Capobanda diciassettenne guida l'agguato e pestaggio al rivale in amore

Sabato 5 Dicembre 2020 di Luca Ingegneri
L'episodio di violenza tra gli studenti di origine straniera si è consumato un mese fa nelle vicinanze dell'istituto Einaudi Gramsci
1

PADOVA - Una spedizione punitiva per far capire chi detta legge a scuola. É quanto avrebbe organizzato un diciassettenne italiano di seconda generazione, erede di una famiglia proveniente dal Senegal, reclutando una dozzina di studenti per infliggere una dura lezione ad un presunto rivale in amore, reo di avere messo gli occhi addosso alla stessa ragazza. L’agguato avrebbe potuto avere conseguenze molto serie se un’insegnante non fosse intervenuta ad interrompere la scazzottata provocando un fuggi fuggi generale.
Il preoccupante episodio risale alla fine di ottobre. Teatro l’istituto tecnico commerciale e per il turismo Einaudi Gramsci, con sede in via delle Palme. Il diciassettenne di origini senegalesi vuole farla pagare cara ad un altro studente, che ha da poco raggiunto la maggiore età. Non gli sta in tasca il fatto che la ragazza gli preferisca l’altro. É un’onta che deve essere lavata. Il diciassettenne riesce a scattare in maniera furtiva con il cellulare una foto al rivale e all’amico che l’accompagna. Le immagini dei due “nemici” fanno il giro delle chat di whatsapp. É una sorta di chiamata alle armi. Sono oltre una decina gli amici che rispondono all’appello del capobanda. L’ordine è perentorio: «Li aspettiamo fuori da scuola alla fine delle lezioni».
L’IMBOSCATA
L’imboscata si materializza a poche decine di metri dalla scuola. I due malcapitati vengono rapidamente accerchiati. Volano parole grosse. In men che non si dica partono i primi spintoni. I due diciottenni sono costretti a difendersi da calci, pugni e schiaffi. Ad aggredirli è uno stuolo di ragazzi di seconda generazione di etnie molto diverse: ci sono africani come il capobanda ma anche magrebini, romeni e moldavi. In tanti provano ad approfittarne cercando di sottrarre alle vittime i telefoni cellulari ed una bicicletta. Uno dei due rischia addirittura di rimanere senza scarpe.
La scena non passa inosservata. Urla e grida attirano l’attenzione di molti passanti. Sul posto si precipita pure un’insegnante dell’Einaudi che stava recuperando la propria auto per fare rientro a casa. La docente dimostra una buona dose di coraggio. Alcuni degli aggressori la riconoscono. Si rendono conto che è meglio lasciar perdere e allontanarsi a tutta velocità. In pochi istanti l’intera banda sparisce dalla circolazione. Sul posto restano i due diciottenni. Lamentano alcune contusioni ma le loro condizioni non destano alcuna preoccupazione. Al punto che i ragazzi rifiutano le cure mediche e preferiscono tornare a casa.
La segnalazione di reato, a carico di ignoti, finisce sul tavolo del sostituto procuratore Sergio Dini. Il magistrato delega gli accertamenti agli investigatori della Squadra mobile. Vengono raccolte numerose testimonianze utili a ricostruire l’accaduto. I poliziotti identificano sei dei presunti responsabili dell’imboscata. Sono tutti minorenni, nati nel nostro Paese ma provenienti da famiglie di chiara origine straniera. Finiscono sul registro degli indagati per tentata rapina, violenza privata e minacce. Toccherà alla Procura presso il Tribunale dei Minori di Venezia istruire un processo. Ed è probabile che anche la scuola adotti provvedimenti disciplinari nei loro confronti.

 

Ultimo aggiornamento: 10:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci