Papa Wojtyla in visita a Padova quarant'anni fa, ricordo indelebile

Giovanni Paolo II è l'ultimo pontefice arrivato in città. In strada ad accoglierlo almeno 300 mila persone

Lunedì 12 Settembre 2022 di Gabriele Pipia
Papa Wojtyla in visita a Padova nel 1982

PADOVA - Dov'eri quando è venuto Papa Wojtyla? Ogni padovano che abbia almeno 50 anni davanti a questa domanda risponde di getto e poi apre l'album dei ricordi. «All'Appiani, sotto il sole con gli amici». «In Prato, non c'era un metro libero». «Al Santo, per assistere alla messa». «Alla finestra di Palazzo Moroni, affacciato sul Liston». Nessuno può dimenticare una pagina di Storia della città. Nessuno può dimenticare domenica 12 settembre 1982.

La visita del Papa

Il sindaco di Padova eletto da due settimane è Settimo Gottardo, il vescovo arrivato da nove mesi è Filippo Franceschi mentre il rettore dell'università è da dieci anni Luciano Merigliano. La gente in strada canta Felicità di Albano e Romina e Vado al massimo di Vasco Rossi, i due grandi tormentoni di un'estate suggellata dalla vittoria del Mondiale. È un periodo di grande espansione economica ma si respirano ancora gli anni di Piombo: proprio a Padova la polizia libera dal rapimento il generale americano James Lee Dozier e arresta cinque brigatisti rossi.

Euforia e tensioni si mescolano in quel grande frullatore di avvenimenti chiamato 1982. È questo il contesto in cui Padova si veste a festa per accogliere Karol Wojtyla, il Papa che ha segnato il Novecento e che segnerà anche l'alba del nuovo secolo. Quarant'anni dopo Giovanni Paolo II rimane l'ultimo pontefice arrivato in città. Questo quarantesimo anniversario è l'occasione per ripercorrere quelle dodici ore di pura festa collettiva. «Trecentomila persone attorno al Papa. Padova ha segnato la giornata più intensa nella storia dei pellegrinaggi di pace di Giovanni Paolo Secondo» scrive in prima pagina il Gazzettino del giorno dopo.

Dove è andato e cosa ha fatto

La visita pastorale inizia alle 8.14 quando l'elicottero pontificio atterra al campo sportivo di Sarmeola per una visita del Papa ai malati dell'Opsa e continua con il primo saluto alle autorità padovane in piazza Garibaldi. La bianca Land Rover percorre il Liston tra due ali di folla e si sposta al Bo per il saluto al corpo accademico dell'università. Il Papa resta meravigliato mentre guarda gli stemmi araldici dell'Aula Magna e poi prosegue per il Santo, dove è in programma la celebrazione solenne. Parla in italiano, in spagnolo e in portoghese, la lingua di un popolo devotissimo a Sant'Antonio. Sorride a chiunque, accarezza i bambini, stringe centinaia di mani e ogni tanto alza gli occhi lasciandosi incantare dalla bellezza della città. Fa visita alla tomba di San Leopoldo e prega davanti alla reliquia del Santo. Emoziona tutti e si emoziona lui stesso. La scorta è sempre in allerta e i suoi movimenti sono blindatissimi visto l'attentato in piazza San Pietro di un anno prima, ma qui tutto fila liscio. Quella di Padova è solo una grande festa per una figura straordinaria accolta un po' come una divinità e un po' come una popstar. Il cerimoniale prevede l'Angelus Domini dalla Loggetta della Scuola di Sant'Antonio, un nuovo appuntamento istituzionale al Palazzo della Ragione e la messa con i sacerdoti al Duomo. Fino all'evento più atteso, l'incontro del pomeriggio con oltre ventimila giovani organizzato da Azione Cattolica al mitico Appiani. Le pale dell'elicottero si rimettono in moto alle 20.27, quando il Pontefice decolla dal velodromo Monti. La gente guarda il cielo di Padova e applaude ancora.

Il sindaco: «Ruppe il protocollo per darmi un abbraccio»

Settimo Gottardo oggi ha 78 anni e all'epoca era un giovane sindaco. «Il Papa sarebbe dovuto venire l'anno prima per il 750esimo anniversario dalla morte di Sant'Antonio, ma l'attentato del 1981 fermò tutto - ricorda -. Arrivò nella nostra città dopo anni di violenze e tensioni e io gli posi subito il tema della riconciliazione inviandogli il mio discorso. Quella di Wojtyla era ben più che una visita religiosa. L'Europa era divisa da muri e cortine di ferro, c'erano anche delle ferite sociali da ricucire. Passammo l'intera giornata assieme, fu tutto straordinario». Che istantanea rimane di quel giorno? «Il Pontefice ruppe il protocollo per darmi un abbraccio intenso. Era l'abbraccio all'intera città».

 

Il sacerdote: «Fu toccante»

Non scorderà mai quel giorno anche don Cesare Contarini, parroco di San Lorenzo di Albignasego e rettore dell'istituto Barbarigo. All'epoca era un ventiseienne cappellano della parrocchia di Cristo Re. «Partecipai alla messa in Duomo e poi andai in Prato. Ricordo il grandissimo clima di partecipazione e mi è rimasta dentro pure l'emozione del fondatore della parrocchia di Cristo Re, don Romeo Silvan. Era malato da tempo ma riuscì a conoscere il Papa a Sarmeola pochi giorni prima di andarsene. Fu tutto molto toccante».

La grande folla

E poi c'è il fiume di ricordi della gente comune riversata in strada. Silvia Romanato, impiegata originaria di Bovolenta, oggi parla ancora con eccitazione: «Avevo sei anni, ero riuscita ad entrare a San Leopoldo ed ero felicissima. Il Papa prese in braccio mio fratello di quattro anni e poi baciò le mani di mia mamma Anna. Mio padre Zeffirino è riuscito a recuperare una foto di quel momento dopo una tenace richiesta all'archivio del santuario. Per tutta la nostra famiglia quel giorno ha un grandissimo significato». Vale per Silvia e vale per gli altri trecentomila.

Ultimo aggiornamento: 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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