Posti dimezzati in Parlamento: comincia la lotta per la poltrona. Ecco chi è a rischio esclusione

Saranno i gruppi più numerosi a subire grazie al calcolo di attribuzione dei seggi

Venerdì 22 Luglio 2022 di Mauro Giacon
Parlamento
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PADOVA - Oggi sono diciannove: 12 deputati e 7 senatori. Alle prossime elezioni ne saranno eletti metà, se va bene. Merito della nuova legge costituzionale del 19 ottobre 2020 che ha preso atto del referendum del 20-21 settembre precedente. Così i deputati da 630 si riducono a 400. E il numero dei senatori da 315 a 200. Insomma dovremo mantenerne 345 in meno. Per il Veneto che aveva 50 parlamentari significa 18 in meno alla Camera e 8 in meno al Senato. La conseguenza è che la lotta per la poltrona dei politici padovani sarà ancora più dura.

Non ci sono infatti solamente meno posti, c’è anche una diversa composizione dei collegi che indurrà a una battaglia senza quartiere. Prima di tutto per farsi mettere nei collegi uninominali, quelli sia alla Camera che al Senato dove vince chi prende un voto più degli altri. Ma scegliendo bene sono i più sicuri.

Alla Camera

Diversa la situazione nei collegi plurinominali dove si arriva in proporzione ai voti che ha preso il partito o la coalizione. Anche qui gli aspiranti devono farsi pilotare in quello giusto, cioè dove ci sono più voti da prendere, se vogliono avere speranze. Perchè quello di Padova per essere eletti alla Camera è in condominio con i territori di Verona Vicenza e Rovigo. E mette in palio quattro seggi... La situazione più ingarbugliata riguarda però i tre collegi uninominali, sempre alla Camera, che offrono 3 seggi. Perchè il territorio è stato spezzettato: 36 comuni della Bassa sono stati inseriti nel collegio UO1 che fa capo a Rovigo. Altri 41 comuni sono nel collegio UO2 di Selvazzano che comprende l’Alta. Il terzo collegio vede Padova, Abano e Piove.

Al Senato

Al Senato va ancora peggio. La circoscrizione elettorale è unica. C’è un solo collegio uninominale per Padova sui 5 appena di tutta la Regione. Questo collegio comprende tutti i 102 comuni della nostra Provincia. Quindi elegge un solo senatore. Mentre al plurinominale sono in palio sei seggi ma dentro ci sono i territori di Padova, Vicenza e Verona.

Chi rischia

Le regole dell’attribuzione dei seggi penalizzano i gruppi più numerosi, quindi in questo caso il centrodestra che nel 2018 fece praticamente il pieno. Dei quattro deputati eletti all’uninominale due della Lega e due di Fi, ne resterà metà. A rischiare di più sono Cortelazzo e Milanato. Ma non si può dire nulla. Potrebbero essere candidati in collegi più sicuri. Nel plurinomimale fuori gioco Francesca Businarolo, Raphael Raduzzi e Silvia Benedetti fuoriusciti dai 5 Stelle. Bitonci può farcela, Zordan non sembra. Marin sarà appeso al risultato di Coraggio Italia (sotto il 3 per cento non ci sono riparti). Forza Italia ne farà uno, vedremo se ricandiderà Caon. Alessandro Zan del Pd, se si candiderà, probabilmente sarà riconfermato. Al Senato la volta scorsa c’erano 9 collegi uninominali, ora sono 5 di cui uno solo a Padova. Dipenderà molto se la Casellati (che già l’altra volta si presentò nel collegio di Venezia) o Ghedini che fu eletto per Bassano del Grappa) vorranno ripresentarsi. Se Erika Stefani non avrà problemi li avranno invece Roberta Toffanin (eletta nel collegio di Rovigo) mentre anche De Poli eletto col maggioritario dovrà sgomitare in Forza Italia e se la giocherà con il risultato personale. Sul plurinominale potrebbero esserci delle sorprese. Molto difficile l’ingresso di Giovanni Endrizzi (5 Stelle) mentre Andrea Ostellari sarebbe salvo.

Le variabili

In tutto questo ovviamente non abbiamo fatto i conti con due fattori. Entra in gioco prepotentemente Fratelli d’Italia che non aveva in questa legislatura figure padovane se non Adolfo Urso, padovano per caso (vi è nato nel 1957 ma è cresciuto in Sicilia) che è stato eletto in un’altra circoscrizione del Veneto. Dunque ci sarà la difficile via di unire il centrodestra in una coalizione la quale, se le elezioni saranno il 25 settembre, dovrà presentare le liste il 21 agosto. Il secondo aspetto è l’impressione che il centrosinistra seppure senza il “campo largo” potrebbe recuperare qualche punto e andare meglio della volta scorsa puntando su qualche voto grillino di ritorno. Infine il ruolo delle donne. La legge stabilisce che un genere non debba avere più del 60 per cento.

Ultimo aggiornamento: 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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