Virologi, guerra dei test. Palù demolisce Crisanti: «I suoi dati inattendibili»

La consulenza del presidente di Aifa agli atti dell'inchiesta Rigoli-Simionato. La replica del senatore: "Insulti gratuiti"

Martedì 14 Febbraio 2023 di Al.Va.
Virologi, guerra dei test. Palù demolisce Crisanti: «I suoi dati inattendibili»

VENEZIA - Nel giorno in cui in Veneto i contagi da Covid-19 scendono sotto quota 100, ad alzarsi sono le voci dei virologi. L'oggetto? Sempre i test rapidi e la loro attendibilità. Lunedì prossimo saranno tre anni esatti dal primo decesso per coronavirus in Italia e a tenere banco sono ancora le accuse del professore Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd, il cui esposto ha portato al rinvio a giudizio dell'ex coordinatore delle microbiologie del Veneto, Roberto Rigoli, e dell'ex dg di Azienda Zero, Patrizia Simionato che fecero acquistare i test rapidi alla Regione del Veneto. Ora, come riportato dal Corriere della Sera, dalle carte dell'inchiesta della Procura di Padova emerge lo sferzante giudizio di Giorgio Palù, virologo e presidente dell'Agenzia italiana del farmaco, sulla ricerca di Crisanti, secondo la quale l'inattendibilità dei test rapidi avrebbe favorito la diffusione del virus anziché ostacolarla. Uno studio - ha detto invece Palù - che «non può in alcun modo essere assunto né come dato scientifico né come opinione di esperto» e che altro non sarebbe che «informazione inattendibile e non scientifica». Tra l'altro, proprio sulle colonne del Gazzettino, contro lo studio di Crisanti si era esposto un altro luminare, il professore emerito di Microbiologia e Virologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, Massimo Clementi: un lavoro, aveva detto, «imbarazzante».
«Non sono abituato a insulti gratuiti, il mio studio su Nature Communication è stato valutato da quattro esperti di fama mondiale», la replica di Crisanti a Palù ieri a corriere.it.


LA CONSULENZA
Dalla consulenza di Palù per la difesa della dottoressa Simionato emerge che i test antigenici acquistati dal Veneto erano «autorizzati dall'Fda e validati dall'Ehrlich Institut di Francoforte, e ritenuti idonei per effettuare la diagnosi di Covid-19», scrive il professore, secondo cui «non si vede quindi perché un laboratorio pubblico debba condurre una sperimentazione per verificare quello che è già certificato dagli enti regolatori.

Eseguire un'indagine scientifica sarebbe stato uno sperpero di denaro pubblico». E ancora, per Palù, «non si tratta di scienza, stiamo parlando di dati da essere ancora confermati, informazioni quindi che non dovrebbero nemmeno essere utilizzate per guidare scelte di pratica clinica».


LE REAZIONI
Ieri nessun commento da parte del professor Palù. Diverse, invece, le reazioni di altri esperti. «Mi pare davvero assurdo vedere ancora, dopo due anni, gli strascichi di una polemica che pensavo superata, quella sui test rapidi anti-Covid o molecolari - ha detto all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, primario Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova -. Sarebbe bene lasciarci alle spalle questi contrasti tra colleghi e tornare a toni più tranquilli, dove ognuno può avere le proprie idee ma il dibattito scientifico deve trovare sulle riviste scientifiche dove c'è una revisione tra pari; dove, se ci sono posizioni opposte, ci si può confrontare nelle sedi opportune come i congressi».
E Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano: «Non entro nel merito della vicenda, dico solo che l'articolo di Crisanti è stato pubblicato su una rivista scientifica di buona rilevanza, sottoposto alla valutazione della cosiddetta peer review. E credo che, se ci sono visioni diverse, si può scrivere una lettera all'editore per esporle». Pregliasco, in corsa alle elezioni regionali lombarde con il candidato di centrosinistra Pierfrancesco Majorino, invita a riportare il dibattito tra scienziati in sede scientifica e osserva come, «finito Sanremo» e spenti i riflettori sulle polemiche sollevate dal festival, «forse c'era bisogno di tirare in ballo qualcos'altro che facesse parlare». Ma se i contrasti tecnici fra scienziati si consumano nell'arena mediatica, «fanno male - osserva il medico - perché peggiorano la considerazione dei cittadini nei confronti di chi comunque in questa pandemia si è esposto»


FAVOREVOLI
«Sono d'accordo con Palù - ha detto Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'Ospedale Sacco di Milano -. Bisogna ricordare il significato di attendibilità scientifica e il valore degli enti regolatori. I test erano stati validati e pertanto non era necessario, anzi era inutile e dispendioso, effettuare altre prove». Gismondo invita comunque a «non alzare i toni: ne beneficerà la nostra categoria professionale. Speravo che le polemiche si fossero calmate».
«La diatriba sui test anti-Covid in Veneto - ha detto Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma - la vedo a mio parere con giudizio salomonico: i test rapidi è vero, danno molti falsi negativi, ma fare test molecolari è molto costoso. C'è stata una scelta politica avvalorata però dal fatto che di solito uno screening di massa si fa con test poco costosi, rapidi e non invasivi: una base dell'epidemiologia. Vero che il molecolare è più costoso, ma certo è più affidabile. Poi non dobbiamo dimenticare il momento storico in cui accadde, avevamo poche armi e strumenti. In conclusione, dobbiamo essere uniti perché la lotta è sempre contro un male comune e uniti siamo più forti». 

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Ultimo aggiornamento: 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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