Omicidio a Trebaseleghe. La corsa disperata verso la porta. Pietro e Francesca hanno tentato di scappare dal padre

Lunedì 21 Dicembre 2020 di Marco Aldighieri
La corsa disperata verso la porta. Pietro e Francesca hanno tentato di scappare dal padre
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TREBASELEGHE - Pietro e Francesca, i due fratellini di 13 e 15 anni, hanno provato a scappare dalla furia omicida del padre. Sotto i fendenti del coltello stretto nella mano del loro amato papà, feriti e insanguinati, hanno tentato di raggiungere la porta d'ingresso: la salvezza. Ma lui, Alessandro Pontin di 49 anni, li ha raggiunti e li ha finiti squarciandogli la giugulare. Poi, accecato dall'ira, ha inveito con altre coltellate sui corpi dei figli. Prima di uccidersi con lo stesso coltello trafiggendosi il collo, ha lasciato un biglietto: Voglio essere cremato e le mie ceneri disperse. Il movente? I forti dissapori con l'ex moglie, l'infermiera Roberta Calzarotto di 47 anni, per quegli alimenti mai pagati.


Cosa è successo

Pietro e Francesca, nella giornata di sabato, si sono recati nell'abitazione del papà in via Sant'Ambrogio a Trebaseleghe.

Una bifamiliare, dove al primo piano viveva il 49enne e al piano terra i nonni paterni. Mentre in una villetta a fianco risiede Roberto, lo zio dei due fratellini e fratello di Alessandro. Un fine settimana come tanti, trascorso in famiglia. Poi Pietro e Francesca sono andati nella loro camera per dormire. Quando nel cuore della notte, si sono svegliati per un dolore lancinante al collo. Impietriti, si sono trovati davanti il papà armato di coltello pronto a ucciderli. Il tentativo di fuga non li ha salvati. A dare l'allarme è stato lo zio, intorno alle 14 di ieri. In via Sant'Ambrogio di Trebaseleghe sono intervenuti i carabinieri del Nucleo investigativo e quelli della Scientifica. Appena la madre dei due fratellini è stata avvisata, l'infermiera di 47 anni Roberta Calzarotto residente a San Giorgio delle Pertiche, si è sentita male ed è stata soccorsa. È tuttora in stato di choc. Gli inquirenti sulla scena del crimine hanno trovato e sequestrato un paio di coltelli da cucina, ma solo uno è stato utilizzato da Pontin per commettere il massacro. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha ordinato l'autopsia su tutti e tre i cadaveri. Nei prossimi giorni gli inquirenti sentiranno tutte le persone vicine al 49enne originario di Noale in provincia di Venezia, e vissuto per qualche periodo a Scorzè dopo la separazione con la moglie.

Il movente

Alessandro Pontin, dopo un lungo periodo di disoccupazione, da qualche tempo, riusciva a guadagnare un po' di soldi con una serie di lavori come palchettista. E poi si era rifatto una vita, trovandosi una nuova compagna. Insomma, agli occhi di parenti e amici appariva come un uomo mite e molto equilibrato: un buon padre. E allora cosa è stato a scatenare tanta furia omicida nei confronti dei suoi amati figli? La pista più battuta dagli inquirenti è quella di una vendetta contro la sua ex moglie. Tra lui e lei ci sarebbero stati una serie di dissapori per quegli alimenti mai pagati. Tanto da spingere l'infermiera a denunciarlo, per poi rimettere la querela quando Pontin ha sborsato i soldi per il mantenimento di Pietro e Francesca. Un episodio datato, ma che si sarebbe poi ripetuto nel tempo. La donna non avrebbe più voluto fare vedere i suoi figli all'ex marito, fino a quando Alessandro non si fosse messo in regola con il passaggio degli alimenti. Insomma, gli attriti tra i due sarebbero dovuti a una questione di soldi. L'ex moglie, già nella giornata di ieri, sarebbe stata sentita dai carabinieri e avrebbe giurato di non avere avuto alcun problema con l'ex compagno. 

 

Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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