Ultimo colpo di ruspa: il "bronx" di Padova spazzato via, non esiste più Foto Video

Martedì 15 Settembre 2020 di Nicoletta Cozza
Ultimo colpo di ruspa: il "bronx" di Padova spazzato via
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PADOVA Il bronx padovano non esiste più. Ieri è stato cancellato per sempre con la demolizione dell'ultima palazzina al civico 13. E ora lo scenario su quei 13mila metri quadrati ricorda un altro sito newyorkese: ground zero, dopo l'abbattimento delle Torri Gemelle. In via Anelli, diventata famosa in tutto il mondo come emblema del degrado, infatti, il complesso Serenissima, per anni quartier generale di delinquenti e spacciatori, è stato completamente raso al suolo e sull'enorme piazzale che si è formato in seguito alle demolizioni ora, a ricordare il passato, ci sono solo cumuli di macerie, come dopo un bombardamento. E l'unica struttura che rimane in piedi è quella con maggiore valenza simbolica: il muro, fatto erigere nel 2006 dall'allora sindaco Flavio Zanonato per complicare la vita ai pusher, che però fra dieci giorni sarà anch'esso demolito. A ottobre è previsto l'arrivo a Padova del Capo della Polizia per sancire la permuta tra Demanio e Comune della caserma Prandina, in passato hub dei profughi, con quest'area, dove nel giro di 6/7 anni sorgerà la nuova Questura. Da sito che evocava l'illegalità diventerà polo della legalità, in ottemperanza a una legge, seppure metaforica, che è quella del contrappasso. 
 

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L'APPUNTAMENTO
La porzione residua dell'edificio verde che fino a ieri rappresentava il bronx è stata dilaniata dalla ruspa alle 9,56 e otto minuti dopo non esisteva più. Uno scenario che pareva realizzato su un set cinematografico: una nuvola di polvere, solo in parte attenuata dall'acqua degli idranti, ha nascosto per qualche istante il rudere e, beffardamente, sulla parte posteriore del gigantesco escavatore si è formato un arcobaleno, quasi a rappresentare la fine di una bufera e la nascita di un futuro diverso per quella porzione di città. La caduta a terra dell'ultimo pezzetto di parete è stata accolta da uno scrosciante applauso, perchè ad assistere alla scena c'era un nutrito parterre: il vice ministro dell'Interno Matteo Mauri, il prefetto della città del Santo Renato Franceschelli, il questore Isabella Fusiello, il sindaco Sergio Giordani, il vice Andrea Micalizzi, l'onorevole Alessandro Zan e numerosi cittadini.



Ed è stato proprio il numero due del Comune patavino a prendere la parola per primo. «Quella di oggi sarà una data che passerà alla Storia. Io sono entusiasta, ma anche commosso, per il raggiungimento del traguardo. Abbiamo mantenuto la promessa che il bronx sarebbe stato cancellato per sempre e ora scatta un'altra grande operazione che porterà il quadrante est ad avere un ruolo strategico per lo sviluppo di Padova grazie alla presenza di due poli rilevanti, quali Questura e nuovo ospedale. Questa, quindi, non è una ruspa che demolisce, ma che ri-costruisce. E che darà nuova vita a una zona che per anni ha sofferto. Tra una decina di giorni ci ritroveremo tutti qui per l'abbattimento del muro e anche quello sarà un momento indimenticabile».



I COMMENTI
«Sono contento di essere oggi in via Anelli - gli ha fatto eco Mauri - Ero venuto alcuni mesi fa, d'inverno, per la prima demolizione e sono qui, poco tempo dopo, per l'ultima. Questo è uno dei progetti di rigenerazione urbana che si ottiene con la riqualificazione e ripensando il territorio grazie all'insediamento del pubblico, cioè la Questura. Un modo intelligente di fare sicurezza, uno dei migliori esempi a livello nazionale per la rilanciare un sito degradato, in seguito a un disastro urbanistico. Il bello, infatti, ha un ruolo nella percezione di città e a Padova si sta lavorando in questo senso e bene, come è avvenuto con modalità analoghe pure ai Giardini dell'Arena. La sicurezza non è solo quella che fanno le forze dell'ordine, ma anche quella che si ottiene riducendo la marginalità. Non è un caso, quindi, che all'ombra del Santo i reati siano diminuiti, perchè qui la sicurezza reale è maggiore di quella percepita». «Abbiamo ottenuto un risultato straordinario, inseguito per vent'anni - gli ha fatto eco il primo cittadino - durante i quali ci sono stati solo progetti basati sulle chiacchiere. Noi, invece, facciamo i fatti».



LA POLEMICA
A margine dell'evento, Giordani, commentando una spaccata avvenuta nella notte, si è lasciato andare a uno sfogo provocatorio, in risposta alle esternazioni di alcuni politici impegnati nella campagna elettorale, secondo i quali Padova è in mano alla criminalità. «Un episodio come altri, i balordi ci sono sempre.
La nostra è una città tranquilla. E poi, se fosse tutto perfetto, quante persone perderebbero il posto? Poliziotti e carabinieri, cosa farebbero? Già c'è poco lavoro, ci mancherebbe pure questo».

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