Addio a Pasinato, la commozione dei compagni della "generazione dei fenomeni"

Venerdì 9 Aprile 2021 di Massimo Zilio
Michele Pasinato con i due figli

PADOVA - Quella della scomparsa di Michele Pasinato, per tutti semplicemente Paso, è una notizia che sconvolge tutto il mondo della pallavolo, non solo padovana, e tutto il mondo dello sport. «Padova perde un uomo ed uno sportivo di prim'ordine - commenta l'assessore allo Sport ed ex calciatore Diego Bonavina - Conoscevo Michele, lo andavo sempre a vedere quando giocava; ragazzo introverso che esprimeva la sua tecnica e la sua potenza in campo. Smesso di giocare, ho apprezzato di lui la voglia di insegnare ai ragazzi, di essere prima educatore e poi allenatore». 
Per chi ha vissuto gli anni d'oro della pallavolo italiana e padovana il suo nome non può che essere accostato a quello di Marco Meoni, uno dei suoi più grandi amici nell'ambiente: «Sono ancora scombussolato - ammette Meo da Huston, in Texas, dove segue il programma pallavolistico universitario - Per quanto sapessi che la situazione era difficile, non ci posso ancora credere. Con Paso ne abbiamo passate tante, nel club e in nazionale, eravamo sempre in camera assieme. Lui così schivo e riservato, forse solo con me si sentiva davvero libero. I ricordi sportivi sono tanti, ma adesso penso all'ultima video chiamata che siamo riusciti a fare qualche settimana fa. Lui sembrava stare meglio, io parlavo di cose leggere, per distrarlo. Sembrava che ci fosse un barlume di speranza. Invece mi è arrivata questa notizia che mi ha devastato». 
Pasinato era arrivato giovanissimo a Padova, dove aveva trovato un altro grande della Generazione dei Fenomeni, Paolo Tofoli: «Sapevo che stava molto male, ma non volevo che arrivasse questo giorno - commenta - Ho dei bellissimi ricordi di lui.

Era arrivato a Padova da ragazzino ed è venuto ad abitare con me e Marco Martinelli. Era schivo e riservato, per apprezzarlo come persona dovevi imparare a conoscerlo bene. Poi abbiamo giocato assieme anche in nazionale, mi rimangono davvero tanti bei ricordi». Portato a Padova dalla sua Cittadella da Nereo Baliello («Un ragazzo che ho cresciuto. Poche parole, ma un comportamento esemplare, sempre presente in allenamento» ricorda la memoria storica bianconera), Pasinato ha passato gran parte della sua carriera nella squadra di casa, per molti anni con Maurizio Sartorati presidente: «Paso è stato un punto fermo della mia vita pallavolistica - racconta l'ex presidente - Ricordo di come da ragazzino ha deciso una partita al tie break con una battuta incredibile. Lui era così, istintivo, di poche parole, a prima vista scorbutico, ma in realtà solo timido, umile e un grande atleta.Conservo sempre con me solo una foto dei miei anni di pallavolo: quella con Sapega, Fefè (De Giorgi), Giovani e appunto il Paso». 

 


Spesso di quelle squadre Michele Pasinato, per esperienza, classe, curriculum, non poteva che essere il capitano. Ma anche senza mai dire troppe parole, era anche un riferimento per tutti i compagni, lo staff, la società: «Paso è Paso - sintetizza Gigi Schiavon - Sembrava un brontolone, ma era solo riservato, uno che parlava poco ma che si faceva sentire. Averlo come capitano era quasi scontato, ma è stato fondamentale per creare un clima positivo in spogliatoio. Vedeva e capiva, senza bisogno di parlare molto».
Lasciata la A aveva continuato a giocare in B, senza cambiare atteggiamento: «Era venuto nella nostra società a inizio anni duemila, da campione del mondo. Io stesso ero intimorito - racconta Alessandro Bastianello, presidente del Valsugana dove Pasinato aveva prima giocato e poi allenato nel giovanile - Invece si è messo a disposizione, dopo una stretta di mano, da giocatore prima e da allenatore poi. È stato capace di calare in una realtà di quartiere la sua esperienza anche internazionale. Non si tirava mai indietro, un vero capitano, dalla grande umanità. Quando gli ho proposto di allenare una giovanile si è messo al lavoro e ha vinto il titolo interprovinciale con l'under 17. Abbiamo continuato a sentirci anche ad di fuori della pallavolo. Non si può non avere un buon ricordo di lui, lascia un vuoto enorme». 
Nella vita lavorativa, in campo assicurativo, si era mostrato come nello sport, efficace e di poche parole: «Serio e riservato, ma molto attaccato al lavoro - spiega la collega Paola Masieri - Quando ha saputo dei suoi problemi di salute, per non creare difficoltà ai colleghi e portare avanti il suo impegno non aveva detto nulla. Questo lo rappresenta bene».
 

Ultimo aggiornamento: 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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