Padova. Sfugge alla polizia e muore nel Brenta, i testimoni negano le botte: «I poliziotti hanno tentato di salvarlo»

Due passanti hanno visto il tunisino strattonare un poliziotto e lanciarsi in acqua. L'amica che accusa i poliziotti rischia una denuncia per calunnia

Venerdì 13 Gennaio 2023 di Marco Aldighieri, Gabriele Pipia
Oussama Ben Rebha è morto nel Brenta

PADOVA - Aggredito con lo spray urticante, picchiato con i manganelli e poi gettato nel fiume? Le accuse degli amici di Oussama Ben Rebha erano pesantissime ma ora su questa ricostruzione arrivano nuove smentite. La squadra mobile di Padova ha infatti ascoltato due passanti che martedì pomeriggio hanno assistito alla scena sull’argine del Brenta, dove il ventitreenne tunisino è morto in acqua mentre fuggiva ad un controllo degli agenti del commissariato. La questura aveva subito negato tutto e ora sulla stessa linea ci sono anche due testimoni che alle quattro del pomeriggio passeggiavano a Pontevigodarzere nella zona nord di Padova. Secondo le loro parole sarebbe stato proprio Oussama a strattonare con forza un poliziotto, divincolandosi e tentando la fuga per poi lanciarsi nelle acque fredde del Brenta. L’agente, rimasto contuso, avrebbe provato a salvare la vita al ragazzo richiamandolo a riva: «Avvicinati. Vieni qua e aggrappati al ramo».

Non è successo e il corpo del giovane si sarebbe inabissato quasi subito. È stato ritrovato senza vita mercoledì mattina.

L'inchiesta: aperto un fascicolo

Oussama, irregolare, sposato con una ragazza francese e padre di un bimbo di un anno, era arrivato poco più di tre mesi fa dalla Francia. In Italia aveva già due precedenti penali per spaccio e un ordine di espulsione del questore di Padova. Martedì pomeriggio al momento del controllo dei poliziotti era con tre amici, due tunisini e un algerino, che sono riusciti a scappare. Il pubblico ministero Luisa Rossi ha aperto un fascicolo senza indagati per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, che gli permetterà di indagare a 360 gradi sui fatti. Oggi intanto è prevista l’autopsia del medico legale Sindi Visentin che dovrà accertare la causa della morte (l’annegamento è la più probabile) e verificare la presenza sul corpo di eventuali segni di violenza come per esempio calci, pugni e manganellate. Verranno prelevati anche dei tessuti e del sangue: gli esami tossicologici permetteranno di capire se durante la fuga il giovane fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

L'amica: «Ho visto gli agenti che lo picchiavano»

Sarà analizzato anche il suo telefono cellulare. Si cercheranno anzitutto tracce della videochiamata raccontata da un’amica tunisina che vive a Padova, Assia Dahhani: «Oussama mi ha chiamato su Messenger mentre scappava, ho visto con i miei occhi gli agenti che lo picchiavano». La ragazza potrebbe essere interrogata nei prossimi giorni dalla squadra mobile e proprio per queste sue parole rischia una denuncia per calunnia. Il sindacato autonomo di polizia Sap non l’ha presa affatto bene e ieri ha alzato la voce con il segretario provinciale Mirco Pesavento: «Le dichiarazioni della ragazza sono fuorvianti e innescano polemiche inutili sull’operato esemplare dei poliziotti. Dal punto di vista umano è evidente che si tratta di una tragedia, ma così offende la professionalità di uomini e donne in divisa che tutti i giorni rischiano la propria vita per difendere la sicurezza dei cittadini e il rispetto della legalità. Siamo certi che al termine di tutti gli accertamenti emergerà come i poliziotti abbiano agito nel pieno rispetto delle norme».

La comunità tunisina

Il giorno dopo, però, le urla e la rabbia lasciano posto alle lacrime e alle preghiere. Gli amici di Oussama si stanno mobilitando con una colletta in vista del funerale che sarà celebrato in patria appena la procura di Padova darà il via libera per il trasferimento della salma. Il padre del giovane attende il feretro a Tunisi e del rimpatrio si occuperà il consolato tunisino a Milano con il quale sono già stati avviati i contatti. La moglie Gha Yya, francese di origine tunisine, aveva raggiunto Oussama sabato assieme al figlio di un anno. Ora a starle vicino pensa la cognata Safa, che racconta: «Era arrivato in Francia un anno fa e poi si era trasferito in Italia per valutare dove stare. Stava cercando un appartamento e forse proprio questa settimana avrebbe trovato qualcosa. Sognava una vita migliore rispetto a quella che aveva in Tunisia e stava valutando se per lui fosse meglio stare in Francia o in Italia». Niente di tutto ciò. Alla fine riposerà in Tunisia, nel posto da cui se ne era andato. In Italia, invece, continuerà l’inchiesta sulla sua morte.

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Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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