Nicola, morto a 24 anni per sovradosaggio di farmaci. Assolti i due medici indagati, i genitori: «Non c'è giustizia»

Martedì 14 Febbraio 2023 di Michelangelo Cecchetto
Nicola Sansonne

PADOVA - Imputati per omicidio colposo, il medico psichiatra Katia Zanella di Vigonza è stata assolta per non aver commesso il fatto, mentre per il collega dell'Unità operativa centrale di Psichiatria degli ospedali di Cittadella e Camposampiero, Roberto Toniol, di Padova, è intervenuta la prescrizione. Il giudizio penale è relativo al decesso, il 17 gennaio 2015, di Nicola Sansonne che di anni ne aveva 24. Un sovradosaggio di farmaci neurolettici avrebbe generato la fibrillazione ventricolare ed il successivo arresto cardiorespiratorio.

Non sarebbe stato eseguito il monitoraggio terapeutico essendo i farmaci cardiotossici. Questa in sintesi l'accusa per i due professionisti che erano in servizio di guardia durante il ricovero del ragazzo.

LA REAZIONE

Toniol, 63 anni, era al lavoro nei giorni 14, 15 e 16 gennaio; la collega Zanella, 47 anni, il 17 gennaio. La notizia della chiusura del procedimento è giunta a Grantorto ai genitori Paola Zanolin, casalinga, e Giuseppe, carpentiere. Al tempo il loro unico figlio aveva accettato di ricoverarsi volontariamente per essere curato.
«È un brutto momento, non abbiamo voglia di parlare – dice la donna –. Non è stato facile accettare quello che è avvenuto, non è facile adesso accettare quello che è stato deciso dal giudice. Non so cosa faremo, c'è una specie di confusione, giovedì incontreremo gli avvocati e vedremo che cosa fare, adesso non si può dire niente, non è semplice tutto questo».
Una sorta di comprensibile vortice di pensieri, sentimenti e sensazioni. Fin dai primi istanti i coniugi avevano detto di non cercare vendetta, ma giustizia, e soprattutto di voler capire come sia stata possibile la morte del figlio avvenuta in un reparto dov'era andato per curarsi. Tornando a quei giorni dolorosissimi, mamma e papà avevano assicurato che Nicola non aveva nessuna patologia cardiaca.

LA VICENDA

Era seguito da uno psichiatra che aveva consigliato un periodo di ricovero ospedaliero. Si cercava una cura migliore di quella che aveva che probabilmente non rispondeva più alle sue esigenze. Lui aveva accettato tutto questo, anche se dopo qualche giorno voleva ritornare a casa. Si sentiva solo, nel reparto non c’erano ragazzi della sua età. I genitori gli dicevano che era li prima di tutto per il suo bene. Era ricoverato da due settimane. Quel 17 gennaio 2015 era un sabato. Nel pomeriggio il papà era andato da solo a trovarlo. Giunto in reparto poco prima delle 16, è stato avvisato della morte del figlio a causa di un infarto. Già la modalità di informazione è sembrata molto strana alla famiglia.

LO CHOC

«"Adesso voi e vostro figlio avete finito di tribolare". Poi il medico si è chiusa in ambulatorio – aveva riferito al tempo il signor Sansonne –. Una freddezza inaudita, allora siamo andati il giorno stesso a denunciare tutto ai carabinieri. Nessuno della dirigenza ospedaliera ci ha mai chiamati, certo abbiamo denunciato, ma nostro figlio è morto a 24 anni, improvvisamente, in un luogo dov’era per curarsi. Ci sono sempre stati vicini parenti e amici e anche lo specialista che seguiva Nicola si è stupito di quanto è successo». Nicola era timido, solitario, ma non gli sono mai mancati affetto e attenzioni, sottolineano i genitori. Già dalla scuola media era seguito. Aveva la passione della musica reggae, dei film, centinaia le cassette ed i cd che possedeva, e poi collezionava statuette etniche e lavorava in una cooperativa a Tombolo. A casa non rimaneva mai da solo. Dopo otto anni è giunto un verdetto di assoluzione e prescrizione che marito e moglie non si attendevano di certo e sul quale con i propri legali decideranno il da farsi anche se, come sempre dichiarato, «Nicola non ce lo riporterà nessuno».

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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