In carcere per 70 truffe sul web: «Ecco come facevo i raggiri, chiedo scusa»

Venerdì 31 Maggio 2019 di Gabriele Pipia
Parla un truffatore
12
PADOVA - «Avevo imparato in fretta ogni trucco e sono riuscito a truffare settanta vittime. Ma ora sono pentito, so di aver sbagliato e vorrei incontrare quelle persone per chiedere scusa». A parlare è un uomo di trentasei anni, già arrestato e condannato per una lunghissima serie di truffe. Ha ancora il fiatone, perché si sta sedendo al tavolino di un bar dopo aver appena finito il proprio turno di lavoro. «Adesso sono in regime di semi libertà - racconta -. Di giorno mi do da fare in un cantiere edile, di notte torno nella mia cella al Due Palazzi. E ripenso continuamente ai miei errori». Il detenuto chiede di mantenere l’anonimato, ma racconta tutto.
  
Quante truffe ha commesso?
«Tantissime, una dietro l’altra. Soprattutto nel 2015. Ho raggirato una settantina di persone che vivono in ogni zona d’Italia. Prima di essere scoperto dai carabinieri ho guadagnato complessivamente ventimila euro. Ma non pensate che io quei soldi me li sia goduti». 
A cosa servivano, allora?
«È triste da dire, ma mi servivano per il gioco d’azzardo. Fino a pochi anni fa ero malato di ludopatia e appena incassavo una somma economica, piccola o grande che fosse, correvo a giocarmela. Sceglievo la sala Bingo di Padova, di fronte alla galleria San Carlo, perché lì c’era anche lo sportello per prelevare. Ritiravo i soldi, andavo a giocarli e intanto mi infilavo ancor più nei guai. Un circolo vizioso che non auguro a nessuno». 
Facciamo un passo indietro. Come aveva cominciato a mettere in atto le truffe on-line?
«Io ho sempre lavorato nel settore edile, non ho mai avuto esperienza nel campo dell’informatica. Ma una sera di alcuni anni fa, guardando in tv la trasmissione “Le Iene”, mi si è accesa la lampadina. Avevano fatto un servizio su un truffatore seriale che guadagnava un sacco di soldi. Ho pensato che fosse una buona idea per guadagnare soldi facili. Non ho avuto paura di essere scoperto: mi sono fiondato in internet e mi sono informato meglio su come funzionavano queste truffe. Poi ho cominciato». 
Qual era la sua tecnica?
«Molto semplice. Mettevo in vendita un oggetto, di qualunque tipo. Dalle stufe a pellet alle piscine da giardino. Sceglievo un sito internet dedicato alle compravendite, tipo Subito.it, e aspettavo che un potenziale acquirente mi contattasse. Se a scrivermi era un uomo residente nella mia stessa zona fingevo di aver appena venduto l’oggetto. Se invece l’acquirente era di un’altra zona d’Italia, scattava il mio piano. Mi facevo dare l’indirizzo per la spedizione e chiedevo di versarmi i soldi, ricaricando la Postepay oppure facendomi un bonifico sul mio conto corrente. I soldi arrivavano, io non spedivo niente e sparivo». 
A chi era intestata la carta?
«A me. E infatti penso che i carabinieri mi abbiano scoperto subito, tenendomi poi d’occhio per vedere quanto sarei andato avanti. Incassavo a volte cinquanta euro, a volte cento, a volte mille. Non cifre mirabolanti, ma comunque utili per poi andare a giocare».
Da quanto tempo è in carcere?
«Da tre anni, e devo scontare una pena complessiva di sette anni. Da otto mesi lavoro esternamente durante il giorno, tramite una cooperativa. Trenta ore settimanali per guadagnare mediamente 800 euro al mese. Intanto sto cercando di risarcire le vittime. A più di qualcuna ho già versato le somme dovute». 
La ludopatia è un tunnel ormai alle spalle?
«Ho iniziato a curarmi una volta entrato in carcere, dopo averne parlato con uno psicologo. Gli operatori del Serd mi hanno dato una mano enorme. Sì, anche sotto questo punto di vista mi sto lasciando il passato alle spalle». 
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 16:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci