PADOVA - L’omicidio-suicidio di Rubano è ancora pieno di colpi di scena. Dal testamento rinvenuto dagli inquirenti nei pantaloni di Stellio, alla dinamica della tragedia ricostruita dai carabinieri e dal pubblico ministero Roberto Piccione, titolare delle indagini, solo dopo la doppia autopsia eseguita dal medico legale Sindi Visentin. Dorjana non è stata prima ferita con una pallottola al petto, come si pensava all’inizio dell’inchiesta, ma è stata direttamente giustiziata dal padre con un colpo alla nuca. E poi quel memoriale di Cerqueni, nato 88 anni fa a Capodistria, tutto dedicato al suo unico nipote Michele Nicoletti.
IL DOCUMENTO
Quando i carabinieri sono intervenuti in via Palù, nei pantaloni di Stellio hanno trovato e sequestrato un testamento olografo con la data del 17 settembre 2021, giorno dell’omicidio-suicidio. In un foglio scritto a mano, l’anziano ha espresso la volontà di lasciare tutti i beni al suo unico nipote Michele Nicoletti e ai 3 figli di Galdino Nicoletti il suo ex socio in affari e marito di quell’unica figlia uccisa in mezzo alla strada senza pietà. E poi ha chiesto di essere cremato, stessa volontà espressa dalla figlia Dorjana ai parenti alcuni anni prima.
LA DINAMICA
In un primo momento sembrava che Stellio avesse ferito la figlia con un proiettile al petto prima di ucciderla. Invece l’autopsia sui due corpi ha portato alla luce un’altra verità. Il primo colpo sparato dall’anziano, premendo il grilletto della sua 38 Special, una pistola a tamburo, non ha centrato il bersaglio. Dorjana, spaventata, si è rannicchiata a terra nel tentativo di ripararsi e lui, senza un briciolo di umana pietà per quella sua unica figlia, l’ha giustiziata con un colpo alla nuca. Poi ha rivolto il revolver contro di sè e ha fatto fuoco in direzione del cuore: è morto sul colpo. Nel borsello i carabinieri hanno trovato e sequestrato il memoriale indirizzato al nipote Michele, ma anche altre sei pallottole.
IL DIARIO
L’anziano imprenditore ha iniziato a scrivere al nipote Michele nel lontano primo gennaio del 2000 e ha terminato la sua opera il 12 febbraio del 2013. Quelle sessanta pagine prima le ha scritte a mano e poi le ha ricopiate al computer. Nei suoi pensieri c’è stato sempre e solo Michele Nicoletti, assistito dall’avvocato Roberto Boev. Stellio ha raccontato al nipote il perché i parenti non gli hanno mai presentato suo nonno. Il motivo? Secondo l’anziano era tutto legato agli affari di famiglia, a vecchi screzi ecomomici e a quegli investimenti messi in piedi con l’ex socio Galdino. «...Mille e mille notti ho passato insonni e queste righe sono il frutto di mille fogli minuziosamente dattiloscritti e delle migliaia di ore passate sopra la mia vecchia Remington...». E il diario si conclude così: «...Non voglio ferire troppo il tuo orgoglio e la tua posizione di figlio ma dovevo raccontarti tutto... Adesso ti è chiaro perché non hanno voluto farti conoscere il nonno. Un abbraccio».