Il Pd va verso le elezioni,
ma è diviso in cinque anime

Domenica 20 Novembre 2016 di Nicoletta Cozza e Alberto Rodighiero
Il Pd va verso le elezioni, ma è diviso in cinque anime

PADOVA - Cinque anime. Ben distinte. Ognuna con un suo leader. Renziani, turborenziani, bersaniani, cattolici e il segretario. È così che il Partito Democratico di Padova si accinge ad affrontare le prossime sfide su referendum e nuovo sindaco. Parlare di divisioni all'interno di via Beato Pellegrino è un eufemismo, soprattutto nell'ultima settimana, quando le distanze fra le varie posizioni e Massimo Bettin, segretario provinciale, si sono allungate.

L'origine dei dissapori risale a un paio di anni fa, quando la segreteria era retta da Piero Ruzzante: una volta diventato consigliere regionale, aveva lasciato la sua poltrona all'allora fedelissimo Bettin, con la benedizione di Flavio Zanonato, tutti bersaniani di ferro. La carica cittadina, invece, era stata affidata ad Antonio Bressa, renziano della prima ora, che però non dispiaceva a Ruzzante. A poca distanza dalla nomina, però, Bettin ha iniziato ad avvicinarsi sempre più a Renzi: un voltafaccia verso i bersaniani che lo avevano sostenuto. Successivamente a infastidire i compagni di partito sono i tentativi sempre più frequenti del segretario di monopolizzare la situazione.

 
Ma le critiche nei suoi confronti aumentano in modo esponenziale con i risultati disastrosi delle amministrative della scorsa primavera, quando il Pd perde Este, Vigodarzere e addirittura Abano, dove riesce a vincere persino Luca Claudio. Ma il boccone più amaro da digerire resta quello di Padova, con Massimo Bitonci che nel 2014 diventa sindaco. Nella fattispecie, le accuse che cattolici e diessini muovono al segretario è di essersi speso per la campagna elettorale di Zanonato, eletto parlamentare europeo con una valanga di voti, ma di non aver sostenuto adeguatamente Ivo Rossi (da cui poi riceverà lo scranno di consigliere comunale), peraltro designato dallo stesso Zanonato come suo successore sulla prima poltrona di Palazzo Moroni. A questo punto quest'ultimo, e anche Ruzzante, entrano in rotta di collisione con Bettin il quale, affiancato da Andrea Micalizzi, ha cercato di accreditarsi altrove, ma senza riuscirci, dando vita a una corrente ispirata al ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, che però non ha riscosso molto successo tra il popolo dem. Anzi. Ad aggravare la situazione, le accuse del partito a Bettin di avere gestito in maniera poco trasparente la raccolta delle firme che ha portato alla caduta di Bitonci. Lo scenario attuale, quindi, registra un Partito Democratico diviso in cinque posizioni. Nella prima ci sono appunto Zanonato e Ruzzante, fedeli a Bersani che hanno un atteggiamento leale, ma più critico, verso Renzi, e che si sono schierati per il no al referendum. Alla seconda appartiene l'ala tradizionale del Pd, con i cattolici Berno, Sinigaglia e Tiso. Nella terza si inquadra invece la sinistra renziana con Alessandro Naccarato, Umberto Zampieri e Gianluca Gaudenzio, che voteranno sì al referendum. Nella quarta, poi, si identificano i turborenziani, capitanati da Bressa.

Nell'ultima c'è appunto Bettin, scaricato un po' da tutti e che appare ormai isolato. Come affrontare dunque la campagna elettorale e, soprattutto, come individuare il candidato sindaco con il partito in queste condizioni? Ad avere le idee chiare è il segretario cittadino Antonio Bressa che arriva ad infrangere un tabù per il popolo Dem: «Le primarie si possono anche non fare. Il metodo per individuare il candidato è piuttosto semplice. Prima di tutto va definito un programma chiaro. Poi vanno individuati gli alleati che possano condividerlo. Da questo punto di vista non ci accontenteremo solo di chi dice no a Bitonci. Solo allora si potrà individuare una candidatura». «E questo processo potrà passare o tramite le primarie, oppure, e non ci sarebbe nulla di scandaloso, a decidere potrebbe essere l'assemblea cittadina», conclude. «Dopo due anni di amministrazione leghista il clima di delusione si può combattere solamente se i partiti si mettono all'ascolto delle forze più sane e vitali della nostra città dice invece l'ex consigliere del Gianni Berno Va stilato un programma che metta al centro temi come le periferie, la sanità e la mobilità». «Ora dobbiamo concentraci sul referendum dice poi il vicesegretario cittadino Nereo Tiso Dal 5 dicembre però, è necessaria un'inversione di tendenza. Soprattutto in vista delle elezioni, ci dobbiamo chiedere se non si debba andare oltre le alleanze con cui ci siamo presentati alle elezioni nel 2014».

«Il Pd è nato ormai parecchi anni fa per unire esperienze politiche e innovarle di fronte alle sfide che il mondo di oggi ci pone.

Anche ora questo deve essere l'obiettivo del nostro partito e in particolar modo qui a Padova, dove per riconquistare la città occorre tornare in sintonia con le periferie, le imprese e il mondo della cultura», conclude invece l'ex capogruppo in consiglio comunale Umberto Zampieri.

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