Morto Sinigaglia, protagonista degli anni d'oro del Nordest

Giovedì 28 Settembre 2017 di Paolo Francesconi
Paolo Sinigaglia, 70 anni compiuti a maggio
7
PADOVA - Doveva partire per il giro del mondo in aereo tra un mese, a novembre. Lui, Donatella, inseparabile compagna da vent'anni, e la carrozzina. Sulla quale, da tempo, era costretto a stare a causa di complicazioni di salute di varia natura. Ma sabato scorso si è sentito male a casa: emorragia cerebrale, coma. Tre giorni nel buio. Poi ieri alle 11, dall'ospedale di Padova, l'addio. Se n'è andato così Paolo Sinigaglia, 70 anni compiuti a maggio, una vita iniziata a Sant'angelo di Piove di Sacco e vissuta a cento all'ora; si è spento il patron della Simod, il marchio di calzature sportive che l'ha reso famoso nel mondo, l'uomo che a 29 anni aveva già costruito da solo una fabbrica a Newport, America, per la Nike, un protagonista degli anni d'oro del Nordest che nei primi anni 90 in Russia era il primo partner commerciale privato italiano, più grosso della Fiat. 

Cinque lingue parlate, cinque figli, vitale, un caterpillar lo definiva chi lo vedeva all'opera, successi folgoranti e cadute da cui era sempre pronto a rialzarsi. Anche se l'ultima, il crac del 2011 della compagnia aerea Alpi Eagles di cui era titolare e presidente con pesante seguito di ripercussioni giudiziarie, è stato un colpo da ko. A livello imprenditoriale la sua avventura finisce lì. Il seguito è un calvario. E da tre-quattro anni ormai aveva tirato del tutto i remi in barca, complici i guai di salute. Ma anche sul piano umano, la brutta vicenda Alpi Eagles l'aveva segnato per sempre: «Mi hanno abbandonato tutti - confidava alle persone più care -. Ho sempre fatto tutto da solo, ho aiutato tante persone nel momento del loro bisogno e proprio quelle sono state le prime a girarmi le spalle». 

GLI INIZI
Per Paolo Sinigaglia la strada è subito salita. A 12 anni resta orfano di padre. Non molla gli studi, anzi raddoppia l'impegno e contemporaneamente lavora per aiutare la famiglia, cinque fratelli. A 18 anni, esonero dal militare in mano, non fa a tempo a finire brillantemente il liceo classico che ha già piantato la prima azienda: stivali da pioggia  e di gomma. Intuitivo, instancabile, audace, come tanti altri leoni veneti di quella generazione. Un giorno l'idea giusta: produrre scarpe da ginnastica. La Simod fa breccia nel mercato, lavora per Puma, Nike, Adidas. Il marchio fa il botto: arriva a sponsorizzare la Formula 1 con la Minardi. A Padova, per un certo periodo, tiene a galla lo sport: è sponsor del Petrarca rugby, del basket, della pallavolo. A fine anni 80, dopo il crollo del muro di Berlino, punta sulla Russia dove in poco tempo avvia 15 fabbriche di calzature. In cambio, oltre ai soldi, gli danno giocatori di calcio da vendere alle squadre italiane. Sempre negli anni 80 è della compagine di imprenditori veneti che rileva Il Gazzettino: lo sistemano e rilanciano dando vita ad una public company che per un ventennio resterà un esempio unico nell'editoria nazionale. C'è spazio anche per la passione politica: Forza Italia, è un supporter del governatore Giancarlo Galan che lo ricompensa con la presidenza della finanziaria regionale Veneto Sviluppo. Ma finirà male e tra i due ex amici voleranno gli stracci.

Nel 1999 rileva Alpi Eagles, la compagnia aerea di Thiene: base all'aeroporto Marco Polo di Venezia, sede a Sant'Angelo di Piove da cui poco ci mancava che dirigesse anche il traffico aereo. Dopo qualche anno di fulgore, esplodono problemi e debiti: alla fine il passivo ammonterà a 60 milioni di euro. Sufficienti a trascinare nella polvere l'azienda e il suo presidente. Nel 2008 lo stop all'attività, il fallimento ufficiale nel 2011, imputazioni pesanti, assoluzioni (molte), qualche condanna. Ma da lì in poi è un piano inclinato. Tegole professionali e private e nel 2015 l'altra caduta: la Simod viene dichiarata fallita, di fronte a 50 milioni di debiti il Fisco non fa sconti. 
Donatella, la compagna degli ultimi 20 anni, ha il nodo in gola mentre prepara il funerale di domani alle 15.30 in Duomo a Padova: «Non meritava di essere lasciato solo. Mi consola che ieri, appena si è saputo della sua morte, ho ricevuto telefonate e messaggi bellissimi da tutto il mondo». 
Ultimo aggiornamento: 12:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci