Palazzo delle Esperienze, area troppo cara: si ferma il nuovo polo del Bo

Martedì 28 Marzo 2023 di Mauro Giacon
L'area in questione è vicina al Fiore di Botta, sede della facoltà universitaria di Biologia

PADOVA - Doveva essere il nuovo polo dei laboratori per le facoltà scientifiche dell’Ateneo. L’Università aveva anche trovato un posto strategico, alla Stanga, davanti al “Fiore” di Botta in un’area che avrebbe acquistato dai privati. Solo che i 14 milioni di euro pattuiti sono sembrati un’enormità all’Agenzia del Demanio che ha valutato l’area 8,2 milioni. E il Bo per non incorrere in problemi ha deciso di lasciar perdere. La comunicazione ufficiale è avvenuta la settimana scorsa nell’ultimo consiglio di amministrazione.
Tramonta così, almeno per il momento, l’ultimo “lascito” dell’ex rettore Rosario Rizzuto che aveva lanciato l’idea.

Il Palazzo era stato concepito per occupare una superficie di 15 mila metri quadrati per un volume di 55 mila metri cubi e un costo di 9 milioni.


IL BANDO
L’Ateneo aveva addirittura emesso un bando per la ricerca dello spazio il 2 febbraio del 2021. Avevano risposto in quattro. C’era ad esempio l’Aspiag con un’area in via del Pescarotto e Parco Antenore srl che offriva il Pp1. E la Patavium che aveva un terreno in vai Turazza. Ma fra tutti l’area della “Piccin Nuova libraria” in via del Pescarotto con l’angolo via Murialdo era apparsa la migliore.
La Piccin ha offerto di acquistare l’intero lotto per 14 milioni di euro per 78 mila metri cubi o solo una parte 55mila metri cubi per 9 milioni. Però il Bo ha bisogno di spazi perchè l’edificio deve concentrare i laboratori didattici e le principali attività sperimentali relative alle scienze chimiche, fisiche, farmacologiche, biologiche mediche e ingegneristiche. Dunque l’opzione “large” sembrava la migliore.


I PROBLEMI
E qui sono cominciati i guai. Il Bo ha inviato All’Agenzia del Demanio l’importo pattuito per evitare di vendere come ente pubblico un bene al disopra del suo valore, circostanza che avrebbe generato un danno economico alla collettività e dunque perseguibile. L’area era stata stimata 9,6 milioni ma era stato aggiunto un “surplus” di valore per la posizione speciale proprio in mezzo agli istituti universitari, stimato in 2,9 milioni. In più era stato stimato in 1,2 milioni il vantaggio derivante dal regime fiscale in esenzione di Iva con cui doveva essere conclusa la compravendita. 
Il Demanio ha risposto picche: 8,2 milioni, valutazione trasmessa ai proprietari che l’hanno rigettata asserendo che l’Università non aveva chiarito bene all’Agenzia alcuni particolari: la valutazione del Demanio sull’area adiacente a quella del “Fiore” di Botta emessa nel 2014 e la spesa sostenuta dal Bo. Puntualizzazioni ritornate al Demanio che ha ribadito come il proprio compito sia di esprimersi “sul solo valore di mercato (immobiliare)”.
Ricordando a tutti che secondo gli standard di valutazione riconosciuti “il valore di mercato ignora qualsiasi distorsione di prezzo causata da “valore speciale”, ovvero un ammontare che rispecchia particolari caratteristiche di un bene che costituiscono un valore solo per un acquirente speciale”. Insomma il Bo si è trovato spalle al muro.


IL COMUNE
Inoltre ci si è messo anche il Comune. Perchè la valutazione fra l’Università e i privati era stata fatta quando si prevedeva un indice di 5 metri cubi al metro quadro per quell’area. Ma il Piano degli Interventi appena approvato non solo ha cambiato la destinazione urbanistica ma ha scalato l’indice di edificabilità a 3 metri cubi per metro quadro riducendone ulteriormente il valore “nonostante un’osservazione in senso contrario presentata dall’Ateneo”. 


L’ALTERNATIVA
Potrebbe essere rappresentata dal campus a Voltabarozzo in progetto nell’ex edificio studi idraulici. Viene 9,5 milioni e lì potrebbero andare i laboratori che si trovano oggi nei Dipartimenti dell’area Piovego, liberando spazio per la didattica.

Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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