Nuovo ospedale, il Bo svela il suo progetto

Martedì 30 Ottobre 2018 di Mauro Giacon
Il progetto dell'università
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PADOVA L’Accordo di luglio per il nuovo policlinico dava all’Università il compito di pensare entro novembre cosa mettere dentro i due ospedali, il Giustinianeo e il polo a S. Lazzaro. Ha fatto di meglio, presentando l’hardware delle due macchine a tempo di record. L’impianto è stato presentato in Comune al sindaco con la presenza del dg dell’azienda ospedaliera Luciano Flor e poi dal rettore al Bo. Il punto focale dello studio è che supera la visione che aveva predominato finora dell’ospedale di “comunità” riservato ai padovani e quello di eccellenza, come se i due fossero di livello diverso. Invece no. «Lo pensiamo come un unico ospedale su due poli» è stato il mantra di Rizzuto. Cioè un ospedale che evita doppioni e anzi integra le sue funzioni, cercando di immaginare la sanità da qui  a dieci anni. Ovvero con malattie diverse e un modo di curare cambiato rispetto ad oggi. Lo ha pensato un gruppo di lavoro di cui facevano parte neurologi, ingegneri, oncologi, ortopedici dell’Ateneo che da agosto hanno tenuto riunioni serrate «li devo proprio ringraziare». Ieri erano rappresentati da Stefano Merigliano del Senato accademico e Mario Plebani presidente della scuola di Medicina.
L’EQUILIBRIO
Ne è venuto fuori un “sistema bipolare” perfettamente equilibrato. Andiamo sul pratico. Al pronto soccorso del Giustinianeo arriveranno tutti i pazienti, perché sarà in grado di gestire qualsiasi emergenza, operare, ospitare in terapia intensiva e ricoverare nel policlinico attuale, ristrutturato, e capace di 480 posti. Se un caso sarà particolarmente delicato sarà inviato a S. Lazzaro. Insomma come ha detto Rizzuto «saranno due sedi equivalenti». Niente giochini su pazienti che emigrano “perché lì c’è quello bravo”. «Lo pensiamo non meno efficiente e preparato». Un dato lo rivela: i 20 posti dedicati alla terapia intensiva.
IL GIUSTINIANEO
Il Giustinianeo sarà messo in grado di gestire una parte tecnologica di forte impatto. «La mole di dati immagazzinati rispetto ad oggi sarà enorme con 5 aree in espansione: neuroscienze, oncologia, trapianti, malattie cardiovascolari, medicina integrata. Nel disegno dell’Università avrà addirittura 900 posti contro gli 895 del nuovo polo. Ci sarà anche l’ospedale della mamma e del bambino con 300 posti e il centro Gallucci con altri 100. Infine una parte dello Iov. Quando il Bo dice che i due poli saranno legati, fa sul serio. Prevede una navetta su rotaia che li colleghi in sette minuti. E dedicata sia agli studenti che al trasporto dei malati. Potenzialità 8-900 persone all’ora.
IL POLICLINICO
Somiglia proprio a una cellula la “forma” concettuale del Bo. Il nucleo centrale, circolare, prevede sale operatorie e terapie intensive, emergenza e laboratori. Nella zona del “mitocondrio”, tutte le degenze. Edifici a raggera ognuno con la didattica e la ricerca incorporate all’assistenza, cioè vicine al letto del paziente. Verso l’esterno, come “fibre”, le torri per la ricerca e i servizi, per la tecnologia e la foresteria. Sarà decisiva l’espansione dell’area ad alta intensità di cura, ovvero la terapia intensiva e semintensiva.
Mauro Giacon
Ultimo aggiornamento: 08:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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