L'ex sindaco Tacchetto: «Mio figlio Luca rapito, la mia vita è cambiata»

Domenica 21 Luglio 2019 di Gabriele Pipia
Luca Tacchetto assieme al padre Nunzio
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VIGONZA - «Luca, figlio carissimo, in viaggio di piacere e di lavoro, rapito in Burkina Faso. Proprio in quel Paese africano poverissimo avevamo inviato qualche anno fa strumenti e attrezzature per la coltivazione. Mi si è fermata la vita: un’angoscia non descrivibile». Dopo oltre sei mesi vissuti con il fiato sospeso, Nunzio Tacchetto rompe il silenzio. L’ex sindaco di Vigonza, padre del trentenne architetto padovano sparito in Africa tra il 15 e il 16 dicembre, scrive nel notiziario comunale una lettera ai propri concittadini per raccontare un dramma ancora senza lieto fine. Dal Burkina non ci sono novità e la Farnesina mantiene la massima riservatezza sulla vicenda, ma le parole di Tacchetto sono comunque importanti per due motivi: anzitutto perché l’ex sindaco non parlava pubblicamente del figlio Luca dall’inizio di gennaio, e poi perché è la prima volta in cui dice esplicitamente senza usare il condizionale che Luca è stato rapito. 
 
LA LETTERA
Nunzio Tacchetto, però, non scrive per piangersi addosso o per chiedere aiuto. La sua lettera, intitolata “Il futuro viene prima del passato” ed espressamente “dedicata a Luca”, è una lettera densa di fiducia e ottimismo. Nonostante tutto, infatti, il padre è convinto di poter riabbracciare il figlio. «Mai mi sarei aspettato nel dicembre 2018 di non riuscire a scrivere il mio pensiero sul notiziario comunale. Il futuro ci riservava una prova impensabile - scrive Nunzio, che dopo dieci anni da primo cittadino di Vigonza ora ricopre la carica di Presidente del Consiglio -. Il sostegno e la vicinanza di un numero enorme di persone e delle istituzioni dello Stato ci hanno ri-avviato, con speranza, coraggio, determinazione e fiducia».
LE RIFLESSIONI 
Nell’edizione “luglio 2019” del notiziario comunale c’è spazio anche per una riflessione sul Burkina Faso, il Paese dove Tacchetto alcuni anni fa aveva inviato «un aiuto concreto» e dove il figlio Luca è stato visto e sentito l’ultima volta. «Recentemente - osserva Nunzio - in quel Paese hanno aperto la quattordicesima miniera d’oro; già, ma solo il 10% dei proventi va agli africani e il 90% alle compagnie straniere».
Quella di Nunzio Tacchetto è una lettera molto ampia che si concentra sul tema della libertà e si chiude con un messaggio colmo di ottimismo: «Il futuro può migliorare il passato? Ne sono convinto. Io penso di poter percorrere ancora la strada del futuro partendo dalle mie esperienze di vita amministrativa, un modesto bagaglio fatto però di tante cose che possono contribuire a scoprire gli elementi fondamentali del nostro vivere comune. Il rischio di volere l’immediato è grande e può annebbiare la vista lunga. (...) Allora penso al futuro vivendo il presente con chiara determinazione».
I CONSIGLI COMUNALI
Mentre Nunzio Tacchetto attende il ritorno a casa del figlio Luca e della compagna canadese Edith Blais, in giro per l’Italia sono tante le iniziative per tener alta l’attenzione sul caso. Al municipio di Cuneo, per esempio, lo scorso maggio le foto con i volti sorridenti di Luca ed Edith sono state esposte accanto a quelle di Silvia Romano e del missionario Luigi Maccalli, anche loro rapiti in Africa. A Milano, invece, gli amici di Silvia Romano hanno organizzato negli stessi giorni un “girotondo” per chiedere alle istituzioni di non dimenticare lei, Tacchetto e tutti gli altri. Le ultime notizie ora arrivano dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, dove nove sindaci hanno appena accolto l’appello dell’associazione “Cittadini per la Memoria del Vajont” di Longarone: nei prossimi giorni al termine dei rispettivi Consigli comunali leggeranno pubblicamente un pensiero rivolto a Luca Tacchetto, a Silvia Romano e agli altri italiani sequestrati all’estero. 
LE INDAGINI
Sulla sparizione di Tacchetto lavorano i Servizi Segreti, come confermato dalla relazione annuale dell’attività dell’Intelligence presentata il 28 febbraio a Palazzo Chigi. L’inchiesta è affidata al pm della Procura di Roma Sergio Colaiocco, lo stesso che ha indagato sulla morte Giulio Regeni. Anche il nuovo ambasciatore italiano in Burkina Faso, Andrea Romussi, segue in prima persona la vicenda. Negli ultimi mesi ha preso corpo l’ipotesi di un rapimento di matrice jihadista (forse messo a segno in prima battuta da una banda locale). L’ong americana Human Rights Watch sostiene che Luca ed Edith siano stati sequestrati in Burkina e poi portati nel vicino Mali. «Abbiamo elementi per affermare che i due ragazzi sono vivi e che non sono più nel nostro Paese. Da parte nostra c’è la massima attenzione» ha spiegato lo scorso aprile il ministro della Comunicazione del Burkina Faso, Rémis Dandjinou, tenendo accesa la fiamma della speranza. Nunzio Tacchetto, dalla propria casa di Vigonza, attende notizie. «Con coraggio, determinazione e fiducia». 
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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