PADOVA - Le prenotazioni, aperte anticipatamente per i primi due mesi e solo per i gruppi, hanno già fatto registrare quasi il sold out nei fine settimana fino al 27 marzo.
Ed è stato proprio nel corso dell’evento che si è tenuto a teatro, durante il quale anche il sindaco Sergio Giordani ha evidenziato l’importanza che Padova ospiti una mostra così significativa, che lo storico dell’arte ha messo in luce le peculiarità del nuovo appuntamento padovano, partendo da una considerazione. «Aldilà della bellezza del percorso espositivo, che ho cercato di spiegare sul palcoscenico del teatro con dovizia di particolari - ha annotato - importante è che un argomento meno conosciuto dal grande pubblico, ma tanto affascinante ed emozionante, coinvolga la gente. Certo, quello dell’Ottocento è il mondo che studio da anni, ma preparare questa rassegna ha permesso anche a me di approfondirlo ulteriormente. E sarà così pure per i visitatori, che avranno modo di conoscere vari aspetti del Romanticismo, di cui fondatore è Caspar David Friedrich, del quale al San Gaetano potranno ammirare ben cinque opere».
I DETTAGLI
Nel corso della serata il curatore ha raccontato le genesi della collezione, iniziata dal padre Theodor e poi proseguita appunto da Oskar Renhart che ha addirittura abbandonato l’attività di imprenditore per dedicarsi a essa, e poi si è soffermato sulle 7 sezioni del percorso espositivo, caratterizzato da un allestimento suggestivo. «Il pubblico che ha riempito il Verdi - ha sottolineato Goldin - ha mostrato di apprezzare molto i capolavori di Friedrich che ho mostrato in anteprima, che a breve arriveranno a Padova dalla Svizzera, e che segnano nel modo più alto l’affermarsi del Romanticismo, cioè quella luce di carattere interiore, che si accende dentro di noi».
Lo storico dell’arte, comunque, ha parlato pure del periodo precedente, cioè quello che risale al finire del Settecento, a proposito del quale ha illustrato la visione nuova che in quel frangente hanno avuto le Alpi, dipinte da un precursore straordinario come Caspar Wolf: prima erano solo “terre di passaggio” da cui scendevano viaggiatori come Goethe, e poi sono diventate frequentabili e protagoniste di paesaggi incantati riprodotti nei quadri. Il racconto si è poi allargato al simbolismo classico di Arnold Boklin, per arrivare poi ai sensibilissimi ritratti di Albert Anker, e all’arte tedesca, tra realismo e impressionismo.
LA CONCLUSIONE
«Il capitolo conclusivo - ha spiegato ancora Goldin - è il vero ingresso nella modernità, con l’opera incantevole, molto legata all’ambiente della montagna, di Giovanni Segantini, Giovanni Giacometti, Cuno Amiet e Ferdinand Hodler. La famosissima, vasta tela di quest’ultimo, “Sguardo nell’infinito”, conclude il percorso espositivo e dimostra come in questi capolavori non c’è più “paura” del colore, ma quest’ultimo viene vissuto come assoluto».
Uno scrosciante applauso ha salutato il curatore al termine della presentazione: alcune telecamere in altissima definizione hanno ripreso l’intero racconto teatrale e nelle prossime settimane, dopo il montaggio saranno disponibili alcuni filmati. Goldin, durante la serata, per raccontare agli spettatori tutti i dettagli delle opere della collezione Renhart, ha letto pure alcuni passi del suo ultimo libro “Il giardino e la luna. Arte dell’Ottocento dal romanticismo all’impressionismo”, edito da La Nave di Teseo, il primo di due volumi che rappresentano una vera e propria storia dell’arte raccontata dall’autore.
La mostra che aprirà a fine gennaio rimarrà aperta fino al 5 giugno del prossimo anno.