Choc all'Arcella: a 36 anni muore tra i cartoni di tubercolosi e freddo

Venerdì 18 Febbraio 2022 di Marina Lucchin
Choc all'Arcella: a 36 anni muore tra i cartoni di tubercolosi e freddo
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PADOVA - Morire coperto solamente da un cartone a 36 anni, in una fredda notte di febbraio in piena Arcella. Marius Galusca, un romeno che aveva come ultimo domicilio Cerignola, in Puglia, è finito chissà come in via Aspetti, lontano da tutti i propri affetti, diventando così l'invisibile vittima del gelo e della tubercolosi, forse anche della droga. È morto nella notte, senza che nessuno si accorgesse di lui.

E non sotto un ponte o in un anfratto nascosto, ma davanti a un cancello. Eppure il suo corpo, che tanti pendolari ieri mattina devono aver visto semi-coperto dai cartoni nella loro corsa verso la stazione, è stato scoperto solo per caso dagli agenti della polizia locale. Nemmeno i commercianti, le cui vetrine si affacciano su quella piccola rientranza, dove si trovano anche i bidoni dei rifiuti, hanno fatto caso a quel clochard, così innaturalmente fermo e rigido, mentre andavano a gettare la spazzatura dopo le veloci pulizie mattutine nei loro negozi.


LA SCOPERTA

A fare la macabra scoperta sono stati i vigili della pattuglia che tutti i giorni passa, avanti e indietro, per le strade del Borgomagno. Dopo un paio di passaggi, visto il giaciglio che si intravedeva proprio da via Aspetti, hanno deciso di andare a controllare. Gli agenti della polizia locale hanno scostato appena un cartone usato a mo' di coperta, e hanno trovato l'uomo con gli occhi sbarrati, senza vita, probabilmente spirato più di qualche ora prima.
In tasca aveva tutti i documenti e anche le prescrizioni mediche per curare la tubercolosi di cui soffriva. A stroncarlo la malattia e il freddo gelido della notte, quando la colonnina di mercurio si è fermata solo un paio di gradi sopra lo zero.


SCONOSCIUTO

Il romeno è il triste esempio del vero e proprio invisibile. Invisibile mentre era vivo per chi lo incrociava nelle strade attorno alla stazione, invisibile ai servizi per i senza tetto cui non si era mai presentato a chiedere aiuto, invisibile praticamente a chiunque pure da morto, sotto gli sguardi frettolosi dei padovani all'ora di punta. Aveva un foglio di via, per un vecchio precedente.
Anche i negozianti della zona, che ormai conoscono quasi tutti i mendicanti e senza tetto della stazione, assicurano di non averlo mai visto in giro. «Non l'ho mai visto - spiega il gestore dell'ortofrutta proprio lì accanto - il mio collega è arrivato alle 8, io alle 8.30, ma non ci siamo accorti della sua presenza». Forse era nuovo all'Arcella, forse era arrivato da poco in città, magari, per puro caso, provenendo dalla Puglia, era sceso da un treno in stazione a Padova e qui, in totale solitudine, si è accovacciato, stremato dagli stenti, dal freddo e dalla tubercolosi, sotto un mucchio di stracci e cartoni che non immaginava nemmeno sarebbero diventati il suo sudario.


LE CONDIZIONI

Visti i documenti medici, deve essersi per forza rivolto a una struttura sanitaria, magari non sapeva nemmeno cosa fosse la tbc. D'altro canto i casi di tubercolosi nel Padovano si contano sulle dita. E così, che fosse sano o malato poco gli importava ed era tornato per strada. Vicino al corpo c'erano anche delle siringhe, ma non è chiaro se le abbia utilizzate lui o qualcun altro. Il corpo intanto è stato portato in obitorio a disposizione dell'Autorità giudiziaria, mentre i poliziotti della Locale cercano ancora qualche parente da avvisare.

 

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