Convegno online sulla violenza contro le donne: incursione a luci rosse

Martedì 15 Dicembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Convegno online sulla violenza contro le donne: incursione a luci rosse

Insulti. Frasi sessiste. Schermate di siti pornografici. Incursione nel convegno online di ieri pomeriggio organizzato dall’Università di Padova sul tema “Le diverse forme di violenza contro le donne”.
Stava parlando la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere, quando qualcosa ha cominciato a disturbare l’audio della piattaforma Zoom che ospitava il convegno. All’inizio qualcuno ha pensato ad un microfono dimenticato acceso, cosa non rara durante riunioni di questo genere, con oltre 70 partecipanti. Ma non era un microfono lasciato attivo per sbaglio. Era l’inizio di un’incursione che nessuno si sarebbe aspettao. Uno schermo è stato condiviso e Valente si è bloccata, non capendo cosa stava accadendo. A tutti è apparso un foglio bianco sul quale era scritta una bestemmia a grandi lettere, con una svastica disegnata. E da diversi account, i cui nomi potevano essere quelli di semplici studenti o cittadini, si sono cominciate a sentire parolacce: “pu…na”, “tr…a”, e poi bestemmie, frasi come «donne in cucina», e anche rutti. 
Gli organizzatori dell’evento hanno cercato di silenziare i microfoni dei “disturbatori”, ma senza successo. A questo punto è comparsa sullo schermo una pagina web di un sito pornografico, poi di nuovo il disegno di una svastica. 
A questo punto relatori e partecipanti sono insorti, hanno chiesto di buttare fuori dalla riunione queste persone o di silenziarle. «Vergogna» hanno ripetuto in molti, la maggior parte avvocati (l’evento faceva parte della formazione forense), ma presenti erano anche il presidente dell’Ordine degli avvocati Leonardo Arnau, e il magistrato Giorgio Falcone.
Dopo un paio di minuti di caos i “disturbatori” sono stati neutralizzati facendo loro lasciare la riunione forzatamente. Il convegno è proseguito ma ci è voluto un po’ per scrollarsi di dosso la sensazione di indecenza. «La pandemia ci ha regalato cose positive, come l’aiuto della tecnologia, ma anche negative, come chi si diverte a hackerare i convegni – ha commentato Arnau – Non darei eccessiva visibilità a questi soggetti, non la meritano. Evidentemente non hanno nulla da fare». 
«Si potrebbe configurare il reato di illecita intrusione in un sistema informatico – ha detto Arnau – Certo, l’indirizzo era pubblico e non credo abbiano messo molto a forzare la sala d’attesa virtuale che normalmente serve per filtrare i partecipanti. Magari sarebbe meglio inviare il link in forma privata». Il caso potrebbe chiudersi qui se gli organizzatori del convegno non decideranno di sporgere denuncia.
Tra i testimoni dell’incursione, oltre a tantissimi avvocati, anche il magistrato Giorgio Falcone. «L’ingresso tecnicamente era libero - ha detto - l’indirizzo di accesso era pubblico, quindi fatico a pensare a un reato informatico – ha commentato – Resta però in sospeso la questione della sala d’attesa che, se forzata, potrebbe dare l’elemento per la configurazione proprio di un reato informatico. È un gesto spiacevole che si commenta da solo». 
Il webinar, dopo essere stato epurato dai “disturbatori”, è proseguito senza altri intoppi. Il tema erano i diversi tipi di violenza nei confronti delle donne e un occhio di riguardo lo si è avuto per la parte prettamente giudiziaria. Un focus sulla norma chiamata “Codice rosso” dell’anno scorso lo ha fatto proprio il magistrato Falcone: «Tra il 1 agosto 2019 e il 31 luglio 2020 su tutto il territorio nazionale sono stati effettuati 2.735 procedimenti per la violazione del provvedimento di allontanamento o di incontro, 32 per induzione al matrimonio, 82 per deformazione dell’aspetto attraverso lesioni fisiche permanenti e 1.083 per diffusione illecita di immagini e video di natura sessualmente esplicita – ha elencato – Visti i numeri è evidente che c’era una reale esigenza sociale e repressiva per queste tipologie di reati. Inoltre, l’innalzamento della pena per il reato di maltrattamento aggravato ha comportato lo spostamento di competenza del giudice, dal giudice monocratico al tribunale collegiale. Poi c’è la questione dei corsi di recupero che sono a pagamento: non mi è chiaro come si concili il patrocinio gratuito per i meno abbienti con un corso a pagamento che non può basarsi sul censo. E visto che per questo genere di reati la recidiva ha una forte incidenza, sarebbe opportuno verificare la qualità di questi corsi». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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