Padre Daniele, in chiesa e in tv per la beatificazione

Lunedì 30 Novembre 2020 di Barbara Turetta
BEATIFICAZIONE Un momento della cerimonia con il vescovo

SACCOLONGO - Una cerimonia sentita e partecipata per l’apertura ufficiale del processo della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio padre Daniele Hechich, per i più conosciuto come “padre Daniele”.

In chiesa a Saccolongo, nel rispetto delle norme anticontagio, hanno trovato posto circa un centinaio di fedeli, altrettanti hanno seguito la particolare celebrazione in collegamento dal vicino patronato, ma c’è stato anche chi è rimasto all’esterno sul sagrato della chiesa.

A garantire il corretto rispetto delle norme i volontari della protezione civile di Saccolongo, che hanno vigilato sugli ingressi e sulle uscite. Cerimonia presieduta dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. «Di Padre Daniele il Signore ha saputo valorizzare anche il dolore e la sofferenza - ha detto il vescovo - , e anche quando la malattia può mettere in dubbio la misericordia, il Signore sa coglierla e la sa portare nel suo disegno di amore. Anche la morte di Gesù ci ha manifestato l’amore di Dio, e di padre Daniele colgo questa capacità di portare dentro alla misericordia di Dio la sua sofferenza». «I suoi impedimenti fisici sono stati occasione di parlare di Dio – ha continuato Cipolla -, quasi segno tangibile di Dio che si occupa anche di ciò che è nella sofferenza fisica, psichica e morale, portate a lui perché venissero ricondotte nella misericordia di Dio».

Padre Claudio Bratti, postulatore della causa, ha centrato il suo intervento sulla figura di padre Daniele, e su ciò che ha significato per tutti. «Quando padre Daniele ha saputo della sua malattia gli è stato chiesto se voleva che si pregasse per lui, o di andare a Lourdes per chiedere la sua guarigione - ha detto padre Bratti -, ma lui ha risposto di “no”, perché quella era la volontà di Dio. Ha voluto offrire tutta la sua sofferenza per il bene della chiesa, la conversione dei peccatori, e per la santificazione del clero. E così ha voluto: ha consumato coscientemente tutta la sua vita per queste tre motivazioni. E solo alla luce della fede riusciamo a capire che quella vita di sofferenza, per trent’anni inchiodato sul letto, vale. In questi ultimi 50 anni abbiamo diverse figure canonizzate o beatificate con lo stesso problema, è lo Spirito Santo che ci dà un messaggio». Monsignor Tiziano Vanzetto ha dato poi lettura del Decreto di accettazione del Libello di domanda e della nomina degli “officiali dell’inchiesta”: don Marco Cappellari, delegato episcopale, don Antonio Oriente, promotore di giustizia dell’inchiesta, don Nicola Tonello, notaio dell’inchiesta, e fra Claudio Bratti, vicepostulatore della causa. «Questa è una bella circostanza in cui ci incontriamo – ha concluso frate Enzo Maggioni, ministro provinciale dei frati minori francescani -, dobbiamo rallegrarci di fronte alla figura di Padre Daniele, che ha mostrato la possibilità di una gioia, declinata nel vocabolario francescano “perfetta letizia”, proprio in condizione di esistenza che dovrebbero escluderla. Parliamo di qualcosa di umanamente impossibile, ma le cose di Dio sono dentro l’umano, e vanno ben oltre».
 

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