Padova e Verona, vincono i salviniani. Marcato attacca: «Decisive 50 nuove tessere»

Lunedì 19 Dicembre 2022 di Angela Pederiva
Paolo Borchia e Nicola Pettenuzzo
1

Considerando i riferimenti nazionali, hanno vinto due salviniani: Nicola Pettenuzzo a Padova e Paolo Borchia a Verona sono stati eletti ieri segretari della Lega nelle rispettive province.

Ma osservando gli equilibri regionali, l'area marcatiana (e quindi zaiana) andata alla conta contro quella bitonciana attorno alla città del Santo, ha ottenuto un risultato superiore alle proprie e altrui aspettative. «Come mi ha appena detto al telefono il nostro leader Matteo Salvini, non ci sarà nessuna resa dei conti, ora dobbiamo marciare uniti per il bene del movimento», ha però commentato in serata il commissario veneto Alberto Stefani, annunciando «probabilmente fra il 22 e il 29 gennaio» i congressi di Venezia, Vicenza, Belluno e soprattutto Treviso, in vista poi dell'appuntamento che «verso aprile» segnerà il futuro della Liga Veneta.


NEL PADOVANO
Lo scarto nel Padovano è stato di 29 schede su 810 votanti: 419 per Nicola Pettenuzzo, sindaco di San Giorgio in Bosco; 390 per Michele Giraldo, primo cittadino di Brugine (l'esito del direttivo: 7 a 5, con il pareggio evitato per 4 voti). «Una differenza in linea con la tradizione provinciale», ha commentato Stefani, che pur concedendo l'onore delle armi allo sconfitto («Uno dei primi sindaci e militanti che ho conosciuto quando a 16 anni sono entrato in questo movimento»), da padovano ha rivendicato la propria vicinanza politica al vincitore: «So che viene spesso identificato come il candidato di Massimo Bitonci, ma tengo a sottolineare di aver creduto in lui fin da subito. Comunque i miei complimenti vanno a entrambi e soprattutto ai militanti che hanno registrato un'affluenza record».
Al dato fornisce però un'altra lettura Roberto Marcato, padrino di Giraldo: «Il nostro è un risultato straordinario, tenendo conto di tanti elementi. Innanzi tutto bisogna considerare che il partito aveva impegnato tutte le sue forze sull'avversario che per me, sia chiaro, è una persona assolutamente perbene e capace. Poi bisogna avere presente la gestione di questi tre anni, culminata nel fatto che non abbiamo ricevuto l'elenco dei militanti e non abbiamo potuto fare una campagna vera. Ecco, mettendo in fila tutto questo, pensavamo che saremmo stati schiacciati, invece abbiamo dimostrato quanto pesiamo. E se non fossero stati iscritti una cinquantina di militanti negli ultimissimi giorni, certamente non su nostra richiesta, l'ago della bilancia si sarebbe sicuramente spostato verso di noi. Ad ogni modo, per me il verdetto è sacro, quindi lo rispetto».


NEL VERONESE
Più netto il risultato nel Veronese, dove l'europarlamentare Paolo Borchia ha battuto l'ex deputato Vito Comencini per 347 a 232. Un esito che, pur davanti a un'affluenza oggettivamente bassa, viene interpretato come il trionfo dell'uomo di Lorenzo Fontana sul tentativo di corteggiare le simpatie scaligere per il Comitato del Nord che si riconosce in Umberto Bossi. «Consapevole del grande impegno che servirà ha commentato Borchia ringrazio tutti i militanti che hanno partecipato al congresso e l'amico Vito Comencini che si è messo in gioco. Da domani si inizia».


GLI ALTRI
Dopo l'esordio a Rovigo, dov'era stato riconfermato il candidato uscente (e unico) Guglielmo Ferrarese, i tasselli di Padova e Verona contribuiscono a comporre il mosaico dei congressi in Veneto. La soluzione della candidatura unitaria potrebbe riuscire anche a Vicenza, dov'è attualmente in pista solo Denis Frison, nonché a Belluno, con la possibile corsa di Andrea De Bernardin. Potrebbe ridursi a due la sfida di Venezia, dove però al momento i concorrenti sono tre: da una parte i salviniani Sergio Vallotto e Matia Cester, dall'altra Antonio Di Luzio (vicino all'ex vicegovernatore Gianluca Forcolin). Invece non sembrano esserci margini di ricomposizione a Treviso, dove in pista sono attualmente in quattro: Dimitri Coin che è sostenuto dall'ex segretario veneto Gian Paolo Gobbo; il salviniano Riccardo Barbisan, che invece è appoggiato da Stefani; l'uomo-macchina Giuseppe Paolin; l'anti-salviniano Luciano Dussin.
Ha osservato Stefani: «Per noi il dibattito è il sale del movimento. Attendiamo così le prossime elezioni. Nel frattempo zero polemiche: dopo Padova e dopo Verona, si riparte, con l'auspicio che la celebrazione dei congressi finalmente calmi gli animi. Ho chiesto formalmente che le nuove segreterie provinciali si impegnino a comunicare agli iscritti i risultati ottenuti dai rappresentanti istituzionali ai vari livelli. Dobbiamo lavorare per la gente, perché il momento è difficile e i problemi sono fuori dal partito».

 

Ultimo aggiornamento: 08:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci