Negozi, uno su tre abbassa la serranda nelle strade-simbolo del centro

Lunedì 19 Luglio 2021 di Mauro Giacon
Padova la centralissima via del Santo

PADOVA - Via del Santo, via Barbarigo, via S. Francesco. Sono tre simboli, in pieno centro, di come Padova non ha ancora compreso quanto il marchio di Urbs picta abbisogni di una accompagnamento corale alle conseguenze del successo della città. Ricevere il sigillo Unesco fra pochi giorni, equivarrà a un aumento del 20 per cento del turismo. Persone che si dilateranno nel centro storico nel cammino verso un monumento all’altro alla ricerca di negozi particolari, di un posto dove mangiare bene e in tranquillità, di un’occasione per vivere bene. Anche perchè non ci staranno tutti nel solito triangolo Liston-piazze-Duomo. Bisogna costruire circuiti commerciali oltre a quelli culturali.

Il Comune ha provato a pensare a un’alternativa a via Roma ma non si vede ancora nulla.


Eppure un piano va redatto per non trovarsi una teoria di serrande vuote, biglietto da visita poco accogliente. E va fatto prima che gli ultimi capitani coraggiosi decidano di chiudere. I dati della Confesercenti sono impietosi: negli ultimi anni hanno chiuso 22 attività in via San Francesco e 10 in via Barbarigo. In via del Santo serrande giù per un negozio su tre. Sono strade storiche costeggiate ormai più di cartelli “affittasi” e “vendesi” che di vetrine accese. Faceva impressione al tempo del senso unico su via Roma il “ritorno” da queste parti. Un deserto.


LE PERDITE
L’indagine riporta come via San Francesco, con 22 chiusure su 75 attività censite (29%), sia la strada storica il più alto numero di vetrine sfitte del centro. In numeri assoluti. Perché in proporzione via del Santo ne ha 17 sfitti su 51 (33%). Mentre in via San Gregorio Barbarigo ci sono 10 negozi chiusi su 36 censiti (27%). 
Solo cinque anni fa in via San Francesco c’erano 67 vetrine illuminate e appena 8 chiusure. Nel 2018 erano 62 con 13 chiusure. Nel 2020 erano 55, con 17 chiusure e oggi sono 53 con ben 22 chiusure nel 2021. Ovviamente sono i negozi a sparire di più. Siamo passati da 31 attività nel 2016 alle 22 oggi. Sono venuti a mancare ad esempio 4 bar, 2 tabaccherie, 2 librerie e 2 gallerie d’arte. No ci sono più né l’agenzia immobiliare né la sartoria. In via Del Santo da 39 negozi attivi nel 2016 con 4 chiusure si è passati a 40 nel 2018 con 10 chiusure. Nel 2020, 37 con un colpo forte, 14 chiusure e quest’anno sono 34 con altre 17 chiusure. In questo spazio particolare sono i negozi religiosi ad aver subito il colpo peggiore: 14 le chiusure nel 2016 e 9 quest’anno. Se guardiamo poi ai bar ci sono state 5 chiusure nel 2016 e 2 l’anno scorso.
Infine via Barbarigo: dai 30 negozi attivi nel 2016 con 3 chiusure siamo passati ai 33 nel 2018 con altre 3 chiusure; erano invece 28 nel 2020 con 8 chiusure e adesso ci sono 26 negozi attivi con 10 chiusure.
Se andiamo a vedere nel dettaglio la via dove si trova il liceo scientifico Nievo ha perso soprattutto attività nei servizi (2 agenzie immobiliari e 1 parrucchiera), bar e casalinghi, mentre coraggiosamente ci sono due nuove aperture per l’abbigliamento e per gli alimentari e una libreria di volumi usati.


IL CENTRO
I problemi sono atavici: telecamere anti ingresso e nessun parcheggio, ma quel che manca maggiormente è l’identità. Un tema che oggi tocca queste tre storiche vie ma che si potrebbe allargare anche ad altri settori della città perchè. Confesercenti tempo fa ha contato qualsiasi serranda si trovi dentro le mura del 1300 trovando 171 locali chiusi nel cuore della città. Sono aumentati di 37 in un anno. Altro dato: erano “solo” 114 due anni fa. Una discesa a picco. 
 

Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 09:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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