PADOVA - Prima la crisi del 2008, poi la pandemia con cui si pensava di aver toccato il fondo. Invece l’impennata di costi energetici e materie prime e le conseguenze della guerra ucraina sembrano destinati ad assestare l’ennesimo, devastante colpo alle attività commerciali. A Padova la moria colpisce ovunque: in centro storico (con oltre 30 serrande abbassate solo fra le vie San Fermo, Verdi e Santa Lucia) e nei quartieri. Negli ultimi 10 anni il saldo segna un -3,9% di attività, mitigato dal ricambio frequente, ma oggi le prospettive sono funeste. Ascom Confcommercio, Confesercenti e Associazione commercianti del centro (Acc) concordano sul fatto che gli aiuti locali non bastano, servono cambiamenti a livello statale ed europeo. «I costi non devono solo stabilizzarsi, ma anche drasticamente abbassarsi – sostengono le categorie – o di qui a pochi mesi sarà un bagno di sangue».
PALAZZO MORONI
«Il Covid e la guerra stanno creando una situazione incerta e drammatica per qualunque attività – spiega Antonio Bressa, assessore al Commercio – Bisogna però sottolineare che le chiusure dei negozi sono cominciate ben prima.
LE VOCI
«Doveva essere la primavera della ripresa, in cui chi tanto aveva sofferto per superare il Covid sarebbe dovuto ripartire. Invece investire in un’attività con queste condizioni è impossibile – tuona Patrizio Bertin, presidente di Ascom Confcommercio Padova – Questa crisi colpisce indistintamente tutti i settori perché è tutta la popolazione a perdere potere di acquisto. Ora rischiamo anche una paralisi logistica senza precedenti. È inevitabile che il numero di negozi chiusi in città sia destinato ad aumentare».
«Chi era riuscito a sopravvivere alla pandemia con proroghe ai pagamenti e prestiti ora si trova a pagare affitti alti, bollette astronomiche e pure a saldare i debiti. Sarà un’ecatombe mai vista se dall’alto non ci saranno interventi immediati e radicali – aggiunge Massimiliano Pellizzari, presidente Acc e titolare dell’Ottica Verdi – Da oggi ad esempio ogni spedizione costerà ai negozi 1,50 euro in più. Insostenibile. In centro ormai solo le catene internazionali (che le tasse le pagano all’estero) riescono a permettersi gli affitti e intere parti di città restano deserte. E il peggio deve ancora arrivare».
«I negozi di vicinato sono garanzia di sviluppo e qualità della vita – si unisce Nicola Rossi, presidente di Confesercenti – In città prima furono le grandi sedi delle banche ad accaparrarsi immobili dai costi altissimi, poi le hanno sostituite le catene e oggi un piccolo negoziante non può accedere a tali spazi. Stiamo assistendo a un bombardamento economico che fa impennare l’inflazione e calare i consumi. Parte della colpa è l’aver fatto troppo poco nei decenni passati per l’autonomia economica nazionale. Oggi ben vengano i tanti aiuti che il Comune di Padova continua a dare alle attività, ma devono essere Governo ed Europa a muoversi».