Gabriele, 61 anni: «Tradito dal vento, poi aggrappato al kitesurf per 5 ore, così sono sopravvissuto in mare»

Martedì 1 Settembre 2020 di Marina Lucchin
Gabriele Polato, 61enne padovano
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«Calma, sangue freddo e studio del mare oltre che delle tecniche di soccorso. Così ho affrontato l’emergenza e me la sono cavata rimanendo aggrappato alla tavola del kitesurf». Ecco come Gabriele Polato, 61enne padovano, esperto istruttore di sub, ha superato le 5 e più ore da naufrago al largo di Caorle. Si tratta dell’ultimo surfista salvato l’altra sera dalla Guardia costiera della cittadina del litorale veneziano. Uscito poco dopo le 17.30 con un’altra ventina di persone, è stato recuperato davanti a Falconera intorno alle 22.30. Anche il fratello Federico, 57 anni, era con lui durante l’escursione in kitesurf, recuperato molto prima assieme a tre amici, due di Treviso e uno di Conegliano, di 53, 52 e 41 anni.
 
UOMO DI MARE
«Paura? Ho lavorato come sommozzatore professionista per l’Agip in tutto il mondo, sono un uomo di mare, me ne sono capitate di tutti i colori, molto peggio di questa, quindi diciamo che ero abbastanza preparato. Ma voglio raccontare per bene quel che è successo perché potrebbe aiutare chi, un giorno, si può ritrovare nella stessa situazione».

D’altro canto Gabriele Polato è un vero “lupo di mare”, e collabora anche con il Cnr e l’Arpav come sommozzatori per il controllo e il monitoraggio della qualità delle acque: sa di quel che parla, l’uscita in mare di domenica non è stata azzardata. A tradire il gruppo, come evidenzia «non è stato il vento troppo forte, ma, al contrario, la sua assenza. Avevamo aspettato il momento giusto per uscire a “correre” col vento adatto, come controllato anche attraverso l’app apposita assieme ai surfisti locali che conoscono bene la zona». 

Insomma, sfruttando il vento di Libeccio favorevole per l’attività e concludere in bellezza la giornata di festa, «siamo usciti per correre un’oretta, dopo le 17.30». All’improvviso, poco dopo le 19 le vele sono cadute a mare per un buco di vento. E così i cinque sportivi si sono trovati presto in acqua, in difficoltà a raggiungere la riva per il repentino cambio delle condizioni meteo: niente vento e corrente che spingeva dalle bocche di porto verso il largo. Uno di loro è riuscito a raggiungere la costa e ad allertare la Guardia Costiera. I primi quattro in difficoltà sono stati recuperati poco dopo, Polato invece ha dovuto attendere in mare, completamente al buio, fino alle 22.30 circa. 
«Conosciamo bene sia le problematiche che si possono incontrare, che come affrontare le situazioni di emergenza. Capito che non potevo sfruttare il “vortice” che grazie alle correnti delle bocche di porto ti spingono verso terra, ho fatto l’unica cosa che si deve fare in questi casi: mettermi tranquillo e in sicurezza. C’è stato un momento in cui ho toccato il fondale coi piedi, avrei potuto andare a nuoto verso la spiaggia, ma sarei arrivato o la corrente mi avrebbe portato via senza più la tavola e la vela? Ecco perché in questi casi bisogna contare fino a 2, e scegliere la soluzione migliore che non sempre è quella che suggerisce l’istinto».
L’ATTESA
Così Polato si è tenuto in galleggiamento aggrappato alla sua tavola. Nel frattempo ha iniziato a scendere la sera: «Con il buio ho visto le barche che uscivano dalla capitaneria di porto. Per me era facile vederli, per loro invece era difficile vedere me. Così ho aspettato che una lancia mi passasse vicino durante la loro ricerca a pettine, quando ho visto le luci di segnalazione ho fatto un fischio, loro hanno rallentato la corsa e a quel punto ho fischiato nuovamente, un segnale che vuol dire “accosta a sinistra” e così mi hanno trovato».
L’istruttore era ben equipaggiato: «Avevo il giubbotto e una muta con una capacità termica superiore alla necessaria. A una certa età meglio stare al caldo che morire di freddo. In ogni caso quel che dovevo fare era mantenere la posizione, poi la guardia costiera ha fatto un ottimo lavoro per recuperarmi. Il messaggio che voglio dare a tutti è di prestare attenzione e di uscire in mare sempre preparati e di non agitarsi. L’importante è mantenere la concentrazione e la serenità mentale. Se invece ci si lascia prendere dal panico si combinano danni».
 

Ultimo aggiornamento: 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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