Ragazzi, coppie e pensionati: tremila padovani "fuggono" all'estero

Lunedì 30 Dicembre 2019 di Gabriele Pipia
In un anno tremila padovani hanno spostato la residenza
1
PADOVA Prendiamo un piccolo comune che conta circa tremila abitanti, come per esempio Baone o San Pietro Viminario, e immaginiamo che la sua popolazione scompaia completamente nel giro di 12 mesi. Studenti e pensionati, giovani coppie e quarantenni in carriera. Tutti altrove. È ovviamente un paradosso, ma rende l’idea di ciò che sta accadendo negli ultimi anni nella provincia di Padova. Sono 2.926, infatti, i cittadini che nel corso del 2018 hanno spostato la propria residenza all’estero. Erano stati 2.596 l’anno prima e addirittura 2.778 nel 2016. Lo dicono le statistiche dell’Istat sulle emigrazioni all’estero, ma il numero di padovani che si sono spostati oltre confine è addirittura maggiore perché vanno aggiunti tutti quei ragazzi che hanno mantenuto la residenza in Italia ma sono volati all’estero per motivi di studio. 
Negli stessi 12 mesi 4.867 residenti si sono spostati in un’altra provincia veneta e 3.161 hanno invece deciso di cambiare regione. Guardando tutto dalla prospettiva opposta, invece, nel 2018 gli immigrati regolari che hanno portato la propria residenza in provincia di Padova sono stati 5.825, soprattutto di età compresa tra i 18 e i 39 anni. 

IL RAPPORTO 
Nei giorni scorsi l’Istat ha pubblicato un rapporto annuale da cui emerge che nel 2018 il volume complessivo delle “cancellazioni anagrafiche per l’estero” ha riguardato in tutta Italia 157 mila persone, in aumento dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Il Veneto è, dietro la Lombardia, la regione dalla quale emigrano più persone verso l’estero. Sono 16.411 quelle che hanno spostato la propria residenza nel corso nel 2018. In testa alla classifica troviamo la provincia di Treviso (3.522), seguono Vicenza (3.434), Verona (2.852), Padova (2.926) e Venezia (2.609). Più staccate Belluno (576) e Rovigo (492). 
Prendendo in esame lo scenario padovano, notiamo che non c’è grande differenza di genere: i maschi sono 1.506, le femmine 1.420. Chi emigra ha principalmente tra i 18 e i 39 anni (sono 1.404) oppure tra i 40 ai 64 (805). Segno che il più frequente motivo dell’emigrazione è legato ad una nuova avventura lavorativa. I minorenni sono 586, gli over 65 invece sono 131. Prendendo in esame i dati del solo capoluogo, notiamo che i padovani iscritti all’Aire (anagrafe dei residenti all’estero) sono complessivamente oltre undicimila. 

L’ANALISI
Il fenomeno è osservato con forte interesse dall’ente Veneto Lavoro, braccio operativo della Regione in tema di occupazione, che sta diffondendo un questionario per analizzare il fenomeno dei veneti che vivono all’estero. L’obiettivo è comprendere le caratteristiche migratorie, le principali motivazioni e le prospettive future. «Per il mercato del lavoro - spiega il direttore Tiziano Barone - è importante studiare sia i flussi in entrata che quelli di uscita. Per quanto riguarda le uscite verso l’estero non vedo nulla di patologico, è una dinamica moderna normale nel contesto della globalizzazione. Ma non c’è dubbio che bisogna lavorare sulla capacità di attrazione dei talenti». 

GLI UNIVERSITARI
Ha un tono invece più critico Anna Azzalin, laureanda in Giurisprudenza al Bo, fino allo scorso agosto presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari. Guarda soprattutto alle emigrazioni giovanili e scuote la testa: «Qui c’è una generazione che sta progressivamente svuotando il Veneto: un territorio sempre più anziano, poco attraente per chi ci nasce e incapace di richiamare talenti dall’estero. In Italia rispetto ad altri Paesi c’è un problema di inserimento lavorativo ma anche un deficit di servizi, basti pensare ai trasporti pubblici, e di innovazione digitale. Dal sud Italia molti ragazzi vengono al nord, dal nord altrettanti vanno all’estero: è un cerchio che non si chiude mai, servono politiche all’altezza». 

L’ESPERTO
Dai ragazzi ai pensionati, situazioni diverse ma numeri altrettanto importanti. A Cittadella c’è un’agenzia specializzata proprio in trasferimenti all’estero di questo genere, la Reframed di Valentino Coletto, che riceve oltre 300 richieste al mese da tutta Italia ma soprattutto dal nord del Paese. C’è chi guarda alle Canarie e chi a Santo Domingo, chi al Portogallo e chi all’Albania. «Il fenomeno è in crescita - conferma Michele Coletto, antropologo che ha studiato in Francia e vissuto 12 anni all’estero -. Molti con la pensione italiana non riescono ad arrivare a fine mese e allora guardano a Paesi come Tunisia, Albania e Bulgaria dove la vita costa tre volte di meno. Con mille euro di pensione si vive come se in Italia fossero tremila. Tanti sessantenni accarezzano l’idea di una seconda giovinezza e guardano all’estero per realizzare il proprio sogno». 
Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 09:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci