Scuola e no-vax: entrano in asilo
ottocento bambini in meno

Martedì 4 Settembre 2018 di Federica Cappellato
Scuola e no-vax: entrano in asilo ottocento bambini in meno
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Padova - Ottocento bimbi tenuti a casa. L’incertezza sul tema vaccini - sono molti a chiedersi se è sufficiente l’autocertificazione come da circolare del ministro della salute Giulia Grillo o se vige l’obbligo vaccinale, come da decreto allora firmato da Beatrice Lorenzin e non ancora abrogato - ha comportato, a Padova e provincia, un dato inconfutabile.  Ottocento scolaretti tra i 3 e i 6 anni sono stati tenuti dai genitori a “studiare” a casa: la stima è della Federazione italiana scuole materne, Fism, che si lecca le ferite: il suo presidente Ugo Lessio allarga le braccia di fronte all’emorragia di iscritti.
I NUMERI
I numeri: nell’anno scolastico 2017-2018 gli alunni erano 15.617, nel 2018-2019 sono 14.005, 1.612 in meno, circa la metà, secondo le stime, perchè in “disaccordo” con le direttive vaccinali, l’altra metà per calo della natalità. Un’annunciata debacle, anche in termini occupazionali. Fanno capo alla Fism patavina 206 scuole materne delle 310 presenti sul territorio provinciale. A riaprire ieri sono state le scuole comunali e un terzo di asili e materne della Fism che hanno proposto progetti di accoglienza ai più piccoli, gli altri due terzi ricominceranno il 12 settembre. Ma il calo è lampante: -11%, insieme alla convinzione degli addetti ai lavori che il “caos vaccini” abbia avuto non poco peso nella scelta di non prenotare un banco e una seggiola per il proprio figlioletto in una scuola materna cattolica. Come dire, meno bambini, meno introiti economici derivati dalle rette sostenute dalla famiglie, meno posti di lavoro per maestri, educatori, cuochi, inservienti. Si contano i banchi vuoti insomma. 
LE MOTIVAZIONI
«Viviamo sulla nostra pelle un crollo di iscrizioni pauroso - argomenta Lessio -, che si traduce nel tenere centinaia di bambini a casa, precludendo loro l’educazione e la socializzazione fornite dal contesto scolastico. La comparazione secca dei dati, trasmessa anche al vescovo, attesta una riduzione drastica. La lettura è facile: naturalmente non facciamo un discorso di casi specifici tra vaccinati e non, ma a livello territoriale per noi è un duro colpo». Tradotto: sono sessanta le sezioni che fisicamente spariscono dall’anno scorso, significa sessanta maestre in meno, più tutto quello che ci gira attorno in termini di educazione, supporto, mensa. Qualcuno sta già pensando a stendere contratti di solidarietà. Alla Fism, costituita nel 1973 dalla Cei, fanno riferimento a livello italiano circa ottomila scuole dell’infanzia cattoliche o di ispirazione cristiana, tutte paritarie ai sensi della legge 62/2000, presenti in oltre 4.800 Comuni italiani, gestite da congregazioni religiose, parrocchie, enti morali, associazioni anche di genitori, frequentate da 550.000 bambini. Le scuole aderenti alla Fism sono impegnate a promuovere l’educazione integrale secondo una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. Per chi cambiasse idea, le porte sono ancora spalancate, rimanendo però l’obbligo dell’autocertificazione. «Noi naturalmente accetteremo e accoglieremo tutti fino all’ultimo iscritto», promette Lessio. E intanto si fa avanti il fenomeno contrario: a Saonara una ventina di famiglie con bambini vaccinati si sono dette contrarie all’ammissione in classe di eventuali no-vax. I più a rischio a livello generale rimangono i bambini fragili, ovvero i trapiantati, gli allergici, chi soffre di malattie autoimmuni o è sotto specifica terapia e non può essere sottoposto a vaccino. Ieri comunque le scuole cattoliche che hanno ripreso l’attività non hanno lasciato fuori dai cancelli nessuno. 
Federica Cappellato 
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Ultimo aggiornamento: 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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