Pediatria, il reparto costruito come un lego, arriva di notte con le gru

Sabato 3 Novembre 2018 di Federica Cappellato
Le gru al lavoro in ospedale
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PADOVA - Un reparto costruito come un "lego". Solo che i "mattoncini" sono giganti del peso di diverse tonnellate. C'è voluto un trasporto eccezionale per consentire la "spedizione" e il posizionamento in Azienda ospedaliera universitaria di due maxi-moduli innestati sulla palafitta di ferro, lo scheletro realizzato nelle scorse settimane di fianco alla vecchia palazzina di Pediatria: sta così nascendo, a destra del vecchio edificio ideato negli anni Cinquanta dall'architetto Daniele Calabi, il prefabbricato di 340 metri quadrati complessivi che consentirà l'allargamento dell'attuale Terapia intensiva neonatale, con la quale la nuova struttura sarà collegata da un corridoio.
 
Ed è proprio il corridoio, insieme a uno degli stanzoni, l'avanguardia giunta ieri notte e calata dall'alto con una speciale gru dentro l'intellaiatura dove saranno incastrate, una dopo l'altra, tutte le unità: ce ne vorranno un'altra decina, di moduli ospedalieri (che giungeranno nelle prossime settimane), per completare l'opera. I "pezzi" verranno portati in Ospedale civile mano a mano che saranno, in un capannone della provincia, realizzati. Bloccata via Giustiniani, modificata la viabilità interna dell'area ospedaliera, ieri notte erano al lavoro tecnici, ingegneri, architetti: affrofittando volutamente della giornata di festa, che ha impattato relativamente sull'attività, si è proceduto dunque al trasporto e al montaggio in loco. Alla fine, la Terapia intensiva neonatale aumenterà dagli odierni 25 posti letto (sempre in over-booking) a 35, come da schede di programmazione regionale. Dunque ieri si è provveduto al collegamento con la Patologia neonatale attuale: l'aggancio all'altezza del reparto nell'ala che presenta grandi finestroni: aprendoli si "entra" nel nuovo reparto. Così facendo si è evitata una grossa cantierizzazione in un'area già pesantemente congestionata, con tutti i disagi che importanti lavori in corso portano con sè, non ultimo in termini di rumore, per ricoverati e operatori sanitari. E' la prima volta che in Azienda ospedaliera si sceglie una costruzione prefabbricata stringentemente di natura sanitaria: una quindicina d'anni fa venne realizzato per moduli il cosiddetto "PalaFellin", di fianco al Pronto soccorso centrale, ma si tratta di un'area esclusivamente destinata ad aule studio universitarie e studi medici; al suo interno non viene infatti erogata alcuna attività assistenziale. Un gran bel segnale, quello per la Patologlia e Terapia intensiva neonatale, dopo un cammino abbastanza travagliato per via che, durante le operazioni di scavo e sbancamento, era stata rinvenuta una strada romana, con tutte le ovvie implicazioni dettate dalla tutela dei beni archeologici. Inghippo che costò circa otto mesi di ritardo sulla tabella di marcia. L'imprimatur all'opera lo diede il 24 agosto 2017 la delibera firmata dal direttore generale Luciano Flor per l'affidamento dell'appalto di "fornitura di un edificio prefabbricato ospedaliero provvisorio a servizio della Patologia e Terapia intensiva neonatale, da realizzarsi sul lato sud della Clinica ostetrica", con approvazione dei verbali e aggiudicazione definita a RTI Manufactur ing Engineer ing & Development srl (capogruppo), Maquet spa (mandante), DS Medica Tecnologie srl (Mandante) di Maserà di Padova. Costo complessivo dell'opera, 1.650.000 euro, di cui 826.200 per fornitura e posa in opera del prefabbricato, il resto per realizzazione del basamento, allacciamenti e spostamento servizi, rilievi, accertamenti, indagini e collaudi. Sempre della serie "soluzioni alternative per la sanità", nel 2013 fu l'Istituto oncologico veneto a far notizia: per accelerare le liste d'attesa impiegò una sala operatoria mobile. Nel cortile restrostante l'ospedale Busonera venne parcheggiato un blocco operatorio lungo 19 metri, ambiente clinico chiavi in mano. L'unità mobile era costituita da sala operatoria, area lavaggio chirurghi e preparazione paziente, uno spazio per il risveglio e due aree di servizio. In totale, la soluzione edilizia "priva di fondamenta" occupò una superficie di 190 metri quadrati: fu una sorta di appendice ospedaliera, deputata agli interventi di chirurgia oncologica. Posteggiata per sei mesi, la sala operatoria su ruote consentì di effettuare duecento operazioni. Dopodichè accese il motore, e se ne andò.
Federica Cappellato
Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 12:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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