Sfida mortale con la katana. Scorta ai parenti dell'omicida

Domenica 8 Luglio 2018 di Marina Lucchin
Sfida mortale con la katana. Scorta ai parenti dell'omicida
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PADOVA - «Se non sarà lui, sarà la sua famiglia a pagare». Sono parole di vendetta terribili quelle affidate a Facebook dal figlio maggiore di Walter Crispin Samiento Sahagun, il filippino 51enne ucciso da un connazionale in un duello all'ultimo sangue a colpi di katana, la spada dei samurai, nel parcheggio dello stadio Euganeo di Padova, giovedì sotto il sole delle 13. Così, ora, la moglie e i cinque figli di Arca Melvin, il 36enne finito in carcere con l'accusa di omicidio, sono stati posti sotto protezione dalla polizia.  Pochi minuti dopo aver appreso della morte del padre, il 21enne James Sahagun, sconvolto dal dolore e dalla rabbia, ha minacciato la famiglia di Arca: «Chiamatemi pure egoista, ma la vendetta verrà servita fredda. Se non oggi, lo sarà in futuro. Qui non finisce finché  non sarò io a finirla, non mi serviranno armi, solo pugni. E aspetterò pure il giorno di quando lui uscirà. E sarò lì ad aspettarlo».

Il ragazzo è stato subito portato in questura e sentito dalla polizia che l'ha avvertito delle conseguenze penali cui andrà incontro se continuerà su questa linea. Una specie di cartellino giallo, dovuto al fatto che quanto scritto sulla sua pagina Facebook (e poi cancellato) è stato bollato come lo sfogo di un giovane che aveva appena saputo che il padre era morto in una maniera così tragica e violenta. Con il rischio che si scateni una faida, però, nulla può essere preso sotto gamba, così la polizia ha deciso di mettere sotto protezione i componenti della famiglia di Arca Melvin, la moglie Mabel e i suoi cinque figli. 

L'ex compagna della vittima, Chona De La Cruz, 48 anni, pretende rispetto: «Il nostro è un lutto enorme, chiedo a tutti di avere pietà». E intanto pubblica l'ultima foto felice con Walter: lei, il compagno e i loro due figli davanti all'albero di Natale. L'ultimo assieme. Il figlio James, però, fa emergere nuove ombre su questa vicenda. Il 21enne ha raccontato alla polizia che sia il padre che Arca Melvin avrebbero potuto essere stati drogati nel momento del combattimento. A un amico che lo invitava a mettere da parte i suoi propositi di vendetta e a lasciar lavorare la polizia, James Sahagun ha risposto in inglese: «Più tardi andremo alla stazione di polizia e diremo loro tutte le cose che hanno bisogno di sapere. Tutto. Comprese le questioni di droga» e poi continua accusando il presunto assassino del padre di «fare e spacciare shaboo (un tipo di droga proveniente dall'oriente, ndr». La polizia a tal proposito non ha avuto alcun riscontro sulla faccenda: dai primi accertamenti non è stata rinvenuta droga, ma sono state predisposte analisi tossicologiche sia sul corpo di Sahagun che di Arca per verificare se effettivamente avessero combattuto sotto l'effetto della droga.

MOVENTEIntanto le indagini continuano a concentrarsi sul movente che ha scatenato il duello all'ultimo sangue.

Arca Melvin ha confessato l'omicidio, ma il motivo che ha spinto Sahagun a sfidarlo - ovvero la gelosia - pare sia completamente campato in aria. Un tarlo nella mente del 51enne che l'ha portato alla morte. Walter Sahagun, padre di famiglia, appena separato, accusava il connazionale di avere una relazione con la ex compagna. Da giovedì pomeriggio gli investigatori della Squadra mobile e il pubblico ministero stanno indagando sulla gelosia della vittima. E non emerge nulla. Non c'era nessuna relazione tra il filippino trentaseienne, e la compagna di Sahagun. I cellulari dell'omicida e della donna sono stati controllati minuziosamente e non emerge nessun contatto. Anche i familiari negano che ci sia stata una relazione. «Mi incitava da giorni. Voleva avere un duello con me e mi ha chiesto di portare le armi. Un duello nel quale solo uno di noi rimaneva vivo. Mi accusava, ingiustamente, di avere una relazione con la sua ex moglie» ha dichiarato al magistrato l'omicida.

Ultimo aggiornamento: 12:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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