Permessi di soggiorno ai pusher, processo fermo da 3 anni

Mercoledì 27 Giugno 2018 di Luca Ingegneri
Permessi di soggiorno
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PADOVA -  Il decreto di rinvio a giudizio risale al lontano 5 marzo 2015. Ma in oltre tre anni non è stato possibile avviare neppure l’istruttoria dibattimentale. Ed anche l’udienza di ieri, a causa dell’astensione degli avvocati per l’incresciosa situazione in cui versa il tribunale di Bari, è andata a vuoto. Il giudice monocratico Sara Catani non ha potuto fare altro che aggiornare la trattazione del processo al 18 gennaio del prossimo anno. A tutto vantaggio dei tre imputati che vedono avvicinarsi i tempi della prescrizione, per fatti risalenti all’arco temporale compreso tra il 2011 e il 2013. Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È il reato da cui devono difendersi il parrucchiere nigeriano Michael Aideyan Edoimioya, di 57 anni, residente a Grisignano di Zocco, e i consulenti del lavoro Giovanni Ravazzolo, 71 anni, residente a Rubano, e Enrico Targa, 61 anni, che risiede in città, difesi rispettivamente dagli avvocati Rodolfo Bettiol, Giovanni Chiello e Gianni Morrone.
 

Nel marzo di quattro anni fa Edoimoiya e Ravazzolo erano finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di un’indagine della Squadra mobile, coordinata dal pubblico ministero Sergio Dini, su un vasto giro di assunzioni fittizie finalizzate al rilascio di permessi di soggiorno a soggetti clandestini. Tutto era partito da una segnalazione del Dipartimento provinciale del lavoro alla Questura. Era emerso che in stazione e in tutta l’area attorno allo scalo ferroviario un clandestino poteva trovare procacciatori di facili assunzioni in grado di far ottenere il rilascio del permesso di soggiorno. Un business illegale da centinaia di migliaia di euro all’anno gestito, tra corso del Popolo e il cavalcavia Borgomagno, da un cittadino nigeriano. Dopo un’intensa attività di appostamenti e informazioni raccolte per strada, gli uomini della Mobile, coordinati dall’allora vice questore aggiunto Marco Calì, erano infatti risaliti a Edoimoiya e al consulente del lavoro Ravazzolo. Erano finiti sotto sequestro preventivo i due locali gestiti dal nigeriano, di fatto utilizzati come posti di lavoro fittizi per regolarizzare i clandestini. Si tratta del kebab “Fast Food Fried Chicken” al cavalcavia Borgomagno e del bar “Planet Plaza” di corso del Popolo.
LE ACCUSE
Edoimoiya è accusato di aver assunto nei suoi due locali la bellezza di 142 clandestini (nella stragrande maggioranza nigeriani, ma anche originari di Albania, Marocco, Congo, Camerun, Liberia, Togo e Sudan) allo scopo di regolarizzarli. Secondo l’accusa le pratiche amministrative sarebbero state istruite dai consulenti del lavoro Giovanni Ravazzolo e Enrico Targa. Lo studio del primo professionista, in via Candeo, a Mestrino, fu oggetto di una perquisizione che portò al sequestro di diverse pratiche e di un computer.
Ogni clandestino avrebbe pagato al nigeriano circa mille euro. Nel caso in cui avesse avuto soldi a disposizione, gli veniva offerta la possibilità di lavorare in nero. Edoimioya è in Italia dal lontano 1990. Inizialmente ha lavorato come calzolaio. Poi è diventato un uomo d’affari, tanto da riuscire ad acquistare una casa a Grisignano. Negli anni 2003-2004 aveva un solo dipendente, ma a partire dal 2010 il suo impero si è ingrandito prima con 46 dipendenti, 65 nel 2011, 103 nel 2012, 77 l’anno successivo. Nel biennio 2012-2013 avrebbe incassato quasi 200 mila euro evadendo il pagamento di trattamenti di fine rapporto per un milione di euro. Non appena il lavoratore veniva regolarizzato dalla questura, in accordo con Edoimoiya si licenziava. Il nigeriano avrebbe però commesso due errori: in un solo mese 40 persone avrebbero lavorato al bar “Planet Plaza” e un fax di licenziamento sarebbe stato spedito a Ravazzolo ventiquattr’ore prima dell’effettivo abbandono del posto di lavoro.
Luca Ingegneri
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Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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