanno diritto ad essere seguiti da un medico di base oppure da un pediatra di libera scelta. Sempre più cittadini, però, mancano all’appello. Come intervenire? L’Ulss sta ragionando sulla possibilità di creare dei cosiddetti “micro-team” che diano supporto sanitario-amministrativo ai medici di base in modo che questi facciano quasi solo attività clinica e arrivino a seguire anche 2.000-2.500 pazienti (oggi la media è 1.500 ma molti ne hanno comunque di più). L’idea di base sarebbe dotare i medici di una figura infermieristica e una amministrativa che verrebbe pagata dai medici stessi e poi rimborsata dall’Ulss. 
Piero Realdon, direttore della Funzione territoriale per l’Ulss Euganea, premette che «il problema è veneto e nazionale» e poi spiega: «Stiamo valutando la soluzione migliore che potrebbe essere quella di dare più competenze mediche agli infermieri e più competenze infermieristiche agli oss. Ne stiamo ragionando con le organizzazione sindacali della medicina generale perché senza di loro non ne veniamo fuori». 

IL SINDACATO
Già, ma cosa ne pensa il sindacato? Crisarà, segretario padovano della Federazione dei medici di famiglia Fimmg, è schietto e diretto: «Per ora sono solo idee, noi aspettiamo risposte concrete. Mi rivolgerò ufficialmente alla Conferenza dei sindaci perché è importante che la politica locale sia informata della situazione. Non serve a nulla mettere cartelli in strada e proporre immobili gratuiti, il problema è che non ci sono fisicamente i medici».
Crisarà rafforza la sua tesi con i numeri: «La prospettiva è di avere nei prossimi tre anni 350 nuovi medici diplomati alla Scuola di Medicina generale, ma attenzione: il prossimo 22 luglio ci saranno i concorsi per le varie specialità e molti ragazzi potrebbe decidere di orientarsi su altre specialità». L’unica possibilità secondo Crisarà è cambiare organizzazione: «Sgravare i medici di base da compiti infermieristici e amministrativi sarebbe sicuramente importante, finora abbiamo sentito parlare solo di progetti generici ma la situazione è sotto gli occhi di tutti e peggiora giorno dopo giorno. È il momento di intervenire prima che sia troppo tardi». 

LE ZONE CARENTI
A sostegno di questo scenario arrivano anche i dati pubblicati dal decreto regionale numero 30 del 19 maggio 2022, dove sono indicati i posti messi a bando dalla Regione per gli incarichi ai medici di base. I dati rappresentano i dottori necessari per un rapporto ottimale di un medico ogni 1.200 abitanti. Nell’Ulss quest’anno ci sono ben 103 “zone carenti”, aree dove sarebbe necessario l’inserimento di un nuovo medico perché c’è stato un pensionamento oppure ci sarà entro il 31 dicembre. 
Nel Distretto Padova Bacchiglione servirebbero 19 medici, per Padova Terme Colli 11, per Padova Piovese 12, per l’Alta Padovana 33 e per Padova Sud 28. Il capoluogo è interessato da un gran numero di quartieri (centro, Forcellini, Camin, Armistizio, Savonarola, Ponte di Brenta, Arcella, San Carlo, Pontevigodarzere, Brentella) ma vediamo anche che mancano 6 medici nel Monselicense, 7 nell’Estense, 6 nel Montagnaese e ben 9 nel Conselvano. 
Attualmente i medici di base sono 544 e si prevede che ne vadano in pensione 22 quest’anno, 27 nel 2023 e 38 nel 2024. Ad aprile si è diplomato alla scuola di specialità un centinaio di medici per tutto il Veneto ed è chiaro quindi che con questo trend colmare i vuoti in tutte le “zone carenti” non sia possibile. Un intervento però servirà, per fermare quello che Crisarà e i suoi colleghi definiscono «uno Tsunami sempre più vicino»

Ultimo aggiornamento: 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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