A processo per le armi detenute illegalmente, Freddy torna in aula: un piccolo arsenale in villa

Venerdì 23 Ottobre 2020 di Marco Aldighieri
In aula l imputato Freddy Sorgato e il suo avvocato Cristiano Pippa del foro di Verona
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PADOVA - L’autotrasportatore Freddy Sorgato, già in carcere dal 16 febbraio del 2016 per l’omicidio di Isabella Noventa, ieri ha fatto il suo ritorno in un’aula di tribunale per affrontare il processo relativo alla detenzione illegale di armi da fuoco. Capelli lunghi e bianchi, raccolti in una coda, Freddy ha salutato con un cenno del capo la sorella Debora, presente anche lei, e chiamata a testimoniare proprio per la difesa. La donna delle pulizie è già uscita dal procedimento, patteggiando un anno. In aula c’era, anche, testimone chiave del ritrovamento di due pistole semiautomatiche, l’ex maresciallo dei carabinieri Giuseppe Verde all’epoca dei fatti compagno di Debora. 

LE INDAGINI 
La sera del 7 marzo del 2016 l’ex militare ha fatto ritrovare all’interno del suo armadio di casa, in una scatola in uso a Debora, 124 mila euro (consegnati come risarcimento danni a Ofelia Rampazzo madre di Isabella deceduta a fine dicembre del 2019) e due pistole: un’Astra di fabbricazione spagnola 9x21 e una Beretta calibro 7.65 con relative munizioni. A testimoniare in favore della pubblica accusa anche gli uomini della Squadra mobile: i poliziotti nei giorni 21 e 23 febbraio del 2016 avevano effettuato una perquisizione nella villa di Freddy a Noventa in via Sabbioni 11 (la casa è di nuovo all’asta per essere venduta) trovando e sequestrando tre pistole (una Colt 38 special, una Beretta 9x21 e una Smith & Wesson) e un fucile da caccia con relativo munizionamento. Armi tutte denunciate dal ballerino colpevole però, secondo l’accusa, di non avere informato la Questura del trasferimento del piccolo arsenale dall’abitazione di via Vivaldi, dove viveva, alla sua villa e di avere avuto 603 cartucce quando il massimo consentito per legge è di 200. In aula è emerso come Freddy custodisse una di queste pistole sotto il cuscino del suo letto, mentre uno storditore elettrico e un coltello a scatto gli sono stati trovati in casa, e infine un tirapugni all’interno della sua Audi.

IL TESTIMONE
Il pubblico ministero Giorgio Falcone, dopo avere interrogato davanti al tribunale collegiale presieduto dal giudice Mariella Fino alcuni carabinieri e poliziotti, è passato a sentire il racconto dell’ex maresciallo Verde. «Quel giorno, il 7 marzo del 2016, ero in convalescenza a casa, e ho deciso di fare le pulizie. Quando ho aperto l’armadio della camera da letto, in una scatola utilizzata da Debora, ho trovato uno zaino con una scritta di una gara ciclistica (sport praticato da Freddy ndr) pieno di soldi. Allora - ha proseguito - ho subito informato i miei superiori e poco dopo i carabinieri sono venuti a perquisire la mia abitazione trovando anche le due pistole. Nella scatola c’era anche una lettera indirizzata a Freddy a firma di Rosanna». Si tratta di una missiva d’amore di quattro pagine, relativa alla fine di una relazione tra il ballerino e questa donna. «Quella parte dell’armadio - ha ripreso Verde - non la aprivo da dicembre del 2015, perchè lì ci tengo i nastri e la carta per impacchettare i regali di Natale e in quella occasioni non mi pare di avere visto nulla di strano. Debora aveva la disponibilità delle chiavi del mio appartamento, lei abitava in una casa del medesimo pianerottolo». Fuori dall’aula l’ex maresciallo ha dichiarato: «Questa storia mi ha rovinato la vita.

Freddy non l’ho nemmeno guardato, per me non esiste. A loro ci penserà il Padre eterno».

LE LETTERE
Durante il processo il pm ha puntato molto sulla corrispondenza dal carcere tra Freddy e Debora, diverse sono state le lettere sequestrate dagli inquirenti. Due le più significative. Una del 6 aprile del 2016 dove Freddy scrive a Debora che le due pistole sono sue e lo dimostrerà con i suoi avvocati. E poi quella del 20 maggio del 2016, dove il ballerino informa la sorella che quelle armi le aveva trovate in un casolare abbandonato in campagna. 

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