«Io, obiettore pentito, ora pratico
aborti per aiutare le donne»

Domenica 15 Maggio 2016 di Egle Luca Cocco
«Io, obiettore pentito, ora pratico aborti per aiutare le donne»
6
«Non dimenticherò mai la prima volta in cui ho interrotto una gravidanza. Per me è stata molto dolorosa, mi sembrava quasi di tradire tutti i miei principi per una scelta razionale. Ma è giusto o no aiutare una donna vittima di uno stupro? È giusto o no aiutare una quindicenne rimasta incinta? La mia risposta è sì, come uomo e come medico». Il dottor Gianluca Paccagnella, quarant’anni, è il responsabile del day hospital della Clinica ginecologica e ostetrica di Padova. Nel piccolo cortile davanti all’ingresso c’è la statua di una mamma con il figlioletto in braccio. Perché qui i bambini dovrebbero nascere. Ma l’anno scorso le interruzioni volontarie di gravidanza sono state 166 e fino al 3 maggio scorso 82. Il dottor Paccagnella è uno dei due ginecologi (sui 25 in servizio tra Clinica e Divisione) che gli aborti li esegue dal 2012 quando, dopo sette anni, ha deciso di non essere più un obiettore.

Dottore, molti suoi colleghi hanno percorso la strada opposta.
«Per anni, dall’inizio della mia carriera di medico prima e di ginecologo poi, ho sempre cercato di tutelare la vita, in ogni sua fase, per vocazione innanzitutto e per obbedienza al giuramento che dovrebbe ispirarci e guidarci. La decisione di rinunciare all’obiezione di coscienza è stata frutto un lungo processo interiore. Il trovarmi casualmente, o fatalmente, innanzi alla situazione orribile di una ragazza, minorenne, rimasta gravida dopo una violenza, e il rendermi conto che con un semplice intervento potevo porre fine, almeno in parte, alla sua profonda sofferenza, alla sua umiliazione, mi ha fatto fare il "salto"».

Questo vale per tutte le 166 donne che hanno abortito l’anno scorso o le 82 che l’hanno fatto in questi primi quattro mesi?
«Le motivazioni che spingono le donne a interrompere la gravidanza sono numerose, spesso per problemi di natura economica, motivi di studio o di lavoro. Posso comunque affermare che oltre il 90 per cento delle richieste proviene da straniere, per lo più dell’Est Europa, Romania e Moldavia in primis. Poi vengono le africane, soprattutto nigeriane e tunisine, le cinesi e infine le Rom. Per la maggior parte di queste donne, l’interruzione volontaria della gravidanza viene intesa come uno dei tanti metodi contraccettivi, in alcuni casi come il principale. Non è infrequente accogliere richieste di donne con una storia passata di 6-7 aborti volontari, fino anche a 21 come nel caso di una romena trentenne. Questo, naturalmente, è estremamente frustrante per il medico che si vede abusare della propria professionalità, del proprio tempo e, perchè no, della propria coscienza».

Non avete alcun modo di arginare questo fenomeno?
«Purtroppo non si può essere "non obiettori part time", "non obiettori selettivi" per alcune pazienti sì e per altre no. Per molte donne, comunque, quella di interrompere la propria gravidanza è una scelta molto sofferta, molto dolorosa. Alle donne ripeto sempre: ricordatevi che l’intervento per interrompere una gravidanza dura cinque minuti, ma vi lascerà una cicatrice per tutta la vita. Ma è proprio per questo che ritengo sia importante che in casi come questi ci sia la possibilità di confrontarsi con un medico che non abbia pregiudizi, che in coscienza consideri l’aborto come l’estremo rimedio, dopo avere vagliato tutte le soluzioni alternative».

Parla quasi come un obiettore...
«Nella mia decisione di non esserlo più ha inciso anche una importante riflessione sulle soluzioni alternative. Che non ci sono. Quegli aiuti che possono arrivare nei primi mesi sono nulla. A volte ci sono margini per far cambiare idea alla donna, altre volte assolutamente no. Quand’ero obiettore mi capitò di avere davanti una ragazza che voleva abortire perché era convinta che il figlio fosse dell’amante, un ragazzo di colore. Non fu semplice, ma alla fine riuscimmo a compiere gli accertamenti necessari sul Dna e quel bambino è nato. Sono orgoglioso di quello che ho fatto per salvare quella vita umana. Ma, ribadisco, in quel caso avevo effettivamente il modo di intervenire».
Sulle interruzioni di gravidanza, il Papa ha detto: "I preti perdonino medici e donne purché si pentano".
«Lo considero un segnale di avvicinamento, una grande apertura. Ciò vuol dire che, diversamente da prima, medici e donne potranno chiedere l’assoluzione a tutti i sacerdoti e non solo al vescovo. E, inoltre, io che oggi sono laico ma con un passato da credente, ritengo una cosa importante sapere che la Chiesa lascia questa opportunità di speranza».

"Sono stanco di uccidere i figli degli altri": parole di un suo collega diventato obiettore.
«Io non uccido i figli degli altri. Certo, interrompo una vita sul nascere, non mi nascondo, ma per salvarne un’altra. È come arrivare sul luogo di un incidente stradale con due feriti gravi e avere la possibilità di salvarne solo uno. È una umana sofferenza con la quale un medico deve saper convivere. Certo, mi arrabbio quando ci sono donne al quarto o quinto aborto e non usano la pillola solo per non ingrassare, ma il poter aiutare quelle che hanno veramente bisogno di aiuto ripaga di tutto».

Ma la maggior parte dei ginecologi la pensa diversamente.
«Diciamolo chiaramente, essere obiettore è comodo. Al di là delle ragioni di coscienza, e che dovrebbero essere le sole a guidarci in questa delicatissima scelta, posso serenamente affermare che oggi l’essere non obiettore non è affatto vantaggioso, tutt’altro. Moltissime ore di lavoro in più, l’esposizione ai rischi medico-legali che ogni atto chirurgico comporta, l’eseguire interventi tecnicamente poco gratificanti, il dover essere sempre a disposizione per affrontare situazioni di emergenza e il tutto senza alcun riconoscimento, economico, di carriera o di gratificazione professionale. Perché, dunque, non essere obiettori?».

A Padova due soli medici che praticano l’interruzione di gravidanza. Ci sono donne che vengono respinte?
«Per quanto riguarda la Clinica no. Certo, con i tempi che occorrono, anche perché a noi si rivolgono anche donne da fuori provincia, e secondo quanto previsto dalla legge. Questi risultati sono sicuramente da attribuire anche all’immenso lavoro dei miei più stretti collaboratori».

E quando lei è in ferie?
«In Clinica ginecologica il diritto a interrompere la gravidanza viene sempre garantito».
Dunque non può esistere il fenomeno degli aborti clandestini?
«Se esiste è per motivi culturali all’interno di alcune comunità. Qui le richieste vengono tutte soddisfatte, comprese quelle che non lo meriterebbero».
 
Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 08:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci