Mura di Padova, quel foro di 40 cm nascosto nel bastione Arena: ci si infilano dentro e fanno una scoperta sorprendente Foto

Sabato 15 Febbraio 2020 di Mauro Giacon
Mura di Padova, il bastione Arena

PADOVA - Il segnale parte dal soldato di vedetta sul torrione Arena, quello che dai Giardini guarda il fiume. Vede gli stendardi dell'esercito nemico, la fanteria, i cavalli. Dalla cannoniera del bastione, alto dieci metri e lambito dal Piovego, il cannone spara palle di ferro che si aprono a ventaglio e colpiscono le avanguardie. Un tuono, un fulmine. Poi di nuovo l'alzo e via. La casamatta dove il Corpo dei bombardieri prepara il colpo si riempie del fumo della polvere da sparo.
 

 


Immaginate la scena, sarebbe potuta avvenire 500 anni fa. Quando i veneziani, spaventati dalla guerra che li oppose alla Lega di Cambrai nel 1509 (praticamente il mondo intero contro di loro) riuscirono a malapena a salvarsi, resistendo sulle vecchie mura del 400. Fu proprio dopo quella esperienza che decisero di rinforzare la difesa del loro possedimento più prezioso, Padova con gli 11 chilometri di mura e i 20 bastioni che vediamo tutt'ora. Di questi, il bastione Arena che difendeva la zona nord, quella più esposta alle invasioni, è il più spettacolare.
 
L'INGRESSO
Sembrava non ci fosse più nulla da scoprire invece la storia mette di fronte a svolte improvvise. È il 2011 quando Adriano Menin del Gruppo speleologico Cai e Fabio Bordignon del Comitato mura riescono a sgusciare attraverso un foro di quaranta centimetri all'interno del bastione. A cinque metri sotto la superficie dei Giardini si aprono tre gallerie, intatte. Disegnano come una freccia dentro il torrione a pianta circolare. C'è un corridoio d'ingresso e due diramazioni al culmine delle quali si trovavano le feritoie per i cannoni. Oggi sono murate ma dall'esterno si può ancora vederne i contorni.

Nessuno sapeva che la casamatta fosse ancora in vita, dopo secoli. Invece è qui, sigillata e intatta. Anche se per arrivarci si rischiò. C'era uno strato di melma inconsistente e un allagamento generale determinato da una grave perdita della fontanella dei giardini oggi riparata. Entrarono strisciando con l'acqua che lambiva la gola e uscirono galleggiando: non c'era altra soluzione.

Da lì è partito un lavoro di esplorazione, pulizia e documentazione lungo nove anni che ha avuto il suo culmine ieri, con la presentazione alla città, guidata dall'assessore Andrea Micalizzi, nell'ambito del progetto di recupero della Mura e della Padova sotterranea. Per arrivarci oggi si apre una botola vicino alle cascatelle dei giardini. Poi giù per una scala a pioli fino a un camminamento ricavato fra la melma. In effetti sotto i piedi ci sono due metri e mezzo di fango ancora da sbancare. Ma ci si cammina agevolmente, e si comprende quanto imponente doveva essere l'altezza. È tutto perfetto come allora, mattoni e calce, giunto fin qui grazie al fatto che di cannonate date o prese dopo il 1513 non ce ne furono più. Il nemico non erano i francesi ma i turchi e il fronte si spostò a est. Ultime paure i napoleonici nel 1797 o più spesso le alluvioni.

L'ASSESSORE
Ðice Micalizzi: «Entro un anno renderemo visitabile questo sito.
Prolungheremo il camminamento che porta alle casematte con una scala percorribile. È un altro cantiere importante del circuito di ristrutturazione delle mura, il monumento più grande di cui Padova dispone. In due anni riusciremo a sistemare circa un terzo degli 11 chilometri per un'opportunità di storia, turismo e bellezza. Pensiamo al bastione Alicorno oggi sede di appuntamenti culturali. Il cantiere inizia qui e finisce al bastione del Portello nuovo poco prima della golena S. Massimo per circa 800 mila euro di investimento. Anche l'associazionismo padovano ci ha dato una mano con un ruolo fondamentale. Daremo nuova luce anche agli spazi esterni con i camminamenti. Perché le mura devono essere visitabili».

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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