Viorel, morto in moto sulla strada appena asfaltata: il Comune di Padova risarcirà la famiglia

L'incidente fu frutto di un concorso di colpa: all'80% di Catavelea, che guidava troppo veloce, e al 20% dell'amministrazione per lo scalino sulla strada formatosi dopo i lavori

Sabato 6 Agosto 2022 di Serena De Salvador
Viorel Catavelea
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PADOVA - La morte del 16enne Viorel Catavelea è stata causata sia dal comportamento dell’adolescente che dai lavori stradali eseguiti dal Comune di Padova. Comune che, al termine del primo grado della causa civile intentata dai genitori del ragazzo, dovrà corrispondere alla famiglia 170mila euro di risarcimento.

A stabilirlo è la sentenza emessa dal giudice Caterina Zambotto del Tribunale di Padova.

L'incidente mortale

Era il 10 novembre 2017 quando Viorel Catavelea morì in via Due Palazzi uscendo di strada con la sua moto Yamaha Mt-125. Il giovane, di origine moldava e residente a Villafranca, alle 14.10 stava tornando a casa dopo l’uscita dall’istituto Severi, dove frequentava il terzo anno del corso di Meccanica. La fatale sbandata era iniziata dopo che il 16enne aveva sorpassato lo scooter di una donna che è stata uno dei due testimoni oculari della tragedia. Al termine della manovra il manubrio della Yamaha aveva iniziato a oscillare violentemente: Viorel aveva frenato di colpo, la moto aveva sbandato a destra e il ragazzo era piombato con il torace contro uno dei paletti metallici che delimitavano la carreggiata, morendo poco dopo. In quel tratto di via Due Palazzi erano da poco stati eseguiti dei lavori per interrare la nuova rete fognaria, quindi la parte esterna della corsia dove viaggiava Viorel era stata riasfaltata e – a causa di un assestamento del fondo – la fascia riasfaltata era 3-4 centimetri più bassa della pavimentazione preesistente. Da subito il dito era stato puntato su quello “scalino” che avrebbe innescato la carambola.

La ricostruzione

La madre e il padre del 16enne – difesi dall’avvocato Francesco Carraro – hanno intentato una causa civile nei confronti del Comune, anche a nome della figlia minore che all’epoca aveva 2 anni. Ora, al termine del primo grado di giudizio, il Tribunale ha stabilito che l’incidente fu frutto di un concorso di colpa: all’80% del Catavelea, che correva troppo e non è stato in grado di governare la moto, e al 20% del Comune perché, se quello scalino sull’asfalto non vi fosse stato, la Yamaha probabilmente avrebbe sbandato lo stesso ma il ragazzo sarebbe riuscito a governarla e non sarebbe caduto proprio addosso al palo che gli causò il trauma fatale. La decisione si basa sugli accertamenti condotti dai consulenti tecnici d’ufficio e di parte, sulle testimonianze e i rilievi della polizia locale. Nel tratto erano presenti i segnali di pericolo per strada deformata e il limite dei 30 chilometri orari, mentre Catavelea viaggiava a 70. Le consulenze hanno ipotizzato uno “shimmy” o “sbacchettamento” del manubrio della Yamaha cominciato a causa della velocità quando la moto era ancora sull’asfalto vecchio dopo il sorpasso e acuito sia dal passaggio sullo scalino che dal comportamento del 16enne, che si era irrigidito frenando e sbandando. In virtù del 20% di colpa il Comune dovrà quindi versare 70mila euro di risarcimento a ciascun genitore, 23mila alla sorella e 7.240 euro alla famiglia per il danno patrimoniale, oltre al rimborso di 25mila euro per le spese processuali.

Ultimo aggiornamento: 17:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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